Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio 5

“Tutto ciò che deve accadere accadrà” ho constatato che è vero.

Ale e Christian riprendono a frequentarsi e la loro amicizia torna quella di una volta, come se gli anni non fossero mai passati, come se il tempo si fosse fermato 6 anni prima o più.

Ale mi mette al corrente di tutto, ma proprio tutto. Conosco la storia di Christian come se fosse la mia. In questi anni ha lavorato tanto, ha dovuto compiere delle scelte molto importanti per lo sviluppo della sua carriera, sottraendo forse del tempo alla sua vita privata, tanto che la sua compagna, probabilmente stanca, non ha più retto e lo ha mollato per un altro, secondo lui senza motivazione reale…. ma queste cose, lo so per esperienza, hanno sempre una motivazione. Presi da altro a volte non ce ne rendiamo conto, o non vogliamo vedere.

Come per tutti, la vita ti mette davanti a dei bivi, devi percorrere una sola strada quella che ritieni giusta per te, evidentemente il lavoro per lui è stata una priorità.

Ale è entusiasta del rapporto di amicizia che riprende vita, come quello di un tempo. Non c’è giorno che non mi chiami per raccontarmi qualcosa o di un messaggio o di una telefonata o di una condivisione con Christian.

 Non riesco a non essere felice per lei, ma  mi rendo conto che inspiegabilmente ha tirato giù le barriere, i muri che la proteggono e secondo me tutto va troppo veloce.

Cerco di essere razionale e di non farmi coinvolgere dal suo entusiasmo per l’amicizia ritrovata, perchè la manager cazzuta, all’improvviso, diventa una liceale, credo che vada contenuta.

Mi dico che è tutto così assurdo, ma da quanto non la vedevo così…viva”.

In uno dei nostri incontri abituali si chiacchiera ed una sera in un pub con una birra ghiacciata mi dice:

Ale:“Raf, mi rendo conto che è tutto così strano, non sono una stupida, è appena stato lasciato, in più per un altro, il suo ego necessita di essere salvato, io credo che abbia bisogno di qualcuno che lo sostenga”.

Le rispondo: “Perdonami, allora non capisco, perché ti vuoi immolare? Io credo che sia esattamente così, che abbia bisogno di una crocerossina che gli dica quanto è bravo e quanto è bello, perché essere lasciato per un altro non è semplice da affrontare, immagino si ponga un sacco di domande alle quali non sarà mai data una risposta almeno che non chiarisca con la sua ex.”

Ale:“Christian mi ha detto che comunicano tramite w.app, per le ultime cose, affitto, bollette, ma non di altro…”.

Io:“Ah certo, atteggiamento da adulti”.

Ale:“Infatti anche io lo trovo immaturo, ma ognuno si comporta come crede, io non tollero questo tipo di atteggiamento, ma se per loro è corretto nessuno può sindacarlo.”

Rifletto osservando Ale che beve il suo ultimo goccio di birra e poi mi sorride.

“Perché ridi?”, le chiedo,

 Ale con uno sguardo dolce ed ingenuo, totalmente distante dal suo modo di essere mi dice:

“Sei la mia parte razionale, ma a volte è bello lasciarsi trascinare dagli eventi per vedere dove ti conducono”.

Io:”L’importante è non farsi troppo male, o almeno essere consapevoli che lanciandosi da un burrone senza paracadute, qualche danno lo fai”.

Entrambe scoppiamo in una fragorosa risata: “Speriamo di non schiantarci”.

Ale e Christian fanno in modo che i loro incontri diventino sempre più frequenti, e  lo scambio di messaggi e comunicazioni vocali sempre si intensificano. Messaggi che mi lasciano con un punto interrogativo.

Uno in particolare che Ale mi ha inoltrato…

Christian le scrive…“Mi manchi dal tuo ultimo messaggio”.

Con questo non ho avuto più parole, mi sono sentita al centro di qualcosa di strano, un po’ ” Casa nella prateria”, ” Mulino bianco”.. un po’ “diabetico”, zuccheroso, esageratamente finto come in un film che deve coinvolgere il suo pubblico. 

Qualcosa non mi torna.

Il mio compito è quello di ascoltare, cercare di tenere Ale bloccata sulla terra, ma lei ha necessità di vivere questa amicizia come meglio ritiene, nonostante sia consapevole che non sia vita reale, soprattutto per un’età come la nostra, e soprattutto per un’amicizia.

Per un mese o più Ale vive in una vita che secondo me non le appartiene, Christian è “il principe azzurro degli amici” che probabilmente tutti cercano, tutti vorrebbero come amico, ma anche quel tipo di amico ha i suoi difetti e soprattutto non esiste.

Ma quanto sarebbe durato quello strano idillio amicale?

Detto, fatto.

Ale si lascia andare completamente, non ha freni. Vuole vivere questa amicizia, riconquistare il tempo perso.

Una sera mi dice in un messaggio vocale tramite w.app:

“Raf mi va troppo di vederlo, gli dico che passo a trovarlo, credo che lui stasera giochi a calcetto con gli amici, magari dopo al pub passo a salutarlo e poi scappo”.

Le telefono.

“Ale avrai modo di vederlo, non stargli così appiccicata, non è da te, ricorda sempre che sta uscendo da un periodo complicato della sua vita”.

Con voce un po’ stranita, come se le stessi facendo un torto mi dice:

“Ok hai ragione, ma anche lui è così, se si sente di dire o fare qualcosa la fa, senza troppe seghe mentali, ma gli invio un messaggio e vedo se per lui va bene”.

 

“Se qualcosa può andar male, andrà male” avverte il primo assioma della legge di Murphy.

Dopo qualche ora Ale mi chiama spiegandomi che le cose non erano andate come aveva pensato.

Quella sera la parte oscura di Christian viene fuori come un tornado in piena estate. 

Tutto quello che temevo si trasforma in realtà…

La risposta di Christian al messaggio di Ale è dura, secca, si è sentito come se gli mancasse l’aria come se Ale prepotentemente volesse entrare nella sua vita senza chiedere il permesso.

Tutti mi conoscono come una persona calma , pacata, ma sentendo quelle parole…

Cosa?” ma sei matta, tu che irrompi nella sua vita, ma è assurdo, ha fatto tutto lui, dove cazzo stava prima? Ale per favore non devi continuare a giustificarlo, è una testa di cazzo, non puoi permettergli di trattarti in questo modo.”

Ale:”Calmati, lo so hai ragione, ma poi mi ha spiegato, che ha avuto un attimo di sclero”.

 Io:“Ma è una vita che gli dici, che deve recuperare prima la sua vita perché dopo una storia così lunga ha bisogno del suo tempo, e ora viene a dirti che tu vuoi irrompere nella sua vita? Ma è una follia lo capisci?. L’uomo di cui mi hai parlato, questo grande amico intelligente, comprensivo, speciale, dove lo hai nascosto?”.

