FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA D’AMICIZIA 5

“Bottanuco è un comune italiano di 5 113 abitanti, della provincia di Bergamo, in Lombardia. Situato nell’isola bergamasca, sulla riva sinistra del fiume Adda, dista circa 22 chilometri a ovest dal capoluogo orobico, ecco cosa dice wikipedia.

Il sole ormai aveva preso il suo posto del cielo terso. Parcheggiammo l’auto in uno spazio dedicato accanto alla chiesa della cittadina. Scendendo dall’auto mi avvolse un senso di inquietudine, e non fu solo una mia sensazione. Il silenzio irreale ci travolse, e se prima si sorrideva pensando a qualcosa che era stato, ora un migliaio di domande frullavano nella nostra testa. Sembrava di essere su un set di un film, ecco si, proprio un film… ” Io sono leggenda”, Willy Smith andava in giro con il suo cane nella città silenziosa e poi all’improvviso degli strani esseri, che un tempo erano stati uomini e donne, sbucavano fuori per attaccarlo…mi ritrovai a guardarmi le spalle inconsciamente e a controllare che Savio ed Antonio mi fossero sempre accanto.

Tranquilla, troppo tranquilla Bottanuco per chi ha sangue napoletano che scorre nelle vene.

Iniziammo a fare domande in giro, a quelle poche anziane anime che sedute ad un bar bevevano il caffè, non avevamo l’indirizzo preciso, ma sapevamo che in un paesino come quello sarebbe stato facile… infatti avevamo ragione.

In silenzio seguimmo le indicazioni che ci avevano fornito, il silenzio dominava anche tra noi. Quei pensieri, quelle domande riecheggiavano nelle nostre menti…” Ma come cazzo c’ era finito qua!”. Eravamo all’esterno della sua abitazione, quei muri malandati, diroccati, stanchi, erano esattamente lo specchio di cio’ che aveva vissuto la sua anima…

Teste basse, occhi gonfi di lacrime, ci allontanammo, era ancora presto, ora dovevamo far finta di nulla e farci forza l’un l’altro. Riprendemmo l’auto e decidemmo di andare a cercare un posto dove andare a mangiare qualcosa. Entrati in macchina, ebbi la sensazione di essere protetta. Come se gli sportelli dell’auto avessero lasciato fuori quella solitudine, quel silenzio assordante che ci aveva avvolti. Respirai.

Scegliere il luogo dove ristorarci non fu facile. Chiedere a google non ci aiutò molto. Alla fine ci ritrovammo in un centro commerciale nel mezzo del nulla, a mangiare pizza e, a bere birra. Solo al pensiero di quella immagine sorrido. Tre napoletani in un centro commerciale di Bottanuco che mangiano pizza!!. Commentando la situazione, ci ritrovammo a sorridere e non eravamo piu’ solo in tre. Tra battute, amuchina, e mascherine, si era fatta l’ora di andare…

Da questo momento tutto quello che accadde sarà solo per noi, resterà nei nostri abbracci, nei nostri occhi, nelle nostre lacrime. Una cosa posso condividere: la disperazione composta di una madre, spenta da quella immensa sofferenza. Ascoltammo ed osservammo inermi, i racconti di come aveva vissuto…

Il resto fu silenzio.

Ripartimmo con l’anima in lacrime, quei ricordi e quelle domande che non avrebbero più avuto risposta. Qualcosa ruppe quel senso di irrequietezza… Il telefono di Savio squillò.

Quella frizione proprio non si trovava…

Antonio ed io in uno sguardo complice iniziammo a ridere. Una di quelle risate liberatorie, piene, vere….. era con noi.

Il viaggio del rientro fu davvero lungo, ma piacevole. Ci fermammo in un autogrill, per un caffè e per mangiare qualcosa… Savio aveva fame.  Ci posizionammo in un tavolino lontano da assembramenti che facevano sempre paura, ed i ragazzi si alternarono per andare al bagno e non lasciarmi da sola.  In autogrill entrò poi un gruppo di uomini, forse camionisti, io avevo deciso di prendere una red bull per avere un po’ di carica, mi avvicinai alla cassa e notai una cosa che mi riempì il cuore di gioia: Antonio si alzò dal posto in cui era per seguirmi con lo sguardo, ero uscita dalla sua visuale, controllava che tutto fosse a posto. Quel gesto anche se non necessario, perchè  non c’ era nulla di pericoloso, mi fece comprendere quanto avere amici come loro nella mia vita fosse davvero importante, e le distanze, il tempo, le esperienze diverse che avevamo vissuto non ci avrebbero mai allontanato veramente, la nostra una banale storia di vera amicizia…

I ragazzi erano veramente stanchi, proposi di guidare, per dare loro il cambio, ma mi dissero che piuttosto avrebbero guidato bendati… Ringraziai per la fiducia e iniziarono gli sfottò quelli nostri… solo nostri…e  tra risate e battute, ad un certo punto sentimmo un tonfo, uno ” stuck”.

” Anto meno male che è nuova la macchina, questa frizione la massacri”… ma quel rumore era altro…

 

To be continued

The Sun’s Smile