Bianco respiro

La notte la sentii arrivare.

Il tepore delle coperte, il calore del camino non riuscirono a camuffare il suo arrivo.

Un grosso respiro, lungo intenso.
Annusai l’aria. Ancora un respiro profondo. Lo capì, lo capì dall’aria che stava arrivando.
Ero in un residence di montagna, non avevo ancora compiuti forse i 7 anni.
Era notte fonda, nell’appartamento regnava il silenzio, ed in silenzio scivolai fuori dal letto e quasi trattenendo il respiro, mi avvicinai alla finestra che dava sul balcone. Non volevo svegliare gli altri, mia madre non mi avrebbe permesso di uscire fuori con quelle temperature. Passo dopo passo, con fare furtivo, arrivai alla maniglia, ora avrei dovuto aprire la finestra…
La mia mano fredda, si piegò afferrando la maniglia, che fissai disperata pensando: “ti prego apriti senza fare rumore”, intanto il cuore pompava sangue aumentando il suo battito.

In apnea, a labbra strette, iniziai a fare una leggera pressione verso il basso, fu inevitabile un leggero tonfo e allora diedi uno strappo veloce, il cigolio, come nella casa degli orrori (che trovi al Luna Park), non tardò ad arrivare.

Accovacciata, guardai prima in basso, ma avevo l’orecchio teso verso le altre stanze, il mio viso contrito in una smorfia, in attesa che mia madre o mio padre iniziassero ad urlare, poi con calma, come in slowmotion ruotai il viso, alzai lo sguardo e nulla…

Ripresi a respirare.

Rilassai il volto.

Sgattaiolai fuori come un gatto, chiudendo la finestra alle mie spalle con cautela.Una valanga di emozioni mi sorprese quando un’ondata di aria fresca penetrò nelle mie narici, quella sensazione di libertà, di infinito. Ancor di più percepì la sua presenza, ma non era ancora lì.Rimasi con il naso in su, il mio sguardo puntato verso il cielo blu cobalto, a scrutare cosa stesse succedendo tra quelle stelle così luminose quella notte.

Un brivido mi sorprese sulle braccia scoperte. Ero in attesa.

Poi qualcosa si mosse.

Sul mio viso si poggiò un chicco, che si sciolse quasi subito al contatto con la mia pelle, era sfuggito al mio sguardo attento… poi ancora un altro sul mio naso ed un altro, un altro…Granello dopo granello, fiocco dopo fiocco, migliaia, milioni di chicchi magici, che accompagnati dalla leggerezza del vento iniziarono ad appoggiarsi sulla terra intorno a me.

Il cielo ora era in festa.

Finalmente era arrivata. Il mondo, pensai, ora cambierà colore.

Fiocchi, vortici, turbini di cristallo in qualsiasi forma arrivasse mi andava bene.

Ero sua amica.

Avrebbe accompagnato i miei giochi, pensai  alla slitta, il pattinaggio, i miei scivoloni lungo la collina con le buste nere, quelle per raccogliere i rifiuti, le palle, i pupazzi di neve a cui avrei mangiato il naso.

Così delicata eppure così forte da piegare i rami di grossi alberi sotto il suo peso.

Eri arrivata.

Il mio sorriso silenzioso ti accolse, il mio cuore ingenuo gioì.

Anche quella volta non mi ero sbagliata.

Avevi annunciato il tuo arrivo.

Mi distesi, supina sulla poltroncina che era lì, ti guardai danzare tutta la notte e mi addormentai coccolata dal tuo abbraccio.

L’indomani il mondo aveva cambiato il suo colore. Quello che vidi al mio risveglio, oltre allo sguardo inferocito di mia madre, fu pura e strepitosa meraviglia…

I miei occhi pieni di stupore e gratitudine.

Sono passati 30 anni da quel giorno e ancora ti sento arrivare, ancora mi emoziona la tua danza, il tuo tempo.

Siamo ancora amiche.
Sei  ancora il mio bianco respiro.
Raf
Dont’ forget to smile

A 21

Avevo solo 15 anni quando il destino mi portò sulla strada di tre strani individui, più grandi di me di qualche anno, grandi abbastanza per avere la patente e per gestire in maniera egregia un’agenzia di spettacolo. Quei tempi lavoravo come modella.

Diffidente come sempre, mi approcciai in punta di piedi a quegli individui, dei quali poi, non seppi più fare a meno.

Miss Tirreno il concorso che ci portò in giro dal nord a sud Italia, in camper, in furgoncini o in semplici auto cariche di costumi, intimo e abiti casual, forniti dagli sponsor, da indossare durante le varie tappe del concorso, che potevano essere in piazza, in stabilimenti balneari o in locali.

Ogni giorno di lavoro era un’avventura diversa da vivere al massimo. Tra sorrisi, aneddoti, panini e la colonna sonora di Ligabue.

A parte qualche screzio, naturale per chi vive e lavora 24 ore su 24 insieme, nulla mai ci ha più diviso.

Sono passati anni, forse 21 e niente è cambiato.
Il giorno 1 gennaio 2017, complici le vacanze natalizie, siamo riusciti a vederci. Forse una  “Carrambata”, qualcuno direbbe… ma finalmente dopo anni di contatti telefonici o tramite “faccia libro”, ho rivisto quei sorrisi, rivissuto la spensieratezza di quegli anni.

Fisico diverso, età diversa, una nuova storia, ma sempre le stesse teste matte che avevo lasciato tempo prima.

“È con immenso piacere che mi ritrovo a scrivere queste due righe, per esternare, condividere, qualcosa di meraviglioso accaduto proprio il primo giorno di questo nuovo anno. Dopo tantissimi anni, ho rivisto degli amici con i quali ho condiviso meravigliose esperienze lavorative. L’emozione, il piacere, la gioia sono state le sensazioni che mi hanno accompagnato prima durante e dopo averli visti. Abbiamo trascorso poche ore a parlare, ricordare e raccontare un pò di noi e come le nostre rispettive vite siano cambiate. La semplicità e la naturalezza con le quali abbiamo condiviso le nostre esperienze hanno dato la meravigliosa sensazione di non esserci mai persi di vista e di ritornare indietro nel tempo. Grazie ragazzi, semplicemente fantastico un abbraccio lungo 20 anni.”