Ale:”Lo so, hai ragione è un pezzo di merda, ma qualcosa mi dice di stargli vicino, tu sei stata al mio fianco quando la mia storia è finita, tu sei stata li’, ed io ci sono stata per te…non so…”

Mi sono accorta di aver alzato i toni, e l’equilibrio e la consapevolezza di Ale per quello che sta succedendo mi spiazzano, allora cerco di appianare la situazione e le chiedo:

“Ma perché noi donne abbiamo questo istinto materno? Porca paletta ci porta all’autodistruzione, ma tu non sei sua madre, per favore ricordatelo. Ricorda della tua e anche della mia storia”.

 Ale:” Lo so, lo so”.

Dal quel giorno in poi Ale è sempre rientrata nei “ranghi”, ha cercato di non esporsi oltre. Si è tenuta un po’ a distanza. Ha atteso che Christian la cercasse, che fosse lui ad inviare il primo messaggio… ha cercato di non invadere i suoi spazi, ma poi le cose sono andate sempre peggio purtroppo.

Christian ottiene un incarico molto importante, se all’inizio condivide tutti i suoi movimenti con Ale, la coinvolge, la travolge, dopo un po’ sparisce.

Questo tipo di atteggiamento spiazzerebbe qualsiasi persona adulta.

Devo gestire Ale e le sue domande, alle quali purtroppo non so rispondere, vorrei dire di mollare, di lasciare perdere, ma so che non mi avrebbe ascoltata.

Lei sta li’ in attesa, nonostante tutto sta li. Per qualche cavolo di ragione che proprio non riesco a capire.

Incurante della totale assenza di Christian, quando può passa a trovarlo, un saluto ” per far sentire che ci sono” questo mi ha detto.

Non ho mai avuto l’occasione di parlare o di incontrare di persona Christian, ma probabilmente è stato meglio così. Avrei fatto sentire che c’ ero.

Ale inizia ad essere distratta, anche a lavoro. Mi chiama spesso, non sempre posso risponderle, anche io ho un lavoro. Un atteggiamento così freddo, scostante, non riesce proprio a comprenderlo. 

Il tempo inesorabile scorre come un fiume in piena, e proprio come un corso d’acqua frastagliato cambia direzione per continuare a scorrere, così Christian cambia in continuazione le carte in tavola per  continuare a sopravvivere a ciò che lo sta travolgendo e che a mio avviso non sa gestire.

Intanto Ale è ferma, cerca di respirare .

Il sorriso del sole non abbandona mai il suo viso…

To be continued

Raf

Don’t forget to smile

 

 

 

Funambole – Storie alla rierca di equilibrio 4

” Tutto scorre” dice un saggio. Così anche per Ale. 

Altre esperienze, altri viaggi, altri uomini sono transitati nella sua vita, ha fatto tesoro di ogni piccola emozione, di ogni piccola sensazione. Ha preso tutto quello che le serviva per diventare una donna ancora più forte. Ha ritrovato il suo equilibrio. Io sono sempre stata con lei. Ho appreso che una donna è capace di stravolgere la sua vita, gestirla, ricostruirla e ricominciare tutto da capo… Ale è così, noi siamo cosí, noi donne abbiamo questa dote fortunatamente.

Fino a quando non arriva un piccolo elemento di disturbo che ti rimette di nuovo in gioco. Il messaggio.!

“Io e Gioia ci siamo lasciati, sentivo il bisogno di dirlo a qualcuno, scusami. ho scelto un’amica che c’era molto prima di lei… e che mi manca.”

La cena di lavoro di Ale dura più del previsto. Poi il mio Samsung si illumina, è Ale : “Questi tizi chiacchierano, chiacchierano, e non mi mollano, per mangiare una fetta di crostata hanno impiegato 20 minuti, ma tu sei sveglia? dormi? che fai, non mollarmi, appena mi stacco ti chiamo o magari passo da te”.

Quel messaggio è l’espressione dell’agitazione, la tranquillizzo :”Sono in Siberia a raccogliere ghiaccio, rientro tra qualche mese… dai certo che sono sveglia sto lavorando passa quando vuoi”.

La sua risposta un emoticon con il dito medio, eh si mi vuole bene.

Christian riappare dopo anni di assenza solo perché la sua storia è finita….che strano.. penso al messaggio.., intanto continuo a lavorare al mio racconto.

” Apri”.

Un messaggio di Ale, è all’ingresso.

Le apro, mi abbraccia forte: “Ora che faccio”.

Il suo sguardo preoccupato, vedo la fragilità e la dolcezza allo stesso tempo. La Manager lascia il posto alla donna.

Le voglio un bene infinito e vederla così indifesa, è strano.

“Allora valutiamo il messaggio, cerchiamo di capire perché ti ha scritto e cosa vuole. Tu hai voglia di rispondere? Perché se non rispondi tutto rimane come è sempre stato, lui non esiste, se rispondi è normale che inneschi un nuovo meccanismo, scusa ma non lo avevi bloccato, come ti ha scritto?”

” Sms”.

” Perfetto, li era libero. Ok cosa vuoi fare, il tuo istinto cosa ti dice”.

Il suo sguardo basso, e pensieroso…prende il cellulare ed inizia a scrivere.

“Mi dispiace che tu e Gioia vi siate lasciati e mi dispiace che tu sia ricomparso solo in questa occasione e che tu senta la mia mancanza. Io c’ero anche durante lei, ma non hai saputo gestire l’amicizia alla quale dicevi di tenere moltissimo. Ho preferito allontanarmi perché in fondo ti  capivo bene,  non ti ho giudicato. Ma nonostante  tutto io ci sono!.

Ecco il ” ma nonostante tutto io ci sono , non mi convince molto, ma se sente di scrivere questa cosa non sarò ad impedirlo.

” lo invio?”

” Se vuoi”.

In un attimo, senza neanche accorgersene ha inviato il messaggio. Occhi fissi sul telefono. La osservo con attenzione, la donna è diventata una ragazzina, alle prime armi con ” L’amichetto del cuore”, cerco di capire il motivo, ma qualcosa mi sfugge. Forse quel messaggio è arrivato in un momento particolare…. penso, guardo i suoi occhi, percepisco la frenesia nelle sue mani…

” Eccolo!”

 La risposta non tarda ad arrivare, certo Christian ha sparato il primo proiettile ora deve continuare a lanciare bombe.

Ale legge con attenzione il messaggio, il suo sguardo cambia ed è accompagnato da un sorriso dolce.

” Allora?” Le chiedo.

Tieni”.

Leggo.

