IL TEMPO – PARTE 4
Il sole filtra le tende e raggiunge le mie palpebre socchiuse, raggiunge la pupilla e proprio come la fibra ottica imprigiona i fasci di luce e trasporta informazioni, così il sorriso del sole mi porta a ritroso nel tempo..ed ecco i ricordi riaffiorare e la voce dell’uomo senza volto riprendere il suo racconto, voce calma e pacata..
“Arrivati ad Atripalda (questo il nome del paesino dove vivevano i miei zii) ad Avellino, svuotata l’auto da valigie e leccornie romane, dopo qualche ora di assestamento e assegnazione delle camere ( io avrei dormito con le mie cugine), arrivano parenti per i saluti di rito.. Tu poi sei napoletana sai come vanno queste cose.
” Annuisco e sorrido “
Zio Pinuccio, nome di battesimo Giuseppe, era il primo sempre, ogni anno, lavorava la terra e aveva del bestiame a cui badava, e le uova fresche al mio arrivo erano un “must”:” T’agg purtat l’ovett fresco fresco cosi’ domani la zia te lo fa sbattuto, eh quann to mang a Rom accussi’ eh giovanotto?”, poi si rivolgeva a zia “Ma raccumann miettc nu cucchiar e zuccr, ven na crem”. ( Ti ho portato l’ovetto fresco fresco così domani zia telo prepara sbattuto eh quando lo mangi un uovo così – mi raccomando metti un bel cucchiaio di zucchero vine una crema).
La zia era una vera esperta quindi era abbastanza infastidita dalle raccomandazioni di zio Pinuccio.
Devi sapere che in questi paesini le distanze erano veramente brevi, diciamo che la famiglia era tutta dislocata nei dintorni, quindi se zia Annuccia aveva preparato la parmigiana per cena, la ritrovavi davanti alla porta con le ciabatte, il grembiule e la riconoscevi subito dal modo in cui suonava il campanello: ” Ue’ eccomi, agg fatt a parmigian po uaglion, e chill quann sa mang a Rom na cosa accussì”.
Ad Atripalda non si aveva una buona considerazione di Roma, almeno non si credeva che era possibile acquistare anche lì del cibo, ma non mi importava ero in vacanza e adoravo tutte quelle attenzioni, tranne i pizzicotti vigorosi sulle guance da parte di zia Rita, era un dolore pazzesco e la guancia rimaneva rossa per ore.
Il giorno dell’arrivo terminava poi così, tra il viavai di zii, cugini e pietanze, chiacchiere e ricordi, ed i gossip di quartiere, che adoravo in particolar modo, anche se non sapevo di chi si parlasse esattamente. Zia Rita era sempre quella più informata, e quando doveva comunicare una notizia, saputa per caso, aveva sempre lo stesso iter, si sedeva con le gambe un po’ aperte, forse quella posizione era dovuta alla sua stazza che non era proprio longilinea, si piegava in avanti e con un filo di fiato:” Comunque ca o’munn gir tutt o’ cuntrarj” In questo modo riusciva ad attirare l’attenzione di tutti e continuava “A’ Signora Ninuccia, quella del palazzo di fronte, me ritt che la figlia della signora Tonia, chell ca tien a’ salumeria, ha fatto la fuitina… eh mo’ sta incinta, tu hai capit un poco” e le rispondevano ” Uh mamma mia ma quella è una ragazzina, chella povera signora Tonia, sta figlia quanto dispiacere le ha dato”.. Le chiacchiere gossip continuavano, con interrogativi sul sesso del nascituro, quanto tempo mancasse al parto, dove avrebbero vissuto i due giovani innamorati e sopratutto chi avrebbe dato loro sostegno. A quei tempi erano veramente “gossipponi”.
Un sorso di Guinness interruppe il racconto dell’uomo senza volto e ricordo di aver detto qualcosa del tipo: ” Anche a C. Mare un tempo queste notizie facevano scalpore, altri tempi, per fortuna oggi non esistono più, o almeno non come prima, o almeno non che io sappia” ed una fragorosa risata si estese sul mio volto… ” Dimmi poi hai saputo come è andata a finire questa storia?”
“Nei giorni avvenire, si susseguirono varie voci di corridoio, che la figlia di Tonia avrebbe avuto due gemelli, che il compagno era scappato in America con dei soldi che aveva risparmiato facendo il macellaio, e che la povera giovane avrebbe vissuto con la madre”.
Ed é stato così? chiesi incuriosita.
No, i due poi si sposarono, lui continuò a lavorare come macellaio, presero una piccola casetta accanto alla signora Tonia, ed ebbero una figlia che chiamarono Tonia.
Insomma il mio arrivo era sempre una festa per tutti e anche per me… Andai a coricarmi, stanco con una guancia violacea, ma felice perché la settimana seguente avrei accompagnato zio a lavoro…
Il tono della sua voce era ricco di entusiasmo, ma quanto avrei voluto vedere i suoi occhi o qualche espressione del suo viso… continuavo a mantenere la concentrazione ed essere focalizzata su quei ricordi.
To be continued
The Sun’s Smile