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LA NOTTE DELLE STELLE

La Notte di San Lorenzo ha una storia che intreccia astronomia, religione e antichità: la tradizione delle stelle cadenti ha origini molto antiche e solo più tardi fu associata al martirio di San Lorenzo. Secondo la leggenda infatti, il giovane diacono Lorenzo fu arso vivo su una graticola, i cui carboni ardenti furono associati al fenomeno delle stelle cadenti, chiamate anche lacrime di San Lorenzo. Oggi però sappiamo bene che quelle che vediamo sono le Perseidi, uno sciame meteorico proveniente dalla Costellazione di Perseo. Tanto è stato dedicato a questo fenomeno.

 A questa notte così fantastica Angelo Tropiano dedica le sue parole

 

Il SENSO DELLE STELLE CADENTI

Le stelle sono come le persone. Nascono, invecchiano, muoiono. Ma lo fanno in modo grandioso. Nello spazio stellare tutto è uno spettacolo, un fuoco d’artificio, un’esplosione di stupore.
La nascita di una stella è come una magia. Polveri cosmiche si attraggono e per incanto, o forse per amore, creano quei punti luminosi sospesi nella notte.
E poi le galassie: ammassi di stelle che danzano. Certe notti sembra anche di sentirla, la melodia su cui ballano le stelle.
E le stelle sognano, nella notte, sognano per noi. Stelle cadenti, che da sempre accarezzano i desideri degli uomini. Stelle che si lanciano nel vuoto per sognare e farci sognare.
E le stelle viaggiano, per le strade del cosmo, stelle comete, vanitose vagabonde per le galassie, in cerca di un destino. E un significato.
E vogliono vivere, le stelle, non vogliono morire. Illuminare e riscaldare tutto l’universo, fino all’ultimo angolo di spazio e l’ultimo istante di tempo.
E quando le stelle muoiono, lo fanno in grande stile. L’esplosione di una supernova emette più luce di tutta la galassia messa insieme. È come se una persona che muore potesse, per un solo attimo, gridare più forte di tutta l’umanità.
Stella cadente, esprimi un desiderio: morire come una supernova.
Le stelle però non gridano. Nello spazio è solo silenzio.
E anche noi siamo stelle. Anche noi nasciamo dalla polvere, danziamo su quella melodia che chiamiamo vita, e sogniamo quando ci lanciamo nel vuoto, e viaggiamo in cerca del nostro destino. E di un significato. E vogliamo vivere, non vogliamo morire, vivere fino all’ultimo passo, fino all’ultimo istante. E se potessimo, morire come una supernova o una stella cadente.
Stelle cadenti, rocce venute dalle profondità dello spazio, chissà da dove, chissà da quando, per dare inizio a una serie di reazioni chimiche del tutto improbabili fino a creare noi. Dalla polvere cosmica portata dalle comete. Perché anche noi, come le stelle, siamo nati per incanto. O forse per amore.
Ed è proprio questo
il senso delle stelle cadenti.

 

Ed ora cosa aspetti …. 

occhi al cielo ed inizia a sognare…

io lo farò….

 

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

SPRING DREAMS – THE END

Facendo capolino da un albero, un uomo forse quarantenne, scuro, occhi meravigliosamente luminosi, mi fa cenno di seguirlo.

Senza esitare lo seguo. Mi sono detta “Raffa tu sei matta, ma ti pare normale che un tizio qualsiasi, in un posto qualsiasi, in mezzo al niente ti fa un cenno e tu gli vai dietro? Ti rendi conto che non va bene?”.

Ma in fondo cosa c’era di normale?

Mentre l’uomo mi guida chissà dove, lo studio attentamente.

E’ alto, ha delle spalle vigorose, indossa dei pantaloni scuri, una camicia bianca che gli copre i fianchi, non indossa scarpe. Mi soffermo sulle sue mani, affusolate, come di un pianista. Sono curiosa di vedere il suo volto ma non si volta.

Camminiamo a lungo.

Quel posto sembrava il paradiso.

