VISTO PER VOI – LA REGINA DEGLI SCACCHI – Queen’s Gambit

The Sun’s Smile ha visto per voi, La Regina degli scacchi, mini serie di Netflix.

In attesa che i cinema riprendano vita, che si possa tornare a frequentarli come un tempo, le piattaforme streaming, prendono il sopravvento e ci propongono un vasto assortimento di film, serie, e documentari provenienti da ogni parte del mondo.

Il titolo che piu’ ha attirato la mia attenzione in questo periodo, è stato ” La regina degli scacchi”, un po’ incuriosita anche da un mondo che conoscevo poco, quello degli scacchi appunto. Mi ha completamente rapita.

Ecco la storia.

Ambientata nell’America degli Anni ’60, la mini-serie racconta la storia di Beth Harmon.

Orfana di entrambi i genitori, la piccola Beth finisce in un collegio religioso femminile a 9 anni: qui incontra quella che diventerà la sua migliore amica, Jolene, ma comincia anche ad assumere per volere proprio dei medici del collegio (delle pillole che servivano a “calmare” i bambini)  dei tranquillanti, dai quali poi risulterà essere dipendente. Al collegio Beth, per pura casualità, grazie ad un incontro con il custode del palazzo, inizia a giocare a scacchi. Imparerà i rudimenti del gioco, e la notte, complici le pillole che prende, ripete nella sua testa la partita, mossa dopo mossa. Il custode capirà il talento della giovane e le permetterà di incontrare il direttore di un club di scacchi…da quel momento in poi Beth sarà inarrestabile.

Beth  sarà adottata da una famiglia benestante, crescerà come crescerà la sua ossessione di vincere ad ogni costo, e che per farlo, si convince sia necessario assumere medicine o dell’alcol. Una storia di rivalsa, per una bambina orfana, che con le sue mancanze, con le sue dipendenze, gli eccessi della  sua vita, riesce a diventare la regina di una disciplina fino a quel momento destinata solo agli uomini.

Una serie che si lascia divorare, impossibile non vederla tutta di un fiato.

Questa serie è sbalorditiva, come lo è l’attrice  Anya Taylor – Joy. Pazzesca da adolescente ad adulta. I suoi sguardi, i suoi gesti, la sua freddezza, riempiono lo schermo e lasciano il pubblico ipnotizzato. E’ bravissima a calarsi, in un periodo che non le appartiene, quello degli anni 60′, coadiuvata da scenografie e costumi impeccabili. Si cala perfettamente nel personaggio rendendolo sensuale, fragile, determinato, enigmatico e potente. Il riscatto di una bimba orfana, che scappa dalla realtà della sua solitudine, in cui non controlla cio’ che puo’ accadere, e si rifugia nella sicurezza di una scacchiera i cui pezzi sono assolutamente sotto il suo controllo.

La storia è tratta da un romanzo di successo di Walter Travis del 1983, il cui titolo originale è Queen’s Gambit, “il gambetto di donna”, che è una mossa di apertura degli scacchi in cui la protagonista è molto brava. 

Come sempre sono per la politica No spoiler, per cui mi fermo qui.

La regina di scacchi è una serie da gustare, con un buon bicchiere di vino e luce soffusa.

La regina di scacchi è su Netflix.

Buona visione.

 

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

 

 

FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA D’AMICIZIA 4

Savio è un rivenditore di pezzi di ricambio per auto e moto on – line, Antonio membro dell’Arma dei Carabinieri, io impiegata. Mentre Antonio ed io avevamo chiesto un permesso dal lavoro, Savio era sempre operativo. Il suo telefono iniziò a squillare dalle 8 del mattino. Un cliente aveva chiesto una frizione per una moto.  Savio iniziò a fare telefonate per cercare questa frizione che al momento in negozio non aveva… Da noi, in Campania spesso si dice ” Iniziò il cinema” per indicare qualcosa di quasi surreale. Non riuscivamo a mettere insieme un discorso che il telefono squillava “Uè Toto’ chre….e ja famm sape”, nulla la frizione non si trovava.