Antony

Questo è Antonio, detto Antony, non so perché si facesse chiamare così ma per me è rimasto Antony , il più giovane dei tre ragazzi, lo stesso sorriso, una maturità differente, gli occhi illuminati dalla parola “ papà” ed un velo di tristezza nascosto dietro ad un meraviglioso sorriso.

“Il termine amicizia identifica un legame fra due persone ma non ne specifica la qualità, l’importanza, il tempo…il legame che c’è fra noi è fratellanza, persone che hanno condiviso il loro tempo quasi 24/24 ore ridendo, scherzando, confidandosi gioie e dolori, lacrime e sudore, intuendo un problema anche senza il bisogno di pronunciare una sillaba.

Mimmo, Antonio, Raffa sono miei fratelli, potrei mettere la mia vita nelle loro mani sapendo che mi proteggerebbero sempre, il nostro legame era forte 20 anni fa, lo é ora e lo sarà per sempre, perché siamo così, siamo noi, in un legame indissolubile ed eterno.

Siamo e saremo 4 coglioni che si vogliono un bene dell’anima.

Eravamo giovani, ci sentivamo padroni del mondo e abbiamo goduto di ciò che la vita ci proponeva in quel momento, così doveva essere, era nel nostro destino sostenerci l’un l’altro e nonostante piccole discussioni, ci siamo detti e perdonati ogni cosa.

Nel mio percorso di vita, loro sono il mio bene, l’ancora a cui so di potermi aggrappare. I nostri ricordi mi terranno sempre compagnia.

Sarebbe meraviglioso poter rivivere le giornate spensierate di allora, nel nostro futuro…per sentirci nuovamente invincibili.

I miei fratelli, nonostante il tempo, nonostante la distanza, nonostante tutto…sempre e per sempre!”

 Savio

Questo è Salvatore, in famiglia chiamato Savio, forse un diversivo ad un nome che non gli apparteneva, o potrebbe derivare dal latino che vuol dire “prudente, ragionevole”.

Una persona dolcemente emotiva, super protettiva. Un’anima fragile, sensibile, alla continua ricerca di se stesso e della pace…in qualsiasi forma. Sempre pronto a sostenere l’amicizia, quella vera, quella con l’A maiuscola., sempre e per sempre la persona al quale affiderei la mia vita.

“Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta… una decisione veloce dell’ultima ora e siamo riusciti a tenere viva la nostra “Réunion abituale”, perché almeno una volta l’anno, io, Savio ed Antonio dobbiamo per forza incontrarci!
Questa volta però c’era un “pezzo” in più… al revival si è unita Raffaela!
Facebook e whatsapp hanno saputo tenere vivi i rapporti, hanno accorciato le distanze… ma in fondo dal vivo è sempre “n’ata cos” ed erano ben 21 anni che non la vedevo!
Sono passati a prendermi, ed il mio ritardo è stato il pretesto adatto per cominciare una serie di insulti tramite messaggi vocali… ed ho avuto la certezza che anche con lei non fosse cambiato niente. Il tempo per lei si è fermato… stesso fisico, stesso sorriso, stesso taglio di capelli e stesso gran bel culo!
E’ la stessa ragazzina che lavorava con noi quando aveva 15 anni!!!
Un abbraccio fortissimo, un bacio e diamo inizio alle danze. Non ci allontaniamo di molto, un bar al Vomero e dopo un po’ ancora un altro bar, ma i luoghi, i bar, le persone intorno, passano in secondo piano, le risate, le battute, i ricordi, gli sfottò, si susseguono senza sosta.

Ci sediamo o camminiamo tutti vicinissimi, per non perdere nemmeno una parola dell’altro.

 Il dialogo tra noi non diventa mai personale, se non per pochi istanti, solo per sapere qualche novità e poi si continua a parlare di noi, di cosa facevamo, di come eravamo… ricordando perfettamente tutto quello che abbiamo vissuto insieme circa 20 anni fa!

Nonostante qualcuno ne sia uscito bruciato, ustionato da quel periodo di lavoro, il saper discernere i momenti belli, ha fatto sì che non potesse mai essere dimenticato.

Non è cambiato niente… questa volta la nostra amicizia è stata più forte del tempo e di tutte le sue vicessitudini… dopo 20 anni c’è la stessa confidenza, lo stesso modo di scherzare, di parlare, di rivolgerci, di abbracciarci, di sfotterci…

Credo che questo sia il modo migliore per poter descrivere l’amicizia, che ci lega.

Siamo lontani, tra noi ci sono centinaia di chilometri, non ci si telefona spesso, ci si vede raramente, eppure… tu sai che quella persona c’è, che ci sarà, che ha la tua stessa voglia di vederti e di passare qualche ora insieme e quando finalmente la incontrerai, sarà come se l’avessi vista appena un giorno prima.

Nessuno di noi porterà novità, nessuno di noi parlerà di sè… ma insieme saremo ancora una volta sinceramente e genuinamente NOI.
Forse era solo ieri che abbiamo fatto l’ultima “serata” insieme, forse sarà appena domani che ci attende ancora una sfilata o un concerto… o forse no…  

Mimmo

Lui è semplicemente Mimmuz….

Loro sono i miei amici, quelli veri, quelli che nonostante tutto ci sono, quelli per i quali spesso diventi una priorità, quelli che non ti usano, quelli che non ne approfittano, quelli che non vogliono nulla in cambio, solo la tua felicità. Sono loro che proteggono i tuoi segreti, ti sostengono, senti la loro presenza anche nella loro assenza. Sono quelli che chiami anche a tarda notte, se hai voglia di piangere o di confrontarti, e ti rispondono sempre. Quelli a cui racconti che non hai dormito, le tue paure, le tue incertezze… Loro che mi fanno sentire sempre a casa. Che non giudicano, non emettono sentenze, semplicemente ti sorridono.

Qualcuno potrà pensare che queste parole siano banali,…può darsi…ma questa è l’amicizia come io la intendo, come Noi la sentiamo, banale?