“In realtà è passato un po’ ..già… ho impiegato un po’ di tempo a scriverti, proprio perché non volevo scriverti per opportunità… fa niente che non troverò la stessa persona, mi basterà rivederti e tornare a sorriderti… volevo chiederti scusa, tu non lo sai, ma qualcosa di te me lo sono sempre portato dentro. Sempre.

Sono sincera, non sono felice di questo messaggio, a Roma si dice è da ” Paraculo”, bello, tocca i punti giusti… qualsiasi donna vuole sentirsi dire certe cose….ma perché lo fai adesso, cosa vuoi veramente… Christian…

Pensieri che non sono mai usciti dalla mia bocca. Ale deve fare ciò che sente, e che desidera… io le guarderò le spalle.

” Come stai?”.

” Non lo so non capisco esattamente cosa succede, tutto così strano”.

Lo scambio di messaggi continua fino a tarda notte, riprendono un po’ da dove si sono lasciati. Hanno tanto da raccontarsi.

Osservo Ale e vedo una nuova luce nei suoi occhi, sono felice di vederla di nuovo in ” Vita”, ma questa cosa mi spaventa allo stesso tempo. 

Tra un messaggio e l’altro decidono di incontrarsi per bere una birra. Christian è fuori per lavoro rientrerà  in un settimana a Roma.

Ale mi guarda, con un sorriso angelico, luminoso, forse pieno di lacrime….

“Sono felice….sto facendo una cazzata!”

L’iphone di Ale si illumina ancora per una volta quella notte.

” Tu non lo sai ma c’eri prima di tutto… ed eri già dentro di me”.

Silenzio.

To be continued….

Don’t forget to smile

Raf

 

 

 

 

 

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio – Il Viaggio The end

Per qualche strana ragione apro gli occhi, e prendo il cellulare.
“Cazzo Ale sono le 2.45”.
“Scusa, che dici?”.
“Porca vacca siamo svenute ma non hai messo la sveglia?”
La sveglia del cellulare era stata impostata al giorno dopo.
Ale guarda l’orario sul cellulare, per più di una volta con un occhio mezzo chiuso, incredula.
“Cazzo”
“Ecco”.
Credo di aver vissuto la scena più esilarante di tutta la vacanza.
Valigia, vestito, scarpe, accessori, lava i denti, metti il mascara, soldi, carte di credito…cacchio i biglietti stampati, ok presi, chiavi del motorino, casco e via.
In 15 minuti siamo fuori, in altri 15 siamo al parcheggio del Pacha.
Ci guardiamo e senza un reale motivo iniziamo a ridere come due matte. Io non riesco più a fermarmi, ripenso ai 10 minuti di panico in camera, esilaranti.
Ma non è finita.
All’ingresso del locale 3 – 4 “omoni” di quelli tutti vestiti eleganti, con auricolare che controllano i biglietti.
“Ciao”, con il mio sorriso folle porgo i biglietti.
Il tipo mi guarda con una faccia incerta e mi dice in inglese che i biglietti non andavano bene. Il panico. Me li restituisce, e non capisco, insisto e gli chiedo di controllare di nuovo. Ale mi zittisce.
Raf non vanno bene perché hai preso i biglietti dell’aereo di rientro”.
“Ma no ma che dici?”
Purtroppo si ho preso i biglietti del volo di ritorno, ma per qualche strana ragione anche Ale ha preso la sua copia dei biglietti, quella giusta che aveva lasciato nel bauletto del motorino “per qualsiasi evenienza” aveva detto, per fortuna aggiungo ora.
Ritorniamo al motorino prendiamo i biglietti, io intanto riprendo a ridere, mi sembra di vivere un film di Fantozzi, poi finalmente riusciamo ad entrare.
Riusciamo a sistemarci sotto la consolle per ammirare Bob che suona attorniato da un gruppo di ballerine dell’animazione bellissime.
La musica è travolgente, migliaia di persone in delirio, qualche mostro qua e là ma innocuo. Il mio naso intercetta odori di ogni tipo, sudore, alchool, lime, fumo, che svaniscono con il getto di aria condizionata e di fumo spruzzato a tempo di musica. Una notte pazzesca.
Ale ed io balliamo come se non ci fosse domani, anche se è oggi domani, i nostri corpi a tempo di musica gettano via le tensioni, i muscoli si rilassano, il cuore è felice di pompare sangue per dare nuova energia alle nostre cellule dormienti.
Rientriamo alle 6 del mattino circa e parcheggiato il motorino chiedo ad Ale se le va di fare un giro in spiaggia. “Ovviamente si”.


Erano anni che non vedevo l’alba.

Tolti i tacchi, i piedi prendono contatto con la sabbia fresca, il silenzio accompagna i nostri respiri, ed il mare danza. L’aria è frizzantina. Qualche giovanotto ancora beve.
Il sole timido ci regala la sua presenza, senza fretta, c’è tempo, c’ è tutto il tempo.
“Quanto siamo piccoli, quanto siamo insignificanti”.
In un altro momento avrei detto, oddio che palle inizi con i massimi sistemi….
Invece no, questa volta ha pienamente ragione.
“Hai ragione, la natura riesce sempre a stupirci e noi non siamo nulla, ma ti rendi conto quanto tempo impieghiamo a rincorrere cose persone, e non ci fermiamo mai ad apprezzare quello che abbiamo”.
“O porca miseria che meraviglia”.
Il sole inizia a prendere possesso del cielo e Ale mi guarda e dice:” Grazie”!
Le sorrido.
“Tra qualche ora partiamo ti va di concludere come si deve questa vacanza?
“Vai”.
In un attimo siamo in acqua, il mare ci accoglie vestite. I respiri e le risate echeggiano nel silenzio di quel giorno appena nato.
Giorni pazzeschi, indimenticabili. Si rientra.
Non una parola…Christian sparito da ogni pensiero. Si inizia una nuova vita.

To be continued

Don’t forget to smile

Raf

 

 

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio – Il Viaggio

Le maschere cadono nei momenti di fragilità. Quella di Ale era in frantumi. Senza difese, senza”impalcature” che potessero proteggerla.
Aveva bisogno di me.

“Ale, non puoi biasimarlo, tu hai preferito mentire al tuo ex, lui non vuole farlo, in più credo che gli uomini non sappiano gestire queste cose, almeno quelli che non hanno un certo carattere, poi parliamoci chiaro, ama la sua donna ed è giusto che la faccia sentire al sicuro”.

“Questo io lo capisco, ma non ammetto il cambio di bandiera…non puoi massacrarmi su quanto sia importante l’amicizia, che il mio uomo avrebbe dovuto comprendere…e bla bla bla e poi fai il contrario e nel peggiore dei modi”.
Non ha tutti i torti ma cosa avrebbe potuto fare se non accettare le conseguenze di quel nuovo rapporto? Incazzata come non l’ho mai vista, mi dice:

“Capisco esattamente cosa sta passando e cosa prova, per cui deve fare il suo percorso e vivere questa bellissima storia d’amore, non sarò io ad interferire, gli voglio troppo bene, per essere causa di un dolore…vivi la tua storia Chris”.
Quelle parole sincere e fiere mi rendono orgogliosa.