Mi meravigliai nel vederci cosi’ cresciuti, saggi, maturi. I nostri discorsi avevano un sapore di vita vissuta. Avevo lasciato i ragazzi della ” Miss” e avevo ritrovato degli uomini con la loro storia. Le problematiche dei quarantenni e non, sono sempre le stesse: per qualcuno la famiglia, per altri crearsela… e da questi elementi guida riuscimmo ad estrapolare dalle nostre anime cose, che forse non sapevamo di nascondere.. Ci mettemmo l’uno a disposizione dell’altra, senza remore, senza timori, senza alcuna difesa.

Il telefono squillò.

“Pronto, uè dimmi, ah nun c sta… fa na cosa chiedi a Gennaro fatt ricr o prezz e famm sape’, ok vabbuo’ grazie cia”( non c’è, fai una cosa chiedi a Gennaro, fatti dire il prezzo, poi fammi sapere, ok grazie)

Questa frizione era introvabile.

L’autostrada scorreva davanti a noi, e ad un certo punto Savio iniziò a ridere :“Anto ti ricordi quando Mimmo scivolo’, pigliaj na carut esagerat ca schiena n terr”, ( ti ricordi quando Mimmo scivolò cadde in maniera rovinosa con la schiena a terra).

Iniziai a ridere, ma non ero presente in quella data organizzata per lo show quindi chiesi a Savio di raccontarmi tutto, con l’aiuto di Antonio.

“Era uno di quei pomeriggi  in cui si stava in relax, prima di allestire la location per lo show serale, eravamo tutti a bordo piscina chiacchierando e cazzeggiando, come eravamo soliti fare, quando ad un certo punto vedemmo Mimmo avvicinarsi, con la sua camminata sgangherata da direttore/ boss dei lavori, quando improvvisamente cadde,  probabilmente a causa dell’acqua, scivolò sulla schiena, il tonfo fu forte, la risata inevitabile da parte di tutti,  che, stronzi, cominciammo a prenderlo in giro. Ma ad un certo punto un rivolo di sangue fece capolino dalla sua nuca, noi tutti, inizialmente, pensammo ad un graffietto, ma il flusso di sangue, dopo poco iniziò ad aumentare. Il volto di Mimmo da sorridente divenne pallidiccio, questo ci fece preoccupare, per cui lo soccorremmo, appurando che la caduta aveva causato un taglio. All’ ospedale diagnosticarono un bel taglio da 4/5 punti di sutura”.

 Iniziai a ridere senza sosta ed i miei amici con me, di questo aneddoto ne avevo sempre sentito parlare, ma non avevo mai avuto i dettagli come in quel momento.

In quell’ auto si respirava serenità, fino a quando un cartello autostradale indicò ” Bottanuco”. 

Un brivido gelido corse sulla mia schiena, e non fui l’unica ad avere una strana sensazione… in auto per qualche minuto …il silenzio, che fu interrotto da uno squillo : “Dimmi Genna’, no Toto’ nun a truvat nient, e ja famm sapè ti chiamm aropp”.(Dimmi Gennaro, non tot’ non l’ ha trovata, fammi sapere ti chiamo dopo)

Il sole era ormai alto, il cielo era terso. 

BENVENUTI A BOTTANUCO

Eravamo arrivati!

To be continued

The Sun’s Smile

 

 

 

FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA DI AMICIZIA – 3

Il sole ancora riposava e Roma era in silenzio.

Savio si trascinava con gambe pesanti e occhi gonfi, Morfeo gli stava ancora attaccato. 

Una mattina di luglio l’aria era frizzantina.

Il motore della  Fiat 500, presa a noleggio da Savio, scaldò i motori, cintura di sicurezza allacciata, e partimmo. 

Avevamo appuntamento con Antonio, in “culandia”, termine che uso spesso per definire le distanze, insomma in un posto lontanissimo.