Sono solo 21 anni che Vive!
Questi Sono Loro I miei Amici.
Raf
Dont’ forget to smile

Speciale Natale – I loro desideri e le loro speranze – 4B + 1

Volevo rendere questo Natale speciale, ho chiesto a mia nipote cosa desiderasse come  dono da scartare sotto l’albero e lei mi ha risposto inviandomi  la “letterina” che aveva scritto per Babbo Natale.
Allora, curiosa di capire come si comportano i bimbi in questo periodo dell’anno, cosa vogliono veramente, ho chiesto a mia nipote se i suoi compagni di classe avessero voglia di scrivere qualcosa a Babbo Natale, così poi avrei potuto dare loro una mano ad inviare le ” letterine” tramite internet. Ed ecco cosa hanno scritto a cuore aperto…
A parte mio nipote Thomas che ha fatto un elenco dettagliato, lista precisa di ciò che desidera, sono rimasta piacevolmente colpita da cio’ che gli altri bimbi hanno richiesto.
Certo a modo loro, con la loro semplicità e la loro mano incerta.
 Il loro cuore buono, puro, attento.
 Questo quello che chiedono: serenità, pace nel cuore dei terroristi.
Un pasto caldo ed una casa per coloro che sono stati vittime del terremoto.
La fine di queste assurde guerre.
Niente più lacrime per i bambini, basta con la sofferenza.
 L’innocenza e la sincerità in ognuna delle parole scritta in queste lettere è disarmante. Non hanno bisogno di panegirici… Sono diretti. Veri.
Ed ora tocca a  me…..
Caro Babbo Natale,
forse non ho alcun diritto di scriverti queste poche righe,per di più anche fuori tempo massimo, ma ho necessità di farlo.
Si lo so che sei impegnato con la tua fabbrica di giocattoli e avrai tanto da fare, ma ti chiedo solo 1 minuto.
Lo so che non ho più l’età e che ormai non è più tempo di importunarti, ma oggi, oggi è un giorno speciale.
NO, non ti chiedo nulla per me, io ho tutto quello che mi serve, un tetto sulla testa che mi copre dalla pioggia, un lavoro che mi sostiene, le mie passioni che mi danno gioia, ho le spalle forti della mia famiglia sulle quali appoggiarmi nei momenti un po’ pesanti, ho il sorriso del sole sul mio viso e su quello dei miei amici, che mi scalda il cuore..
Io ti scrivo affinché tu possa realizzare i sogni ed i desideri di questi bambini, e di tutti gli altri.. ovunque nel mondo…
Eh si ti chiedo una grande impresa…
Ti prego fa che possano crescere…
Crescere con la speranza che qualcosa possa cambiare, che loro possano cambiare le cose.
Non portare via quella spensieratezza che dona la luce nei loro occhi.
Dona loro la consapevolezza della meraviglia di vivere la vita senza limiti ne condizionamenti. Da’ loro la possibilità di respirarla a pieni polmoni e goderne poi a piccoli respiri.
Porta via dai loro occhi le lacrime di tristezza.
Accresci in loro il senso di giustizia, di rispetto e di compassione.
Sono il nostro futuro loro non dovranno mai arrendersi…
grazie Babbo tutto qua, per te ed i tuoi assistenti sarà un gioco da ragazzi vero?
Buon Natale, Buon lavoro Caro Babbo.
Raf
Don’t forget to smile

IL SINDACO NERONE 2

“Un cucciolo di cane abbandonato cresce nelle strade di Castellammare di Stabia. Si ciba dei resti di un cassonetto, la sua dimora una panchina, la morbida sabbia, o un vicolo. Il piccolo cucciolo cresce con la consapevolezza di essere parte integrante di una cittadina tranquilla, per cui si dimostra sempre buono con i bambini, si sottopone a qualsiasi “tortura” per ottenere un sorriso e una coccola.
Ama girovagare per la città.

Ascolto mio padre che mi racconta di quanto questo cane sia una presenza diventata fondamentale per la nostra città.

“Papi in che senso presenzialista?”.
“Lui è presente a qualsiasi manifestazione, che sia un matrimonio, una comunione, uno sciopero, un comizio, una processione per il patrono, è sempre una presenza costante. Nerone, è un pastore belga, lo hanno chiamato così perché il suo pelo è scuro, è diventato ormai la nostra mascotte. Come se avesse una devozione nei confronti di questa città. Io non conoscevo bene la storia allora un giorno per appagare la mia curiosità,(ecco il gene curioso da chi mi è stato trasmesso, pensai), ho chiesto un po’ in giro e ho scoperto che Nerone è stato adottato da Angelo, proprietario di un negozio che vende kebab.

Sono andato a parlarci. Mi ha confermato che Nerone è una cane docilissimo, è affettuoso, adora i wurstel.

Un cane fuori dal comune che, come ti dicevo, è sempre in prima fila quando si va in processione per S. Catello (santo patrono di Castellammare di Stabia), lo trovi nel cortile di una chiesa, se si è accorto che all’interno si sta celebrando un matrimonio. Pensa, che durante i giorni che precedono la nostra tradizione di onorare la Madonna Immacolata, Nerone guidava il corteo dei devoti alle 5 del mattino. 
Raffa è un cane normalissimo a vedersi, ma quando Angelo mi ha raccontato questo aneddoto, proprio non volevo crederci. Ho pensato che fosse una reincarnazione di…che ne so un santo, qualcuno che ha vissuto nella nostra città secoli fa…”

Mio padre è così entusiasta di ciò che sta per dirmi, la sua voce è squillante ed incredula, sento che mentre racconta il suo viso sorride e mi trasmette vibrazioni positive. Stupefacente, quanto questa storia lo coinvolga emotivamente e coinvolge anche me.

“A maggio, come sai, è il mese dedicato alla Madonna, persone devote sono solite andare a piedi a Pompei per chiedere la grazia. Nerone effettua tutto il percorso con il gruppo di fedeli, incredibile,  segue il gruppo fino a Pompei. Arrivati, dopo qualche ora di cammino, a destinazione, Nerone accompagna il gruppo di fedeli fino al santuario, poi attende Angelo, sul bordo della strada che passi in macchina per portarlo a casa.”

Papi ma Angelo era nel gruppo di fedeli?

“No, Angelo ha saputo  che Nerone andava a Pompei, solo quando una persona che faceva parte del gruppo lo aveva avvertito, per cui ora ha imparato; calcola i tempi del percorso, chiude il negozio e passa prendere il suo amico peloso.”

Wow a volte si vedono queste cose solo in altri paesi, non pensi mai che possano capitare sotto i tuoi occhi.
“Ma non è finita qui. Purtroppo Nerone una volta è scomparso”.