“Ok si parte, Ibiza ti va?”.

Detto fatto, mi piazzo davanti alla tastiera del pc ed inizio a navigare. Un volo sarebbe partito da lì ad una settimana, avremmo avuto tutto il tempo di organizzare. Soprattutto gestire le mia richiesta di ferie.
Intanto Ale presa dal momento che io definisco “momento bimbo minchia” inizia a bloccare Christian su tutti i social incluso whatsapp. Me lo comunica dicendo: “Raf come si dice a Napoli? Scind a doss”.
“Ale non è esattamente cosi’”.

“Si ok mi hai capito”
Il suo intento era quello di dire: “Scinn a cuoll” che tradotto vuol dire “ spostati, togliti” come qualcosa che ti crea fastidio e ti dà un senso di pesantezza.
La vacanza era proprio necessaria sia a lei che a me.

Aeroporto di Fiumicino imbarco ore 14.40, selfie di rito a vaffanculo al mondo per qualche giorno. Viaggiamo in prima classe, già, Ale voleva viaggiare comoda e in due ore tra un drink e l’altro entriamo perfettamente nel “mood” della vacanza.
Un atterraggio perfetto, il solito applauso “Evviva l’abbiamo scampata” tipicamente italiano, et voilà siamo nella terra del divertimento per eccellenza.
Un auto ci attende all’uscita, con il cartello come nei film “Miss Ale……Miss Raffaela.” Ci scambiamo uno sguardo furtivo, veloce, conclusione? Scoppiamo in una risata fragorosa.
La nostra vacanza ha inizio. Ibiza ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno aria nuova, nuovi respiri, pensieri positivi ed il sorriso del sole.

E’ tutta una festa, in ogni angolo musica, gente che balla che ride si diverte, anche qualche “mostro quà e là” e qualche bimbo minchia qui e lì”, ma nessuno che invadesse gli spazi altrui.
Lasciati i bagagli nella nostra stanza, nell’Hotel con un nome impronunciabile, rinfrescate, decidiamo che possiamo iniziare in maniera soft… una birra, la corona sale e limone comodamente sdraiate a bordo piscina, con dj set e gente intorno che si scatena in danze improbabili.

In quei momenti e per tutto il periodo della nostra vacanza Christian non è mai stato nominato, cancellato, eliminato dalle nostre conversazioni, ma sapevo bene che non era ancora fuori dai suoi pensieri.

Il bello di Ibiza e della vacanza in generale è che non sei costretta a rispettare dei tempi, ad indossare tacchi, vestiti… eh già, costume tutto il giorno, magari un pareo e niente scarpe, niente orari. La vita rallenta, il battito del cuore con essa, cioè non è più in affanno.
Dopo esserci rilassate, aver goduto della vista di un bel gruppo di “mufloni”, con addominale in vista ma occhio perso in un mondo che non potevamo condividere, mi alzo di scatto e: “Ale quindi che si fa?”

Non ho mai concepito la vacanza come hotel, drink, stop.. ho bisogno di vedere girare, esplorare.
“Cerchiamo un motorino da prendere in affitto, non vorrai sostare sempre qui?

Ale mi guarda con uno sguardo misto, tra Shining e il pagliaccio di Hit.
“Allora, culo pesante che sei venuta per stare in piscina? Io no quindi si va”.
Penso che avrebbe voluto urlarmi qualcosa, nella sua mente lo ha fatto, lo so.
Ibiza è piena di “Rent bike”, in ogni angolo ne trovi uno, dopo aver sbrigato le pratiche di rito, siamo motorizzate. “Evissa” non avrà più segreti.
Ogni giorno un posto nuovo, ogni giorno i nostri occhi e le nostre anime fanno il pieno di stupore, meraviglia, gioia. Indossato il casco siamo andate alla scoperta di luoghi meravigliosi, spiagge bianche, paesaggi mozzafiato, calette paradisiache. Attendiamo con in mano un moijto che il sole metta il culo in acqua e ci saluti con quel sorriso rosso acceso, come un pugno nello stomaco che ci toglie il fiato. San Antonio, Playa Salinas, Playa D’en Bossa, Sant Josep, posti incantevoli, perfetta scenografia per i discorsi sulla vita, sul futuro, e al terzo mojito anche i massimi sistemi, Kant e Schopenhauer andavano per la maggiore.
E poi arriva la notte….
Evissa è la capitale del divertimento notturno. Il Pacha è la discoteca più rinomata in assoluto dove suonano i grandi Dj internazionali. Abbiamo già comprato il biglietto on line prima di partire. Suona Bob Sinclair. Rientrate intorno alle 20, dopo una giornata intensa di mare, sole, birre, decidiamo di fare una doccia e poi rilassarci prima di scatenarci in folli danze al Pacha.
“Ale mettiamo la sveglia così abbiamo un orario indicativo per iniziare a prepararci”.
“Ok messa alle 22.30 che dici troppo presto?”
“Considerando che dobbiamo solo vestirci direi anche alle 23.00, ho chiesto a google quanto fosse distante il locale da qui, mi dice 12 minuti, per cui possiamo fare con calma”.
“Cosa hai fatto? Hai chiesto a google? Tu sei scema”.
Ridiamo e ci addormentiamo stanche, stroncate da una giornata intensa.

 

to be continued…

Don’t forget to smile

Raf

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio 3

Ale e Christian (ovviamente nome di fantasia) si sono conosciuti in un convegno in Puglia. Ale aveva vinto un contest aziendale ed insieme ad altri colleghi ha trascorso 10 giorni in Puglia tra mare e meeting. Christian, romano, era lì per lo stesso motivo ma azienda e lavoro differente.
Da quello che Ale mi ha raccontato, tutto è iniziato in maniera molto semplice…uno scambio di battute in merito al lavoro, un aperitivo. Lei ha impiegato un po’ per aprirsi, è molto diffidente all’inizio, ma poi ha iniziato a fidarsi. Lui sapeva della sua storia. Non è mai successo nulla tra loro, intendo nulla di fisico…hanno condiviso il loro tempo, i loro pensieri, i momenti ludici, birre e cieli stellati.
Dopo quei giorni hanno continuato a sentirsi, di nascosto.

Ale sapeva che fosse sbagliato per Gianpiero, ma credeva anche, che non ci fosse nulla di male nell’avere un amico con il quale confrontarsi. Ale e Christian hanno raggiunto una tale intimità che sembrava si conoscessero da sempre…almeno era quello che percepivo da ciò che Ale mi raccontava.