In auto si chiacchierava delle solite cavolate, e Savio aveva fame, vuole fare colazione. Ma ovviamente non ci sono bar nei dintorni dove poter attingere del cibo, per cui decidemmo di parcheggiare ed attendere Antonio che intanto aveva inviato un messaggio:

“ragazzi temporeggiate un attimo arrivo per le 5.45”

“Che cazz amma temporeggia stamm gia ca”, che tradotta sarebbe ” non c’è da temporeggiare siamo arrivati già.

Nell’attesa Savio ed io non uscimmo dall’auto, eravamo circondati dalle zanzare, convenimmo che era il caso di restare in macchina ed ascoltare un po’ di musica fino all’arrivo di Anto.

Un flash da fari ci distolse dalle nostre conversazioni, e dai ricordi. Antonio era arrivato.

Credo che quello che successe non potrò mai dimenticarlo…

Savio ed io uscimmo dall’auto, Anto ci venne incontro, e senza dire una parola, senza un fiato, ci abbracciammo, un abbraccio tra noi amici fraterni, un abbraccio lungo intenso, conteneva tutto, tutto quello che noi eravamo stati, quello che eravamo…L’energia dei ricordi scorreva attraverso le braccia da corpo a corpo…

” Salvatò ja prendiamo la mia, è piu’ comoda”.

Anto aveva un auto assolutamente piu’ comoda per un lungo viaggio, BMW Serie 3 Touring, acquistata da poco, ci raccontò infatti che era un suo desiderio da tanto tempo, e dopo enormi sacrifici economici era riuscito ad acquistarla usata.

Impostammo il navigatore… arrivo previsto ore 12.30 circa.

Partimmo, che il sole iniziava a fare capolino, Savio aveva fame, lo tenni a bada con una barretta proteica, che non apprezzò, ma almeno si calmo’…

La strada scorreva veloce…i paesaggi apparivano e sparivano come in delle diapositive…eravamo noi 3, la strada ed i nostri ricordi.

il sorriso del sole ora era su di noi.

 

to be continued

The Sun’s Smile

 

 

FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA DI AMICIZIA – 2

Mi è stato detto spesso: ” A vit è n’affacciat a na finest”… la vita è un’affacciata alla finestra. Ho compreso perfettamente il significato di quella frase. Quel giorno mi è stato ancora di piu’ chiaro.

Lasciato il locale, “075” il sole aveva lasciato lo spazio alla luna, e le stelle avevano ricoperto il cielo di Roma. La zona in cui mi trovavo, Circo Massimo, ha delle zone d’ombra, per meglio dire, dove la luce artificiale impatta poco sull’ambiente circostante, e le stelle, puoi vederle alzando semplicemente lo sguardo.

Decisi di accomodarmi sulle scalette, e quasi inconsciamente cercai una canzone che mi regalò un sorriso ” Certe notti” di Ligabue, la colonna sonora di estati meravigliose.

Alzai lo sguardo alle stelle, “non si puo’ restare soli certe notti qui…… ci vediamo da Mario prima o poi!”.

Un’ inevitabile lacrima dispettosa, corse leggera sul mio viso, la rimossi con rabbia dalla guancia, non era il suo momento.

Ormai ero lì da ore, avvolta dall’abbraccio della notte, lo sguardo costante alle stelle, chissà forse per individuarne una in particolare, ma iniziai a fare un gioco. Iniziai ad unire le stelle creando dei disegni, come quel gioco che si trova sulla settimana enigmistica, credo si chiami “pista cifrata2, in cui bisogna seguire i numeri ed unirli per creare una figura.

Un furgoncino, quello che usavamo per le nostre trasferte… un costume quelli che indossavo durante le sfilate, le note musicali…le passerelle…. mani che applaudono…premi, coppe , targhe…sorrisi… in ognuno di quei disegni c’era qualcosa che mi ricordava un evento, anzi un attimo meraviglioso di gioia.

Nonostante non avessi alcuna voglia di rientrare, sollevai il culo dalle scale e mi diressi verso il motorino parcheggiato poco distante…Intanto scrivevo messaggi a Savio che mi aggiornava…e nell’ultimo messaggio :”Mi organizzo passo a prendere te ed Antonio a Roma”, senza esitare risposi ” Ok”.