“Si  ho letto anche l’articolo su un quotidiano della città, in cui veniva spiegato che Nerone era stato ritrovato sul Monte Faito e che è stato riportato a casa da una coppia di giovani che lo avevano riconosciuto”.

“Esatto, ed è stato bello sentire che un’intera cittadina si era mobilizzata per cercarlo. Perlustrati vicoli, le spiagge, tutti i posti che abitualmente amava frequentare, le chiese, ma di lui nessuna traccia. Neanche gli annunci tramite internet erano serviti a ritrovarlo. Per fortuna il lieto fine.
Questo cane ha segnato il cuore di molte persone. Tutti uniti per un unico scopo.
Il sindaco di Castellammare ha riconosciuto la potenza emotiva di questo che ormai è diventato il simbolo della nostra città e ha voluto onorare la sua devozione nominandolo Sindaco Onorario di Castellammare di Stabia.

Sono al telefono e solo un’ espressione ingombra la mia mente ” WOW”.
Wow, perché ho letto articoli di amici animali eletti presidenti, sindaci, candidati alla Casa Bianca, ma tutti “eletti” dai cittadini, per denigrare il proprio gruppo politico, perché scontenti di come il loro paese non riuscisse a rialzarsi da disastri assicurati, provocati da cattivi governanti e per questo preferivano un  mulo, un gatto e persino un rinoceronte che potesse affrontare i problemi di petto. Ma un cane sindaco, perché fa sentire la sua presenza, è di compagnia e supporto, perché fa sorridere le persone, perché i bambini si sentono al sicuro se incrociano il suo sguardo, perché ha la capacità di tenere uniti cittadini, che ha le qualità che un sindaco umano dovrebbe avere….wow, non lo avrei mai pensato.
Mi accorgo di aver lasciato mio padre in attesa al telefono e commento con lui il cuore immenso di un cane “randagio”, cresciuto a wurstel e sorrisi del sole.
“Non c’è fedeltà più fedele di quella di un cane”, dice mio padre.
È tempo di andare a conoscere questo meraviglioso sindaco.

Raf
Don’t forget to smile

Sott ‘o mur

Dopo un lungo pomeriggio trascorso a vestire, svestire, pettinare e truccare le barbie per 5 sfilate evento, nella cameretta con invitati vip, tra cui peluches come Cucciolo, Dondolo, una signora Bratz,  una dolly, orsetto di peluche, tutta la famiglia di ” My little pony”, Mister “T Rex” versione gigante, dopo aver fatto svariati servizi fotografici e video con lo smartphone, lo show finisce. Gli ospiti riprendono il loro posto, chi su letto, chi sullo scaffale, altri nel box dei giocattoli.
Proprio dal box , posto su una macchina lego, sporge un album di figurine…

“All’ingresso dell’edicola avevo 500 lire nella mano destra, quelle che ero riuscita a trovare nel salvadanaio, speravo che la fortuna fosse dalla mia parte.
Antimo il mio amico giornalaio, mi invita ad entrare, mi conosce bene lui.
“Antimo mi dai per favore quelle di Creamy?” con il dito indico il box all’interno del quale sono posti i pacchetti di figurine dell’ “Incantevole Creamy”.
Il cartone animato più famoso in quel periodo. 
Antimo mi consegna il pacchetto ed io le 500 lire, ringrazio e vado via.
A passo svelto mi dirigo verso casa, dove appena arrivata, prendo l’album, sfoglio le pagine e conto le figurine mancanti. Impazzivo all’idea di poter completare l’album, soprattutto odiavo vedere il viso di Creamy senza il nasino, perché era nella figurina mancante.
Quindi apro il pacchetto appena acquistato strappando la parte superiore e poi quella laterale. L’odore di carta e colla era la peculiarità delle figurine, impossibile dividerle senza prima aver tribolato.
Dieci figurine, inizio a controllare guardando prima i numeri, sfogliando nuovamente le pagine dell’album. 
“Eccola”.
Strappo via la carta che copre la parte adesiva, con estrema attenzione, evitando che la figurina si pieghi o faccia bolle d’aria, incollo con cautela restituendo il nasino a Creamy, facendolo coincidere perfettamente con l’altra parte della figurina. Continuo questo rito per un paio di volte, poi 3 doppioni, cioè 3 figurine già presenti nell’album.
Un lungo sospiro, riguardo le figurine mancanti e ripongo i doppioni all’interno di un sacchetto insieme agli altri.
Bisogna completare l’album.
Armata di sacchetto di doppioni e di foglio precompilato con i numeri delle figurine mancati, durante l’intervallo a scuola iniziano le contrattazioni.
“Mi serve la numero 40 io ti do la 10”.
“Perfetto, ne hai altre controlliamo”.
I 15 minuti dell’intervallo volavano tra una figurina e l’altra.
I maschietti non erano da meno.
Ovviamente per loro le figurine dei calciatori.
I maschietti non si limitavano ad un semplice scambio, ma sfruttavano i doppioni per fare svariati giochi.
Lo chiamavano ” sott o’ mur”, usavano tutte le figurine in loro possesso ed una alla volta, tenute in mano come un boomerang, venivano lanciate al muro. Colui che riusciva ad avvicinarsi di più al muro vinceva, cosa? Non l’ ho mai capito, ma durante l’organizzazione e l’impostazione delle regole erano molto accaniti e precisi.
Varie esclamazioni di esultanza, durante i lanci ed era divertente osservarli mentre verificavano quale figurina fosse più vicina al battiscopa.
L’intervallo non durava a lungo per cui scaduti i 15 minuti si ritornava tutti nei banchi, a volte purtroppo, anche senza aver definito il vincitore, questo però rimandava ad un “secondo tempo” all’uscita di scuola.

Sulle scale del cortile in attesa che i nostri genitori  venissero a prenderci iniziava la “rivincita”.
Il gioco questa volta era diverso.
Un pacchetto cospicuo di figurine tutte nello stesso verso e poste sul pavimento dalla parte dell’immagine del calciatore.
Il gioco consisteva nel dare un colpo sul pacchetto di figurine cercando di farne capovolgere il più possibili. Quelle che atterravano con l’immagine del giocatore rivolta verso l’alto, diventavano il premio.
Era divertente osservare questi ragazzini che soffiavano sulla  mano “per renderla magica” e poi sferrare il colpo. Il viso contratto, gli occhi puntati sulle figurine, il respiro concitato, il conto alla rovescia, la rincorsa della mano e… giu’ con tanta forza da dividere il mucchio di figurine in più parti. Alcune che dal forte impeto erano volate distanti, le si seguiva con lo sguardo pieno di speranza….per poi verificare che erano cadute dal verso sbagliato. Quanti sorrisi su quei visi…le risate rimbombano ancora nelle mie orecchie….