Christian uomo single, mente libera , sgombera da impegni, dopo un po’ non riusciva a capire come mai non potesse chiamare, o bere una birra in compagnia della sua amica senza avere degli orari stabiliti, o senza doversi nascondere in qualche locale situato in angoli sperduti di Roma, atteggiamento che non riteneva opportuno per persone adulte. Questa cosa diventava spesso motivo di discussione tra loro, Christian sicuro della sua sincerità nei confronti di quell’amicizia pulita …non capiva perché Ale non potesse avere degli amici…
Ale e Christian sono stati amici per anni, di nascosto riuscivano sempre a trovare il tempo per confrontarsi..

Ale mi diceva sempre: “Io con Gianpiero parlo di tutto, ma mi rendo conto che su alcuni argomenti sono un po’ frenata da alcune chiusure mentali che lui ha, con Christian riesco a confrontarmi su qualsiasi cosa, non ho inibizioni e potrei parlare delle ore, anche se spesso ci ritroviamo ad avere idee completamente differenti”.

Poi l’amore arriva anche per Christian, Gioia il nome della sua compagna. L’amicizia  in cui tanto avevano creduto, inizia a sgretolarsi… Gioia a causa della sua gelosia, fa in modo che il suo uomo, interrompa un rapporto che lui stesso aveva tanto difeso.

Lui che si era arrabbiato per la clandestinità di un’amicizia che aveva il diritto di essere vissuta alla luce del sole, trovatosi nelle stesse condizioni di Ale, molla tutto.

Intanto la storia d’amore con Gianpiero finisce.

I giochi si sono ribaltati, stessa storia, stessi protagonisti con parti invertite.

To be continued….

Don’t forget to smile

Raf

 

 

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio – 2

Ale ha dedicato la sua vita alla carriera, è devota al suo lavoro, e proprio a causa della sua dedizione ha interrotto una storia d’amore che durava da 5 anni.

Il suo compagno le ha imposto un out/out in cui le chiedeva almeno di diminuire le ore di lavoro e dedicarsi un pò di più a quel rapporto che stava cadendo a pezzi.
Ale non ha mai amato le imposizioni, ed i limiti alla propria libertà, proprio come me, e non permette a nessuno di impedirle di raggiungere i suoi obiettivi, ovviamente non perché è un iceberg e non le importa delle persone, ma perché in passato aveva accettato dei compromessi per una storia in cui credeva, mettendo da parte i propri sogni le proprie ambizioni, ma poi è stata ripagata con un tradimento.

Non voleva che questo accadesse di nuovo, per cui, nonostante amasse quell’uomo ha preferito lasciarlo andare.
Alla mia domanda: ”Ale sei sicura di quello che fai, so che ami quest’uomo, in fondo non sta chiedendo altro che un po’ delle tue attenzioni credo che sia normale, prova a metterti nei suoi panni… tu al suo posto cosa faresti?”

“Io ho sempre fatto tutto per gli altri, mi conosci, ho sempre messo da parte me, per fare in modo che gli altri fossero felici, ho sempre cercato di mantenere tutto in perfetto equilibrio a mio discapito e quale è stata la conseguenza? Mi sono trovata con un paio di corna sulla testa….
So che probabilmente con Gianpiero potrebbe essere diverso, ma lui mi ha conosciuta così….e forse si è innamorato di me proprio perché sono così…. Mi ha conosciuta che combattevo per imporre le mie capacità, lui sa quanto ho lottato e non voglio fermarmi per quello che secondo me è un capriccio, in più ho dovuto rinunciare ai miei amici per lui, ma non rinuncio al mio lavoro. Ora io sono la mia priorità!.

Un discorso che non condividevo ma potevo capire, risultato? Tanta sofferenza ed un nuovo ruolo manageriale in azienda.
In questi 5 anni in cui è stata legata a Gianpiero, anche se mal volentieri, ha dovuto un po’ mettere da parte delle amicizie maschili a cui teneva tantissimo. Perché nonostante tutto, non voleva creare problemi nella coppia. Gianpiero aveva espresso una certa intolleranza ad alcuni rapporti, non credeva che tra uomo e donna ci potesse essere un’amicizia sincera, senza alcun interesse. Questa scelta le ha pesato molto, perché la sentiva come una mancanza di fiducia nei suoi confronti e nell’amore che provava per lui. Accettò qualche limitazione… a modo suo… Continuò a sentire i suoi amici purtroppo di nascosto, e poi a vederli aggiungendo alla sua agenda qualche cena di lavoro fasulla. Evitava discussioni con Gianpiero e aveva ottenuto ciò che voleva…
Tra questi amici, anche l’autore del testo del messaggio appena arrivato.

Cristian, (ovviamente un nome di fantasia) 45 anni, alto moro , un bel tipo, faccia furbetta, molto sicuro di se, tanto che a volte questa sua sicurezza eccessiva, poteva essere confusa con arroganza…. a volte era proprio arroganza. Uomo in carriera, nel mondo della finanza, ambizioso. Ho avuto modo di incontrarlo poche volte, mi è stato difficile definirlo… Probabilmente quella sua sicurezza era solo apparenza per nascondere qualcosa….vecchie frustrazioni, delusioni, chissà…come se volesse riscattarsi…. come se volesse una rivalsa sulla vita che forse non era stata cortese con lui…  ma a parte questo non mi sembrava una persona cattiva.

To Be Continued

Don’t forget to smile

Raf

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio

Ci sono giorni in cui tutto sembra andare come deve andare, altri sembra che tutto vada storto ma indossi il tuo sorriso migliore e tutto scorre… altri ancora ti destabilizzano, interrompono un equilibrio che fino a quel momento credevi fosse solido…ti rendi conto che non hai più nulla sotto controllo e sembra che la terra ti stia tremando sotto i piedi. Ma poi ti fermi analizzi, e tutto ritorna più o meno come prima, o almeno è quello che credi…

Ed è quello che è successo ad Ale.

Ale è una mia amica, una donna adulta ormai. La sua vita ha avuto degli alti e bassi, come tutti del resto ed è sempre stata brava a non mollare, guardare avanti ed andare dritta per la sua strada.
E’ una donna molto forte, ha sempre dovuto lottare per ottenere ciò che le spettava, ed io l’ammiro molto per questo. Lavora presso una grossa azienda in qualità di Manager, esattamente non ho mai capito di cosa si occupi, ha tentato più volte di spiegarmelo, ma ho sempre dirottato dicendo “Ah wow che fico, deve essere interessante”, ma i termini tecnici, e le espressioni inglesi che usa… mi mettono in difficoltà, quindi ne esco pulita facendo la vaga e continuo ad ammirarla, nei suoi tailleur firmati ed i tacchi a spillo, che mi racconta indossare solo quando arriva in ufficio. Si sposta in moto, una Suzuki Gsr 600, grigio metallizzata. Questo la rende semplicemente unica.
Ale ed io ci conosciamo da tempo e non c’è nulla che non sappia di me ed io di lei. Spesso, quando non abbiamo la possibilità di vederci, a causa di impegni reciproci, restiamo al telefono a chiacchierare per ore, di solito la notte…

Questo è quello che fa diventare unica un’amicizia in fondo…no?