Il rientro a casa fu strano, mi sentii vuota, mi lanciai sul divano e cercai alcuni messaggi della nostra chat  “Miss mia cara Miss”, (noi c’eravamo conosciuti proprio grazie ad un concorso di bellezza ” Miss Tirreno”). Quella chat era un disastro non c’era una frase senza una parolaccia o doppi sensi… o senza qualcosa che non si riferisse al mio fondoschiena…un modo di scherzare solo nostro, una complicità unica. Ne avevo già parlato in un altro racconto A 21, un’amicizia con la A maiuscola, che prontamente ripescai nel mio blog e rilessi.

Il campanello suonò, alla porta Savio.

Era lì, stanco gli occhi persi, doveva riposare. Dopo qualche chiacchiera gli dissi che era ora che andasse a dormire, mi rispose che si sarebbe dato prima una rinfrescata.

Stavo smanettando con il telecomando per trovare qualcosa che potesse attirare la mia attenzione, ovviamente non trovai nulla… ma qualcosa invece dopo poco ….accadde.

Vidi uscire Savio dal bagno, che indossava il suo pigiama e…il mio sguardo cadde sulle ciabatte.

Esplosi in una risata fragorosa. Non riuscivo a respirare, non riuscivo a parlare… La faccia di Savio era quella di Salvatore, basita, non capiva cosa avesse causato quella risata.

Le ciabatte… quelle ciabatte erano…mostruose.

Tra un sorriso e l’altro provai a spiegargli che quelle ciabatte erano orribili, gli davano un’aria da anziano signore in pensione… Savio era perplesso.

Si lo so, forse io sono l’estremo opposto, che invece sono sempre scalza e odio ciabatte e pigiami, ma quelle ciabatte …

Savio con qualche battuta, di quelle che solo noi possiamo comprendere, si tirò fuori da un leggero imbarazzo e disse:

“Metti la sveglia”.

Cosi’ feci posizionai la sveglia alle 4.00 del mattino continuai a pensare a quelle ciabatte.. continuai a ridere in silenzio.. erano proprio brutte. Ringrazia però quelle ciabatte che mi avevano alleggerito il cuore, in qualche modo.

Non chiusi occhio quella notte,

La sveglia suonò alle 4.00 del mattino.

Si parte: destinazione Bottanugo. 

to be continued

 

The Sun’s Smile

 

 

 

 

FRIZIONE – FRENI E FAP – UNA BANALE STORIA DI AMICIZIA

Venerdì 10 luglio 2020.

Una lunga giornata di lavoro è terminata e con essa si chiude una settimana intensa. Ore 18.30 via dall’ufficio corro a rilassarmi, a staccare il cervello in un posto che adoro “Circo Massimo” una zona di Roma. Qui c’ è un pub che si chiama “0.75”, un vecchio amico mi ci portò tempo fa per prendere una birra, e da allora è diventato il Mio posto del cuore, e per la location che al tramonto è pazzesca, e per la buona birra alla spina ( la weiss la mia preferita).

Mi piace la routine del venerdì in estate. Stesso posto, stessa birra, stesso blocco per gli appunti e il sorriso del sole al tramonto.

Mi accomodo ad un tavolo esterno, scelgo sempre il tavolo all’angolo che dà sulla strada e sul tramonto, ordino la mia Weiss,  il blocco per gli appunti è pronto, scelgo la musica …un respiro per scrollare via le energie negative accumulate ed inizia il weekend nella mia testa.

Penso ai sorrisi di circostanza che ogni giorno appaiono sul mio viso, alla pazienza, ai vaffanculo bloccati nello stomaco.

Sorrido.

Penso che l’estate, nonostante il caldo , abbia un fascino diverso, una sensazione di risveglio per tutto…i sensi acquisiscono informazioni in modo diverso… ma non lo so, non riesco a spiegarlo.