Magari sono morta con infarto sul divano di Anto ed ora questo tizio mi condurrà da qualche parte per espiare i miei peccati, potrebbe un tizio tipo Caronte o essere un angelo”.

Nel mentre un ramo mi si conficca nel piede, un urlo di dolore inevitabile.

Quel grido di dolore distrae l’uomo che si ferma senza voltarsi per qualche secondo,  poi corre verso di me.

Il suo sguardo accigliato, è bellissimo, ma sono spaventata.

Si avvicina, mi indica con dei cenni di togliere le mani dal piede, non emette un fiato. Scruta con occhio attento la pianta del mio piede, estrae la scheggia e poi porta il piede alla bocca aspirando con le labbra e poi voltandosi sputa le schegge più piccole.

Il mio viso in fiamme, ma non mi oppongo a nulla, non ne ho la forza. Riesco solo a stare immobile e ad osservare i gesti di quell’uomo sconosciuto, che con un sorriso, che mi arriva nello stomaco, mi fa cenno di proseguire tendendomi la mano.

Inebetita, il mio cuore a mille.

“Allora sono morta, forse questo è il mio paradiso e lui è il mio premio per aver saputo attendere”..

Penso a tante stupidaggini che inevitabilmente, nasce un sorriso.

L’uomo continua a tenermi la mano. Ora sembra di conoscerlo da sempre.

Lì intorno la vegetazione è straordinaria, gli alberi sono così imponenti, la natura dimostra in pieno la sua maestosità. Tutto questo è appagante. Un percorso fatto da una piccola stradina in salita conduce ad un altare fatto di legno.

“Che cos’ è questo posto?”, ma nessuna risposta solo uno sguardo come se io potessi leggergli nel pensiero.

“Ma chi sei? Continuo a domandargli. Non mi ha mai più lasciato la mano, e la stretta è forte, sicura. Mi sento protetta.

Mi sento una stupida. Sono presa inevitabilmente, irreparabilmente da questo sconosciuto.

Tutto così assurdo. Ma mi piace.

Non so per quanto tempo ancora camminiamo, senza mai dirci una parola…

Usciamo dal bosco per ritrovarci in una cittadina, antica, non ho la più pallida idea di dove sia collocato questo posto. Attraversiamo una lunga strada fatta di mattoncini, imbocchiamo stradine, saliamo e scendiamo gradini.

Questo posto è adorabile, ma ho sete e sono stanca. Poi arriviamo in una piazza con una chiesa.

Tutto questo non ha senso, ma mi sento a casa.

L’uomo si volta verso di me, i suoi occhi sembrano vedere oltre, e questo mi imbarazza, poi con un gesto della mano mi mostra dove guardare.

E i miei occhi vedono l’infinito.

Mi soffermo per qualche istante, l’uomo allenta la presa della mia mano, ma non lo lascio andare, stringo più forte e lui desiste.

Gli dico: “Grazie”. Lui mi risponde con uno dei suoi sorrisi diretti allo stomaco.

Il mio viso si ritrova tra le sue mani. Con una carezza sposta i miei capelli dal viso.

Il mio cuore sta per uscire dal petto. E’ assurdo lo so, ma meraviglioso. Sento anche il suo cuore attraverso le sue mani sulle mie guancia.

Una voce in lontananza…. “Raffa, il bagno è libero”!

Non capisco.

“Raffa dai altrimenti facciamo tardi per la cena”!

Il mio principe si dissolve nel sole, il suo sorriso è l’ultimo ad andare via..

“Allora ci sei?”

Apro gli occhi e Anto è lì, ad attendere il mio risveglio.

“Ohi ma che hai nei capelli? Sei stata in giardino?

Metto la mano nei capelli e ritrovo qualche ciuffo di erba, allora il mio sguardo va sui piedi, non indosso le scarpe.

Anto mi guarda incuriosita: “Sembra che hai visto un fantasma?”

No, solo lui”.

“Eh?”

“Nulla”!

Iniziamo a ridere come sempre e mi distrae la mia valigia aperta…..il vestito di cenerentola è lì.

Raf

Don’t forget to smile