Quella sera però qualcosa di strano avvenne…
Credo fosse marzo. Ricordo esattamente che ero alle prese con l’impaginazione del mio racconto, quando la spia del mio samsung si illumina ad intermittenza… La spia mi avvisava di un messaggio, ero certa che fosse Ale, infatti non mi sbagliai.
Uno screenshoot (è un termine che si usa per indicare la foto dello schermo del telefono), di un messaggio che la stessa Ale aveva ricevuto.
“O porca vacca” pensai.
Salvai la mia pagina di lavoro al computer e le inviai un messaggio:

“Come stai?”.
La risposta non tardò ad arrivare con “un’emoticon” di una faccina spaventata ed un’altra incazzata.
“Posso chiamarti?”.
“No, sono ad una cena di lavoro e posso solo scrivere, sai …guardo email di lavoro”.
“Ok, bene, cosa pensi di fare?”.
“Vorrei urlare, come se avessi l’ugola di Pavarotti”
Quella esclamazione mi fece sorridere, sapevo esattamente cosa intendesse dire.
“Certo, i morti talvolta resuscitano, ma tu non fare cazzate?”.
“Aspetta, siamo alla seconda portata, a breve mi allontano per andare in toilette e ti chiamo”
“Ok matta, respira”.

Mi soffermai sul quel messaggio:

“Io e Gioia ci siamo lasciati, sentivo il bisogno di dirlo a qualcuno, scusami. ho scelto un’amica che c’era molto prima di lei… e che mi manca.”

Ripresi a lavorare, e iniziai a pensare a cosa ci fosse dietro a quel messaggio….

 

To be continued

 

Raf

 Don’t forget to smile

 

Il Concerto

 Ventiquattro settembre 1996, primo pomeriggio, una monovolume, il sole riflette sui vetri oscurati dei finestrini, solo un piccolo spazio aperto separa l’interno dall’esterno… quello spazio ci permette di intravedere la visiera di un cappellino verde militare.. questo basta per farci battere il cuore.

Domenico mi aveva fatto dono di tre biglietti per un concerto… non starò qui a raccontare le motivazioni… l’amicizia era anche questo, donare per non ricevere nulla in cambio, o per aver già ricevuto e aver desiderio di ricambiare….ma andiamo avanti.

Un lontano pomeriggio in cui la terra Felix era baciata dal sorriso del sole, tre giovani donne stanno per vivere un giorno che non avrebbero più dimenticato, che avrebbero raccontato ai propri figli, come un momento d’oro della loro vita, come qualcosa di meravigliosamente magico, ed irripetibile.

Io ero una di quelle giovani donne.

L’intera giornata dedita a quell’unico evento. La scelta dei vestiti, chi avrebbe guidato l’auto , dove avremmo potuto parcheggiarla, l’orario preciso in cui partire. Tutto studiato in ogni particolare.

Napoli attendeva il nostro arrivo. Parcheggiata l’auto in viale Guglielmo Marconi, in prossimità degli studi rai, non facciamo in tempo a premere  il tasto di chiusura  del telecomandino della Rover di mamma, che un auto scura attira la nostra attenzione. I nostri occhi puntano un piccolo spazio d’aria causato dal finestrino leggermente abbassato, alla ricerca di un indizio…

Quel cappellino verde militare inconfondibile segnale, che quell’auto trasportava personaggi di calibro pesante.

Il nostro entusiasmo incontenibile, ci porta all’ingresso dello stadio, quasi senza che potessimo renderci conto della strada percorsa.

Ed eccolo, davanti a noi,  meravigliosamente immenso… il luogo sacro di tutto il popolo napoletano.  Il nostro sguardo non riusciva ad andare oltre le alte pareti, quelle pareti che avevano assorbito le vibrazioni della curva sud, ad un goal del ” Pibe de oro”. I cancelli di metallo sembravano intonare ” O’ Sole Mio”… Riuscivo a sentire sulla mia pelle l’aria spostata dalla “Ola” fatta dai migliaia di tifosi all’annuncio della squadra in campo…

Il ” San Paolo”, ora si preparava ad  accogliere anche noi.

Dopo aver dimostrato ai vari Stuart dei vari gates, la nostra incapacità nel trovare l’ingresso indicato sul nostro biglietto, ci accodiamo, per intuizione, alla grande folla che si era addensata  all’ ingresso principale. Seguiamo la fila e finalmente dopo aver mostrato il biglietto e fatto i controlli di rito ci lanciamo alla ricerca del nostro posto.

La vista era stupenda. Migliaia di persone in attesa di accogliere l’energia sprigionata dalla voce di un’unica persona.

Non facciamo che meravigliarci per ogni piccolo dettaglio, il tecnico sul palco, le luci, il sound check, il fischio del microfono…  Ci chiediamo mille cose.. “chissà con quale canzone inizia, chissà se ci saranno degli ospiti a sorpresa”. I “chissà”…. si sprecavano fino a quando non ci viene annunciato il gruppo spalla… ovvero il gruppo semi sconosciuto che apre il concerto intrattenendo il pubblico preparandolo all’evento.

Poi finalmente calano le luci, un boato da fare paura al Vesuvio, raggi di luce sparati sul palco con un ritmo intenso…e le prime note…

Tutti in piedi e brividi sulla pelle….

” Come è cominciata io non saprei la voglia infinita di te….”

Quella voce un po’ nasale che avremmo riconosciuto ovunque ci entra nel sangue e ci esalta fino a perdere le inibizioni dovute alla nostra timidezza…Una folla ed un’unica voce ad accompagnare Eros Ramazzotti in questo concerto.

La gioia non poteva essere contenuta, e arrivate fin lì, non ne avevamo nessuna intenzione.

Era il nostro primo concerto insieme, ed il nostro primo in assoluto.

Le canzoni dell’album si susseguivano una dietro l’altra, e noi a squarciagola volevamo far sentire anche la nostra presenza.

“Ciao Napoli”….

Lo stadio tremò…e un segno indelebile inciso nel mio cuore.

Un carico di strepitosa energia in ogni nota. Emozione unica quando nei mega schermi posti ai lati del palco vengono proiettate immagini di un visino dolce ….e poco a poco il pianoforte si fa spazio con le note di “L’aurora”.