Cazzeggio con il telefono, faccio foto, e la birra fredda è una goduria, inevitabilmente la penna scivola sul blocco e non ho più il controllo…

Come guidata, posseduta da un’anima esterna, la mia mano compone parole, frasi e le pagine improvvisamente sono imbrattate di inchiostro, la mia playlist intanto suona – Folha de Jurema..

Una telefonata interrompe quella trance.

La voce dall’altra parte mi comunica delle informazioni, ha il respiro spezzato, faccio domande ma preferisce  tagliare corto…Savio mi dice “ti aggiorno più tardi”.

Il mio sguardo fisso, forse nel vuoto, i miei occhi reagiscono solo al tramonto… e poi un gesto….

Alzo in alto il bicchiere delle birra..

” A te amico mio!”.

 

to be continued

The Sun s’Smile

Il TEMPO – EPILOGO

“Da quel giorno sono rimasto nel retrobottega quanto più potevo. Mio zio era felice che io leggessi e non gli importava che non gli dessi una mano con i clienti. E’ sempre stato gentile con me. Mi portava il pranzo, spesso era la frittata di pasta che aveva preparato la zia. Le uniche raccomandazioni erano ” Non ti sporcare, mangia piano e stai dritto con la schiena altrimenti t’ ven o scartiell’ ( ti viene la gobba)”.

Io gli sorridevo e annuivo.

Avevo trovato il mio angolo di felicità, ero affamato di sapere, di conoscere. Quei fumetti mi diedero nuova linfa, nuova energia e resero le mie vacanze molto piu’ interessanti.

Trascorrevo intere giornate nel retrobottega e spesso non mi rendevo neanche conto di che ore fossero. 

Un giorno mio zio venne a chiamarmi cinque minuti prima della chiusura e mi trovò sdraiato sul pavimento intento a leggere non so quale numero di Topolino.

“Giovanotto ti vuoi ammalare? Forza su alzati che dobbiamo chiudere”. Mi alzai, memorizzai la pagina a cui ero arrivato nella lettura e sistemai il fumetto al suo posto. Ricordo che mio zio mi chiese anche se avessi voluto portarlo a casa, ma io risposi di no, il retrobottega era il mio posto magico, ma questo non glielo dissi mai.

Le notti trascorrevano sempre molto lente… il giorno tardava ad arrivare, o almeno questa era la sensazione che vivevo. A parte una notte, una in particolare…

Come ti ho detto dormivo con le mie cugine, gli zii avevano aggiunto un letto nella stanza. Io ero sotto le coperte, e ricordo che mia cugina più grande iniziò a spogliarsi per indossare il pigiama….forse credeva che io stessi dormendo, e non la feci mai dubitare del contrario. Devo ammettere che non fui carino, ma da ragazzino curioso, sbirciai.. 

Dalla finestra entrava la luce fioca della luna, e nel vetro si rifletteva l’ immagine di mia cugina. Sbottonò la camicia sul petto, poi i polsi, la fece scivolare sulle spalle e poi con cura la sistemò sullo schienale della sedia vicino al letto. Per la gonna invece fece un movimento strano, ritirò la pancia e fece ruotare il dietro della gonna davanti per poterla slacciare, lasciandola cosi’ cadere sul pavimento. Io osservai quasi trattenendo il respiro, a parte mia madre non avevo visto altre donne in intimo. Sistemata la gonna anch’ essa sulla sedia, slacciò il reggiseno, in quel momento probabilmente arrossì e chiusi gli occhi per un attimo e quando li riaprì, vidi quella morbida immagine riflessa nel vetro della finestra. Oggi rivivo quelle emozioni e credo di poter dire che forse in quel momento ho imparato ad amare la bellezza delle donne…. Mia cugina poi indossò la sua camicia da notte, con entrambe le mani tiro’ via i capelli, li portò su di un lato, sollevò le lenzuola e si coricò.

Un grosso respiro e l’ultimo sorso di birra…

” Scusa mi sono perso, ma ci sono delle cose che rivivo con piacere”.