 Uh zia prendi l’album delle Monster high”.
” Di chi?”
” Quello li davanti”.
Quei ricordi mi erano apparsi come se li avessi vissuti in quel momento, mi sono ritrovata ragazzina, con l’odore di quei pacchetti fruscianti, gli occhi pieni di meravigliosa curiosità, l’animo leggero e divertito. Ci divertivamo ed emozionavamo con poco…

“Dai prendi le altre che ti aiuto a completarlo”
Un sorriso sul mio viso riflesso negli occhi di una piccola  me.

Raf
Dont’ forget to smile

Anatomia di un sorriso

Vi siete mai fermati a pensare a quanto possa fare bene sorridere e ridere?
Io si!.
Proprio l’altro giorno mentre mi dirigevo in ufficio, il mio sguardo si è soffermato su di una madre che attendeva l’ingresso del figlio a scuola, sorridendogli il piccolo le ha fatto una strana smorfia con la bocca, la madre ha iniziato a ridere a crepapelle. Gli occhi esprimevano gioia e serenità e mentre si allontanava dall’ingresso volgeva l’ultimo sguardo al piccolo che ancora le faceva delle smorfie troppo buffe.Vedere quella scena ha fatto sorridere anche me.
Ma invece quanto ci fa bene sorridere e ridere?
Ho chiesto a Google, volevo approfondire l’argomento ed ecco i paroloni scientifici come :
particolari strutture come il limbo e l’ippocampo in cui si trovano i circuiti legati alle emozioni, e si attivano nuclei grigi alla base encefalitica e il corpo striato…..e va bene, basta così.
Si arriva poi ai benefici che comporta una buona sana risata:

– Il riso fa aumentare la produzione di ormoni come adrenalina e dopamina che liberano le endorfine che a loro volta provocano diminuzione del dolore e della tensione.
– Quando si ride parte della muscolatura si contrae e si rilassa e si innesca una ginnastica soprattutto nella parte dell’addome, naturale, che migliora le funzioni del fegato e dell’intestino.
–  La respirazione migliora grazia ad una risata, in quanto diventa più profonda.
–  Migliora la circolazione sanguigna grazie ad una respirazione profonda.
– Il cuore aumenta le pulsazioni.
– Gli occhi hanno una luce più accesa grazie ad un nuovo apporto di sangue fresco alle pupille
Tutto questo si esprime attraverso una semplice smorfia del viso, una semplice contrazione facciale.


Una cosa l’avevo intuita ridere ci fa bene e non solo per
la parte tecnica sopra descritta ma perché ci distende l’animo.
Provate a pensare all’ultima cosa per la quale avete riso a crepapelle e a come vi sentivate dopo…
Lacrime agli occhi, respiro azzerato, guance doloranti, addominali contratti e….senso di infinita leggerezza.
Io  l’ho fatto ho ripensato a mia nipote, di come rideva quando giocavo con lei ondeggiando il mio fondoschiena ballando la samba e le cantavo una canzoncina stupida… Lei mi guardava con quegli occhioni luccicanti e rideva, rideva, la sua risata era coinvolgente, travolgente, non si poteva resistere…ricordo che diventava rossa in viso ed io con lei….
Ecco quella sensazione di gioia, di benessere, riaffiora sulla pelle solo al ricordo di quel momento.
Credo che sorridere sia una cosa così semplice.
Qualche giorno fa ero in compagnia di persone alle quali tengo molto e tra una chiacchiera e l’altra ci siamo impelagati in discorsi senza senso…per cui ad un certo punto ci siamo guardati e siamo esplosi in una fragorosa risata…
L’addome si contrae, sembra quasi che ti manchi il respiro. Il viso si distende accompagnando le smorfie della bocca che si dilata, ed emette suoni fragorosi e distorti ad intervalli. Il viso si illumina e con esso gli occhi, tanto da arrivare a lacrimare.
Tutto quello che ne deriva è il cuore leggero, la mente distesa, gioia, non ti importa se domani dovrai iniziare a correre da una parte all’altra di nuovo, stai bene, sei serena ed è quello che conta, nulla più.
Possiamo sorridere per svariati motivi.

A volte nascondiamo dietro al sorriso imbarazzo, panico, fastidio, a volte ansia, a volte dolore.
In ogni caso il sorriso ci viene sempre a supporto.
Pensate che è gratis.
Per ridere non serve passare dal dottore, basta una buona dose di positività e si riesce a vedere la vita da un’angolazione diversa e forse migliore.
Io credo che ridere sia uno dei farmaci più efficaci in nostro possesso, allenta le tensioni di una giornata faticosa, dissolve l’ansia meglio di 10 gocce di Xanas.
La terapia del sorriso è usata negli ospedali poiché si è appurato, riduca i tempi di degenza e l’utilizzo dei farmaci.
Abbiamo bisogno di sorridere, come respirare.
Abituati ad una vita sfuggente, la nostra mente è in continuo movimento, tra lavoro, bollette da pagare, passioni, problematiche da risolvere, ecco ridere ha il compito prezioso di fare pulizia, di eliminare i residui ingombranti di una mente piena di pensieri.
La nostra natura è perfetta basta saperla usare in maniera corretta.
Allora sorridete, ridete, usate il sorriso a vostro vantaggio, ridete, liberate l’animo dalla pesantezza della negatività, questo vi renderà “invulnerabili”.
Donate il vostro sorriso ne riceverete uno per voi che vi renderà la giornata “diversa”.
“Ci vogliono 72 muscoli per fare il broncio solo 12 per sorridere provaci almeno una volta” 
Cit. M. Richler
Ridiamo, ne abbiamo necessità.
Allegria, divertimento buonumore, risate pazze, anche senza un motivo ci renderanno la vita migliore…io ve lo dico in ogni mio racconto ” Don’t forget to smile”.

Raf
Dont’ forget to smile

Un giorno da leoni

La felicità era a portata di mano.