Quelle immagini e quelle note hanno creato un mix magico, ci hanno fatto sentire parte della sua famiglia… noi ci sentivamo la sua famiglia…quella di Eros…

Come topolini incantati dalle note del pifferaio magico, seguiamo le note di ogni canzone , lanciandoci qualche sguardo e qualche sorriso felice e soddisfatto nel mentre….

Quella notte lo Stadio San Paolo si illuminava di energia pura…di voci, di sorrisi, di lacrime di gioia..

Michela, Sonia ed io non abbiamo perso un solo istante di quel giorno, non un solo respiro, non una sola nota…tutto custodito nei nostri sguardi, nei nostri ricordi. Tutto ritorna sulla pelle quando per caso in Tv si parla di Lui del nostro idolo della Terra promessa, di quel poeta che sembra raccontare le nostre vite…nelle sue canzoni….

Ti porto dove c’ è musica, cantava… e la sua musica ha accompagnato un bel pezzo della nostra vita…

Oggi abbiamo provato  a raccontare quella notte, Sonia ai suoi figli, Michela ai suoi, ed io a miei nipoti….ma Violetta, e Rovazzi hanno una forza di persuasione che le vibrazioni del ” nostro concerto” non hanno… Peccato.. intanto aggrappate a quei ricordi il sole di quel pomeriggio continua a sorriderci….

 

Don’t forget to smile

 

Raf

 

 

INTERVISTANDO – IRON MAN 2

” Mio padre era una persona straordinaria, come tutti i figli , avevo per lui una sorta di venerazione. Sono cresciuto con il suo esempio, e da lui ho ereditato la passione per la caccia. Proprio grazie a questa passione eravamo spesso insieme ed un giorno però accadde l’impossibile. Quel giorno la mia vita cambiò totalmente.

Ero ad Anguillara, avevo 35 anni mio padre ed io avevamo organizzato una battuta di caccia. Era il nostro giorno ” Padre – Figlio”. Sistemate le nostre attrezzature, fucile, cintura con i proiettili, entrammo nella selva. Ci separammo dandoci appuntamento come di consueto per il rientro. Mi immersi nel verde, alla ricerca di prede da colpire, di solito uccelli. Il tempo trascorse inesorabile, fino a quando sentì dei rumori che si avvicinavano nella mia direzione, armai il fucile e lo puntai, … era un uomo.. Riposi il fucile e l’uomo pronunciò parole incomprensibili al momento, mi fece cenno di seguirlo, come un’ automa lo feci, ma nulla mi era chiaro. Il nonno, mio padre si era accasciato dopo aver sparato un colpo, l’ultimo uscito dal suo fucile. Un infarto lo aveva stroncato, lì, probabilmente la gioia per un grosso bottino, almeno così ci piace pensare oggi.”

Per Luigi inizia una nuova vita, nuove responsabilità, che nessuno gli aveva imposto, ma di cui si sente sommerso.  Il rapporto con sua madre diventa più intenso e vivono quasi in simbiosi, si sostengono per non mollare mai.

La vita inizia a cambiare totalmente. A causa di incomprensioni il suo matrimonio finisce con un divorzio. Luigi non dismette mai le sue responsabilità di padre ma inizia a vivere una vita diversa. Lavora tanto, vive da uomo libero, riprende in mano la sua “gioventù” vissuta poco. Donne, viaggi e tanto divertimento.

Ma un uomo come me non poteva rimanere solo per lungo tempo, e il caso me lo ha dimostrato. Un giorno ero in barca, un motoscafo Fiart con un motore da 35 cavalli carniti, ora non esiste più, ma era un bel motore ai miei tempi, ero con un mio amico e decidiamo di sostare nei pressi dello stabilimento balneare ” Famous Beach”. Lì incontrai la mia ” straniera”. Ovviamente stavo vivendo la mia vita da single, non avevo nessuna intenzione di avere relazioni stabili, ma come si dice “al cuor non si comanda”.

Luigi riapre di nuovo il suo cuore alla vita, Gerardina , Miss Primavera, nativa di Angri ma domiciliata a Como,  che gli ridona il sorriso.

Io non lo volevo, avevo capito che era un “fringuellone”, insomma un uomo che saltava di fiore in fiore, e l’ ho sempre rifiutato. La sua costanza, i suoi modi gentili, il suo garbo nel porsi nei miei confronti mi ha fatto cedere e ci siamo sposati, il 7 Agosto del 1979 e ora sono anni che lo sopporto, ma nonostante tutto gli voglio bene.

” Sono io che sopporto te”.

Una nuova rinascita quindi per Luigi. Ora possiamo chiamarlo anche Gino, è così che lo chiamano in famiglia. Gino si è preso cura della sua famiglia, sempre.

Un occhio di riguardo per Antonella, ultima sorella. Aveva solo 15 anni quando perse il padre e Gino doveva supplire a quella mancanza. Non gli ha mai fatto mancare nulla, Antonella divenne la sua priorità. Orgoglioso di accompagnarla all’altare quel giorno di Aprile…

“Organizzammo il matrimonio nei minimi particolari dal vestito alla cerimonia, alla festa. Chiesi anche al mio amico e collega Gargiulo di prestarmi il suo Mercedez,  era l’auto del momento, solo i signori potevano permettersela. Mia sorella doveva avere il meglio.

Giuseppe Suo padre , sarebbe stato orgoglioso di lui.

“Antonella non era una ragazzina facile, quando ero fuori per lavoro mi rubava la macchina senza avere patente e se ne andava in giro, ti confesso che non mi sono mai accorto di nulla, queste cose le ho sapute da qualche anno…capisci…non potevo mai mollare la presa… ahahah che tempi.

Oggi ad 81 anni nonno arzillo, operato di appendicite, angioplastica, impiantato pacemaker, principi di infarti vari, diabete… combatte come quando ne aveva 16, è stanco certo, il suo volto porta il peso di anni di sacrifici, di dolori. i suoi occhi hanno visto e hanno vissuto  più di ogni altro supereroe, ed è qui forte a raccontarmi come si vive, come si vive veramente.. combattendo. I suoi occhi brillano durante i racconti della sua vita , soprattutto quando parla di suo padre.

” Zio non ti commuovere altrimenti fai piangere anche me”

Allora respira e si ricompone. ma i suoi occhi non hanno bisogno di altre parole.

Gino è Iron Man.

Ho imparato l’amore per la scoperta grazie a lui, mia sorella ed io siamo come figlie per lui. Attaccate alle sue caviglie quando si trattava di viaggiare. Il nostro primo campeggio senza mamma e papà, la nostra prima caprese pomodoro e mozzarella, l’ abbiamo vissuta con Gino e Gerardina.