” Non ti preoccupare sono dei ricordi bellissimi ed è bello che tu li abbia così vividi nella tua memoria”

“Dopo quella notte, quasi insonne fui il primo a svegliarmi in casa, apparecchiai la tavola per la colazione aspettando che zia si alzasse. Ovviamente fu sorpresa di vedermi già pronto in cucina, mi diede un bacio sulla fronte iniziò a preparare. Questa volta alle 6.20 ero io che aspettavo zio sulla porta.

” Giovanotto allora vuoi rubarmi il mestiere e andiamo va”.

Quel giorno zio  mi raccontò di quando anche lui era bambino come erano diversi i tempi…e anche lui andava sempre a lavorare con il papà e l’edicola infatti era una di quelle eredità di famiglia tramandate di padre in figlio.

I miei ricordi viaggiavano instancabili…

Mentre l’uomo senza volto parlava le mie mani presero dalla borsa situata alla mia destra, un pezzo di carta ed una penna.

“Dopo aver effettuato tutto l’iter dell’apertura mi rinchiusi nel retrobottega, ero un ragazzino davvero felice, sai perchè? Lo zio per evitare che mi raffreddassi aveva appoggiato sulla scala/sgabello un plaid e a terra aveva messo un tappeto enorme con un’abat jour da scrivania,  mi chiesi quando aveva avuto il tempo di farlo senza che me ne accorgessi, era tutto perfetto… corsi fuori lo abbracciai e ritornai a leggere.

Purtroppo le vacanze stavano volgendo al termine, un po’ di malinconia iniziava ad appesantire il mio cuore. Erano trascorsi tre mesi, ma per me era trascorso un giorno. 

Senza dar tanto peso al gesto, come se fosse automatico rimisi il pezzo di carta in borsa.

I saluti nella mia famiglia erano come quelli dell’arrivo, tutti a casa, ognuno mi lasciò del cibo che a loro dire non avrei ma trovato a Roma, baci, abbracci e i soliti pizzicotti sulle guancia che mi avrebbero lasciato il segno per qualche giorno”.

La macchina era pronta.

Erano tutti in fila sull’uscio per salutarmi, anche mia cugina quella grande, che ormai non riuscivo più a vedere vestita… “

Sorrise…

“Mio zio era commosso, mi abbracciò forte e mi diede uno zainetto, e mi disse di aprirlo solo in macchina e che era un nostro segreto. Lo abbracciai e lo ringraziai.

Intanto l’uomo chiese il conto….

Il viaggio di ritorno fu veramente lungo, ma poi ricordai dello zaino che avevo posto nel sedile accanto e lo aprì.”

Ecco il conto, ringraziammo il ragazzo che si allontanò.

“Sai cosa c’era nello zaino?”

“Posso immaginare” dissi.

“Esatto, lo zaino era pieno di fumetti e almanacchi e zio mi aveva lasciato anche un biglietto in cui scriveva di fargli sapere quando avessi finito così mi avrebbe mandato altri volumi. Ero un bambino fortunato e felice.”

L’uomo pagò il conto. Lo ringraziai.

Sai forse quelle vacanze hanno un pò cambiato il corso della mia vita… il tempo mi ha aiutato a capire  molto…”

Ti capisco e concordo il tempo passa, non gli si dà mai la giusta importanza, siamo legati ai nostri ricordi, quelli che ci hanno fatto diventare come siamo… proprio per questo poi io ho deciso di scrivere dei racconti, per tenerlo sempre presente… sai che ti dico, potrei scrivere un racconto anche su questa storia…

” Ne sarei felice”.

“Bene intanto ho preso appunti”.

 Finalmente i miei ricordi mi diedero nuovi occhi…

Vidi il suo sorriso per la prima volta. Lo vidi e con esso i suoi occhi…

 

Il vinile terminò i suoi giri, il bicchiere di vino ormai era vuoto, la luna sorvegliava le stelle.

Spalancai gli occhi e sorrisi… 

Tra le mie mani ancora quel foglio sul quale avevo preso appunti delle tre parole che potessero indicarmi la strada da seguire…

bambino

retrobottega

fumetti

Adesso so chi sei!!

 

The End

 

The Sun’s Smile