Uno stuzzicadenti, colla rigorosamente attak, una chiave spezzata, miscela perfetta da inserire nella serratura del portone del liceo classico Plinio Seniore, affinché potesse essere impossibile l’accesso in classe, per le due ore successive.
L’attesa sembrava inutile, quindi armati di gettone si comunicava a casa che la scuola quel giorno era saltata e che si stava in giro con gli amici.
In un attimo si diventava padroni del mondo, ripensando anche che si era riusciti ad evitare l’interrogazione di storia dell’arte.

“Ora cosa si fa?”
“Prendiamo il primo treno che passa o per Sorrento o per Napoli”.
Purtroppo pochi soldi in tasca e non utilizzabili per acquistare il biglietto.
La strategia era di posizionarsi nell’ultimo vagone e sperare che non passasse il capo treno per controllare i biglietti, in quel caso saremmo usciti alla prima stazione utile, di corsa.
La nostra esuberanza non era contenuta e l’ultimo vagone del treno, che era diretto a Sorrento, era quello più rumoroso.
Tra una risata e l’altra, uno sguardo e l’altro nei corridoi degli altri vagoni, si arrivò a Sorrento.
Lanciatissimi per le strade con addosso un meraviglioso senso di libertà e quel profumo di mare
che dava un senso ai nostri polmoni.
Sembravamo turisti, nonostante conoscessimo la città come le nostre tasche, avevamo l’abilità di stupirci ogni volta.
Passavamo in rassegna tutte quelle meravigliose vetrine allestite con gli abiti dei brand più costosi e famosi, sognando di indossarli un giorno per un ‘occasione speciale.
Una sosta era d’obbligo al supermercato più vicino, per acquisto del cibo “distruggi fegato” ovvero patatine, cioccolata, nello specifico il pacco maxi M&Ms e coca-cola, a volte anche qualche birra.

Sorrento balcone sul meraviglioso golfo di Napoli, adorabile, ma nonostante le varie soste, i vari “belvedere” che incantavano gli occhi, la passeggiata nei vicoletti ricchi di alimentari che ti offrivano liquori locali per invogliarti all’acquisto, era sempre troppo piccola per  noi Leoni che avevamo bisogno di muoverci, vedere, esplorare e  quindi  via di nuovo in treno, viaggio nel senso opposto, direzione “Villa dei Misteri”, scavi di Pompei.

Oggi avrei sentito: “Next stop Villa dei Misteri uscita lato destro”.

Una voce  nasale trasmessa tramite un microfono che singhiozzava, annunciava l’arrivo a destinazione, ma non era sufficientemente chiara per cui si intuiva il luogo dell’arrivo solo guardando la segnaletica esterna, se non era imbrattata da qualche graffito.

Direzione Scavi archeologici.

Per me era la prima volta ed ero entusiasta, in più, mostrando la carta di identità alla biglietteria i giovani studenti potevano entrare gratuitamente. Iniziò il nostro viaggio nel passato.
L’anfiteatro era spettacolare. Simili ne avevo visti solo nei libri, ora ero seduta su uno dei gradini dove migliaia di anni fa sedeva un’altra “Raffaela”
Il secchione di turno, utile in quell’occasione, ci ricordò date ed eventi di quel preciso periodo storico.
Il tempo sembrò fermarsi tra quelle pietre, tra le botteghe, tra i viali di quella antica città distrutta dalle ceneri del maestoso Vesuvio.
Di tanto intanto riconoscevamo dipinti ritrovati nelle ville pompeiane, studiati precedentemente.
Eravamo immersi in un pezzo di storia, percorrevamo stradine, che incrociavano delle altre.
” Le lupanare” luoghi adibiti al sesso clandestino, ovviamente destavano la nostra curiosità e innescavano meccanismi di ilarità senza fine.
La nostra età la faceva da padrona, per cui dopo la quiete….
Iniziammo a dare sfogo alla follia.
Ci separammo cercando luoghi in cui nasconderci per sorprendere gli altri “più tranquilli”, cercando di spaventarli, balzando fuori da un  muretto o anche dal retro di una porta di una villa.
Iniziammo a cantare le canzoni classiche napoletane, incuranti degli occhi sgranati dei turisti ed i loro sorrisi.
Il sole ci sorrideva, eravamo Leoni fuori dalle loro gabbie, liberi.
In una giornata come quella che stavamo vivendo, tutto sembrava essere fantastico ed in sintonia con il nostro stato d’animo, ma il momento topico arrivò quando uno di noi improvvisamente:
“Ragazze, ragazze, ma io devo fare la pipi'”.
“Vabbè dai ci sono i bagni più avanti”
“No, forse non mi sono spiegata, la faccio qui, non resisto”
 
I nostri occhi puntati sui movimenti goffi di quel personaggio che guardandosi intorno scrutava, cercava il posto migliore dove poter adagiarsi. Scavalcò un muretto, tra una bottega e l’altra e poi sali’ su un pianerottolo erboso ed urlò:
“La faccio qui!”
Silenzio.
” Fate i pali”
Poi una fragorosa risata.
Ridevamo con tutta l’anima, gli occhi lacrimavano, l’addome contratto, senza fiato.
Urlai:”Cazzo il guardiano!”
La testa della mia amica fece capolino dal muretto, il viso chiaramente spaventato….espressione impagabile.
Quando rivelai che era uno scherzo mi beccai un fragoroso “Vaffa….”.
Le nostre risate continuarono anche dopo, quando la nostra amica dopo essersi liberata dal peso dell’urina venne giù allacciandosi i jeans ed inciampando qui e lì in alcuni  reperti archeologici, pensai che un ippopotamo con il suo peso sarebbe stato meno maldestro.
Che giornata!
Meravigliosa, spensierata. Nessun vincolo, nessun telefono, nessun tipo di tecnologia aveva accompagnato quel giorno.
Amici, follia, voglia di sentirsi padroni del mondo anche se soltanto sedicenni, liberi. gli occhi negli occhi, le voci, lo scorrere del tempo nelle nostre risate.
Semplice.
Rientrai a casa nel tardo pomeriggio. Sul tavolo della cucina era pronta la merenda, una rosetta ripiena di nutella ed un succo di frutta.
Mia madre mi guardò e disse: “Corri vai a lavarti le mani! V’at divertit o ver? Brav! Vai Vai!”(corri vai a lavarti le mani, vi siete divertiti vero? Brava. vai vai).
Il mio viso chiacchierone non riusciva a nascondere l’evidenza.
Memorabile il nostro giorno da Leoni.
Raf

Il settimo senso

Quando dicono che le mamme per salvare il proprio figlio riuscirebbero a sollevare un camion da sole…. ora ci credo.
Vi spiego il perché.