Uomo ricco di esperienza da condividere, di voglia di raccontare. I suoi sorrisi, per le sue marachelle da giovane, i suoi scontri  con sua moglie, in merito ai dettagli del loro incontro, valgono mille parole, mille racconti.

Ecco lui è Iron Man. L’uomo d’acciaio, l’uomo che chiude le cerimonie di famiglia con una sua canzone, l’uomo temprato dalla vita e comunemente speciale nella sua normalità. Sono questi gli eroi di cui dovremmo raccontare più spesso.

Raf

Don’t forget to smile

 

 

 

 

INTERVISTANDO – IRON MAN

Ho sempre associato l’eroe della Marvel “Iron Man”a Robert Downey junior, l’attore che ne interpreta il ruolo nel famoso film. Ma a volte senza esserne a conoscenza, scopri che in fondo c’è un “Iron Man” in ognuno di noi.Non è solo un personaggio dei fumetti, è anche una persona comune, magari presente nella tua vita. Molte volte la vita di persone comuni non è raccontata perché priva di aneddoti interessanti…

Considerazione al quanto sbagliata.

Mi sono divertita ad interpretare il ruolo di una giornalista, con una persona a me cara e grazie a qualche domanda mi si è aperto un mondo sconosciuto. La vita di una persona apparentemente comune diventa quella di un “comune” supereroe.

Questa è la storia del mio Iron Man.

Nato il 9 gennaio del 1936, primo di 9 figli.

Nel 1936 la seconda guerra mondiale è alle porte, un soffio di vita si intrufola nelle fessure della porta di casa Coppola, dove si sente il gemito di una nuova creatura, Raffaella Esposito dà alla luce Luigi,  suo primogenito.

“La guerra era ovunque, avevo solo 3 anni, molti non mangiavano che pane e cipolla o baccelli dei piselli. Mio padre, Giuseppe Coppola, aveva un laboratorio di sartoria in centro, aveva studiato a Parigi, ed era benvoluto dagli “stranieri”, lo chiamavano il sarto parigino, per cui non siamo mai rimasti senza cibo. Loro gli chiedevano dei piccoli lavori sartoriali e noi mangiavamo. Ma un giorno qualcosa è andato storto. Giunse alle orecchie dei tedeschi che mio padre fosse Ebreo, non so perché, o chi avesse messo in giro questa voce. Una mattina 3/4 rappresentanti dell’esercito tedesco portarono via papà dalla sartoria. Io ero solo un ragazzino e rimasi fermo immobile nel retro bottega, impotente e terrorizzato. Avrei voluto urlare “Ferma lasciate mio padre non ha fatto nulla”, ma ero solo un ragazzino impaurito. La nonna , scusa , mia madre non si perse d’animo e grazie ai suoi contatti riuscì a smuovere le acque. Un sergente delle SS, cliente della nostra sartoria, si fece garante per mio padre, giurando che non fosse ebreo, che venne così rilasciato. Furono dei giorni tremendi, sono passati tanti anni ma quelle immagini e quelle emozioni sembrano di oggi”.

 

Luigi, ha frequentato le scuole primarie fino alla seconda media. Come molti ragazzi della sua età, però non amava studiare, per cui con i soldi della retta che suo padre gli consegnava per pagare l’istituto delle suore, andava a Napoli a fare baldoria con i suoi coetanei.

“ Non avevo proprio voglia di studiare, appena il sorriso del sole mi sfiorava il viso, organizzavo una gita lampo a Napoli, dove mi divertivo con i miei amici. A sedici anni  però sono dovuto capitolare. Mio padre non accettava il mio comportamento, e  lasciata la scuola, ho iniziato a lavorare nel suo laboratorio , rubando qui e lì i segreti del mestiere. Un giorno normale diventò un giorno speciale, quando mio padre per premiarmi della costanza sul lavoro che gli avevo dimostrato, mi comprò una bicicletta da corsa, una “Legnano” (a quei tempi pochi potevano permettersela). Quella bici mi ha fatto sognare, regalandomi tante soddisfazioni. Dopo duri allenamenti, sono stato campione di 1 Km in pista, gareggiando nel velodromo ad Arenella (cittadina di Napoli).”

Luigi cresce sano, ma in fretta, sono lontane le gite a Napoli, cresce la famiglia, crescono le sue responsabilità di primogenito. Come la maggior parte dei napoletani, nel suo sangue scorre la musica, dove si rifugia nel suo tempo libero. Si dedica allo studio della batteria, con passione, con tenacia, e dedizione. Riesce a creare un gruppo, una piccola Band, con la quale si esibisce in alcuni locali con le cover di Renato Carosone. Grazie a queste esibizioni, viene notato da Peppino di Capri, il quale rapito dalla passione di quest’uomo per la musica, gli propone di suonare con lui in tournè.

Ma ben presto le passioni passano in secondo piano, se la tua famiglia ti chiede supporto.

“La famiglia cresceva, e non potevo soltanto pensare a cosa piacesse a me, per cui ho dovuto iniziare a lavorare seriamente per sostenere mio padre e tutte le spese che bisognava affrontare in casa. Ho trovato un lavoro che mi calzava a pennello. Il rappresentante di abbigliamento. Ho sempre amato il contatto con la gente, poter comunicare, confrontarmi. Ho viaggiato tanto e incontrato molte persone, da ognuna di loro ho appreso molto.  Ero giovane ed ero come una spugna assorbivo tutto ciò che poteva interessarmi. Si, ho avuto molte soddisfazioni, in più ho raggiunto il mio obiettivo: sostenere economicamente la famiglia, che cresceva… 11 persone in casa non erano poche da sfamare, da vestire..”.

Luigi  diventa un uomo responsabile, capace di provvedere a se stesso ed anche agli 8 fratelli.

Arriva anche per lui il tempo dell’Amore.

“Il destino ha portato sul mio percorso di vita Rosa, una bella donna, dai colori mediterranei. Dopo averla corteggiata per qualche tempo, con le dovute precauzioni per l’epoca, sai quello che hai visto nei film è vero.. Ti ricordi la canzone ” Ie mammt e tu” ecco, noi usavamo queste accortezze senza mettere a repentaglio la reputazione delle giovani signorine. Nel 1961, avevo solo 25 anni, mi sono sposato. Una bella cerimonia , una bella festa. Da questo amore, nasce Giuseppe. Ero pronto, ero preparato, mi sentivo padre da sempre, ho cercato di dare sempre il meglio a mio figlio, come mio padre aveva fatto con me”.

La vita andava avanti con alti e bassi, Luigi non ha mai mollato. E’ sempre stato il primo figlio, l’uomo di casa insieme a suo padre, ma quando quest’ultimo viene a mancare tutto crolla, tutto diventa più complicato. Iron Man ha piccoli segni di cedimento…

La vita riserva sempre delle sorprese.

To be continued…

 

Raf

Don’t forget to smile