“Ieri è successo qualcosa che ti ha turbato vero? Qualcosa che ti ha ferita?
La tua voce non era serena come nei giorni precedenti. 
Lo so che non dici nulla per non farmi preoccupare, ma ti ho “schiattata” io e purtroppo per te Ti sento, noi mamme abbiamo il Settimo senso, il sesto lo abbiamo superato di gran lunga.
Ora non conosco la ragione per la quale ti ho sentita un po’ turbata, ma qualsiasi cosa sia successa , qualsiasi motivo non ne vale il tuo sorriso.
Tra i tuoi mille impegni, il lavoro, il blog, il teatro, i tuoi amici No+1, è diventato quasi impossibile parlarti, allora mi adeguo e ti scrivo qui in chat, sai che non sono molto ferrata, impiegherò un po’ di tempo, ma prima di addormentarmi ho ancora qualche minuto.
Figlia , io e tuo padre abbiamo fatto tanti sacrifici per far si che tu e tua sorella diventaste le splendide donne che siete adesso. Perché permetti alle circostanze o alle persone di turbare i tuoi equilibri per i quali hai tanto lottato?
Lo so che pensi che io non sia obiettiva, perché sono di parte… forse è vero forse no, ma sono certa di tutti i sacrifici che hai fatto per essere dove sei ora. Non hai mai chiesto nulla a nessuno, neanche a noi, la tua famiglia: “Quando ho bisogno te lo chiedo io non ti preoccupare”, questo mi hai detto una volta, e quelle parole non le ho mai più sentite pronunciare.
Hai creato la tua vita da quel poco che io e tuo padre siamo riusciti a darti. Il resto è solo merito tuo.
Ti sei allontanata da casa per inseguire i tuoi sogni, poi il lavoro, la nuova casa, il mutuo, il teatro ed ora il tuo blog a cui ti dedichi con tanta passione e dedizione, tanto da alzarti anche alle 4.30 del mattino per le correzioni dei tuoi racconti.
Tutto questo sempre e unicamente da sola!

Sei una persona onesta, educata, credi nei valori che sono quelli  che ci hanno trasmesso i tuoi nonni, quelli sani di un tempo, fortunatamente. Credi nell’amicizia quella vera, per te sacra, spesso l’hai difesa con tutte le forze, spesso ti ha ferita, delusa, tradita, ma non hai mai smesso di crederci.
Sei una persona buona, forse a volte troppo disponibile, e quando ti dico che le persone ne potrebbero approfittare mi rispondi sempre:”Mamma non ti preoccupare, in fondo di che cosa si approfittano della mia cortesia, fanno bene”e mi aggiungi un sorriso.

Difficilmente ti sento arrabbiata e il tuo modo di reagire non è mai sbraitare, urlare, come fanno tanti altri per dimostrare il loro punto di vista. Tu preferisci sederti, parlare, parlare e chiarire, discutere, dare le tue motivazioni , ascoltare, se è il caso chiedere anche scusa. Hai sempre cercato di mantenere i legami ai quali tenevi con tutto il cuore. A volte però, ti ho vista uscire dalla vita delle persone improvvisamente, per me apparentemente senza motivo, ma una volta mi hai ammutolita dicendomi che ci sono persone che meritano la tua energia, per altre non ne volevi sprecare.
Ecco questa è la figlia che mi rende orgogliosa.
Ritornando alla motivazione per la quale mi sgriderai domani, ti voglio dire ancora una cosa.
Tu sei ” The sun’s smile” il sorriso del sole non puoi permettere a cose o a persone di spegnerlo. Il sole non si può spegnere con la cattiveria e la superficialità delle persone, o a causa di eventi spiacevoli, sarebbe da tempo un mondo buio.
Quindi tutto questo per dirti che qualsiasi cosa sia successa Sorridi, come cerchi di fare sempre. C’era una frase su facebook qualche giorno fa, non ricordo le parole precise : Il Sorriso è la miglior arma per difenderti dai nemici o qualcosa del genere.
Sappi che noi per te e tua sorella ci siamo sempre.
Ora vado a dormire, per favore mandami un messaggio quando rientri dopo lo spettacolo.
Notte.

” Sono rientrata, il teatro anche stasera era pieno, grazie per questo lungo messaggio, hai ragione qualcosa è successo, ma fa già parte del passato, le mie energie vanno utilizzate al meglio non sprecate ricordi?.
Visto che hai questo Settimo senso, prova un po’ ad indovinare qualche numero per qualche lotteria, ahahah.
Grazie Mam,
Notte”.

Raf
Dont’ forget to smile

Gente di mare

Una tranquilla domenica di ottobre, serata tra amici e musica live. Ballavo con il Signor S., stretta stretta a lui, i nostri corpi si ascoltavano, erano spinti nel movimento dalle note di una meravigliosa canzone…
Mentre il mio corpo oscillava in sincronia con quello del Signor. S., la mia testa inclinata sulla sua spalla e… un salto nel tempo…

Il “Sing Song”, questo il nome del campeggio in cui quell’anno i miei genitori avevano deciso di trascorrere le vacanze estive.
La giovane età mi permetteva in vacanza, di avere accentuato il senso di libertà .
Era facile conoscere dei coetanei, senza l’ausilio di cellulari o ” app” varie e stare in giro tutto il giorno, senza sentire i grandi dire :”Ferma, non fare questo, non fare quello, non ti allontanare….” Anche loro godevano del tempo rilassandosi, e noi, giovani esploratori della vita, più liberi.
Avevo la compagna ideale di giochi , Emiliana, con la quale condividevo ogni cosa, ogni pensiero, ogni follia di quella giovane età.
Ci divertivamo con poco bastava stare insieme.
L’estate poi riservava sempre delle sorprese, nuove esperienze, nuovi amici, nuovi amori.
Quell’estate arrivò il mio turno.
Alessandro Tedesco, ( tedesco era il suo cognome), ragazzino molto sveglio simpatico, proprio un peperino.
Aveva i capelli tagliati in modo che un ciuffo sottile cadesse sulla fronte, magro, indimenticabile il suo apparecchio di metallo per i denti, che gli procurava qualche difetto di pronuncia, questo ovviamente, era causa di battutine da parte di noi stupidi amici.
Tra me ed Alessandro nacque subito un’intesa, un bel feeling, complice anche Emiliana che cercava sempre di lasciarci soli, cosa che evitavo di fare.
Un giorno poi noi ragazzi della “Crew” del ” Sing Song” organizzammo una pizza, supervisionati dai nostri genitori in un ristorante subito fuori dal camping… Al momento di pagare il conto, Alessandro, ragazzino di 10 anni aveva già pagato per me…
Ovviamente gesto meraviglioso per un ragazzino nei miei confronti e mi conquistò.
Le giornate in campeggio iniziavano in spiaggia per poi finire al gazebo dove si organizzavano serate danzanti e a volte giochi.
Noi giovani ragazzi di città non eravamo propensi tanto al ballo, ma ci divertivamo a commentare le anziane signore che con leggiadria di pachidermi in vacanza, si lanciavano in balli scatenati come i ” Vatussi” o ” il ballo del qua qua”.Il DJ era solito poi chiudere la serata con musica più rilassante. L’ultima canzone era “Gente di mare” di cui mi innamorai, dopo di che i campeggiatori richiudevano le proprie sedie e riponendole sotto il braccio si allontanavano dal gazebo, direzione tenda o roulotte.
Una sera però per me si concluse un po’ diversamente.
Alessandro che dopo una settimana di vacanza era diventato il mio fidanzatino, (camminavamo mano nella mano, anche se di nascosto) mi disse: “Balliamo?”
Non feci caso a quelle parole, lo guardai sorrisi e continuai a guardare le movenze delle anziane signore, commentando con Emiliana i loro passi azzardati.
Alessandro però sembrava non volesse demordere e continuò :”Dai andiamo a ballare, forza”
“No”
Dai, ma sei o non sei la mia fidanzata”
A quella affermazione arrossì, non ebbi più il coraggio di parlare.
“Avanti questa è bella”
Voleva ballare ” un Lento”, io ballare un lento? Impossibile, poi c’erano anche i miei genitori seduti dall’altra parte della pista da ballo, assolutamente non avrei potuto.
” Forza fifona, non c’è nulla di male”
Alessandro non mollava e alla fine mi lasciai convincere :“Ad una sola condizione, solo con Gente di Mare”.
Anche se avevo la certezza matematica che il Dj avesse concluso con quella canzone, avevo una piccola speranza che il vinile potesse rompersi o che il Dj potesse per quella sera trovare un’alternativa.

GENTE DI MARE

Ed eccola : “A noi che siamo gente di pianura, navigatori esperti di città…”
Le note arrivarono come frecce nelle mie orecchie e anche ad Alessandro, che mi trascinò di peso in pista, tenendomi per mano.
In pista quattro coppie, noi compresi, sentivo gli occhi di mio padre puntati su di me e rideva facendo commenti con mia madre.
Alessandro poi mi strinse a se.
Le sue mani sui miei fianchi, le mie mani dietro al suo collo, una certa distanza tra i nostri corpi, dovuta ovviamente al mio imbarazzo.
Cercavo di sfuggire al suo sguardo, sentivo il mio viso accendersi in un tiepido rossore e poi mi lasciai coccolare dalla musica…e tutto cambiò.. come in un film.
I nostri corpi si muovevano all’unisono, appoggiandosi prima su un fianco e poi su un altro.
Piccoli passi, lenti e scadenzati dalle note di quel brano:” Il mare ci fa sempre un po’ paura per quell’idea di troppa libertà”.
Tutto era romantico,ero emozionata, ma felice di essere lì in quel momento. La mia mente vagava felice…
I nostri corpi iniziarono a disegnare cerchi nell’aria come se fossero leggere nuvole.
I nostri cuori imprigionati in quel tempo come se fosse stato per sempre…  poi un dolce semplice bacio…

Il Signor S. mi aveva appena baciata sulla guancia con la tenerezza di un giovane uomo, e in quel momento il “live” andava sulle note proprio di ” Gente di Mare”.

Allora tutto tornò come un tempo.. il cuore pieno di gioia e l’anima libera…
Raf
Dont’ forget to smile

A volte si ha bisogno della pioggia

Fondamentale  nel ciclo dell’acqua, nel quale il liquido che evapora dagli oceani sotto forma di vapore si condensa nelle nuvole e cade di nuovo a terra ritornando negli oceani , per ripetere nuovamente il ciclo, La Pioggia  per Wikipedia..

Ticchettio pungente nella notte, lenta danza nello spazio vuoto.
Barriera che separa le anime innamorate.
Il silenzio accompagna la sua musica, creando nuovi semplici note, che attraversano il tuo cuore e rapiscono la tua anima catapultandola in un vortice di ricordi, in un turbinio di pensieri. Ti lasci trascinare dolcemente.
Cade lenta.
Ogni goccia attraversa il tempo e lo spazio, cambiando forma, cambiando intensità.
Tu resti immobile ad ascoltare.

Si ha bisogno della pioggia per non piangere da soli, le lacrime si uniscono ad essa si mescolano, si confondono e generano nuova vita.

RAIN MAN THEME

Quando sembra che il respiro ti manchi, quando la paura ti attanaglia, tu fuggi, ti nascondi, ancora corri, finché hai fiato. Lei è lì.
Si appoggia sul tuo capo, scivola lungo i tuoi capelli, accarezza il tuo viso percorre ogni curva, si insinua in ogni ruga, scivola giù sulle tue spalle affaticate, sul tuo seno non ancora maturo, sul tuo ventre…
Trascina con se ogni impurità, il peso di un passato presente, lava via il superfluo, rinfresca la mente, genera nuovi respiri.
Ti disseta.
Si ha bisogno della pioggia a volte per insultarla, per maledirla, a volte per sorridere dopo aver trovato riparo sotto un tetto,
per sentirti viva quando un brivido ti percorre la schiena.
Un bacio sa di buono.
Si ha bisogno della pioggia per sfidarla e sentirsi forti, per ridere a crepapelle.
Si ha bisogno perché possa nascere un gesto gentile da una mano gentile.
Si ha bisogno della pioggia per ritrovare te stessa in una pozza nell’asfalto.
Raf
Dont’ forget to smile