New York – seconda parte
Ore 4 del mattino a New York, le 10 in Italia. Sono a letto.
I miei occhi si spalancano a guardare il soffitto e sorrido. Condivido il lettone con Brendan, che russa beatamente. Non posso muovermi. Mi costringo a richiudere gli occhi, e a fatica mi riaddormento per risvegliarmi qualche ora dopo.
Il sole finalmente fa capolino dalla finestra. Cacchio sono a New York. Oggi abbiamo un programma intenso.
Per dare una scossa al mio amico dormiglione, chiedo supporto a Spotifi, e carico a manetta una canzone di Massimo Ranieri “Se bruciasse la città”, inizio a cantarla a squarciagola, accompagnando le parole ai gesti e sul ritornello..” da te da te da te io correrei…”ho effettuato una piccola modifica facendolo diventare “a New york a New york io me ne andrei”.
La faccia del mio amico americano non so descriverla, e non ci provo nemmeno…ma prende un cuscino e lo mette sul viso dicendo: “Welcome Raf Welcome”. Si è già pentito di avermi invitata. In men che non si dica siamo fuori. Prendiamo un treno ed una metro e finalmente siamo in città.
Prima tappa NBC Studios. Un palazzo enorme. Si accede tramite uno store, all’interno del quale sono in vendita gadgets di tutti i tipi, e dietro il grande negozio una porta antipanico che nasconde l’ingresso per gli Studios. Brendan ha organizzato un Tour con guida. Il gruppo è composto solo da 10 persone, e dopo aver superato i controlli antiterrorismo si inizia.
La signorina, la guida incaricata di darci indicazioni e raccontarci un po’ della storia di quegli studi televisivi, parla troppo veloce, non capisco una sola parola di quello che dice, quindi faccio la vaga sorrido e mento quando Brendan mi dice: ” Wow Interesting no?” e io : ” Yes Fiko”…
I miei occhi non hanno bisogno di troppe spiegazioni. Cercano di assorbire piu’ immagini possibili. Il tour si svolge solo in alcuni piani, poiché ci sono delle trasmissioni in diretta.
Mi viene spontaneo il paragone con alcuni studi televisivi che ho visto qui in Italia..e noto tanta differenza. La guida ci conduce all’interno del primo studio, raccontando qualcosa che non capisco, ad intuito è uno studio per le news, li si fanno dei collegamenti con il telegiornale, poi attraversiamo un corridoio, sulle pareti di entrambi i lati, tantissime foto di attori, e personaggi televisivi ospiti all’interno di quegli studios. Quelle foto mi rendono la cosa più reale. Non so spiegare bene le miei sensazioni, ma il fatto di vedere quelle foto appunto, mi conferma che non sto sognando ma che sono proprio li’ in quel momento e wow….
Dopo aver preso vari ascensori, ci troviamo su di un piano in cui sta avvenendo una diretta televisiva. Una di quelle trasmissioni del mattino. Il personale addetto è in una sorta di acquario, per cui dall’esterno possiamo vedere tutto cio’ che accade. C’è la regia, in cui ci sono molte persone a lavoro che guardano gli schermi posti di fronte a loro. Individuo facilmente il regista che con un dito indica quando cambiare inquadratura comunicandolo al microfono delle sue cuffie. Il tour continua e la guida ci fa accomodare in uno studio grandissimo, la forma è quella proprio di un teatro con la platea e le balconate, e dalla brouchure in mio possesso capisco che in questa parte del palazzo si girano delle sit-com dove il pubblico può essere presente. Pazzesco. Adoro quel posto. Sento una sorta di richiamo del sangue. Penso che avrei potuto pagare per fare una comparsata in uno di quegli spettacoli. Mentre ci dirigiamo in un’altra location, mi imbatto in oggetti storici…le vecchie macchine fotografiche, i vecchi microfoni, le telecamere di un tempo…veri e proprio cimeli e oggetti che testimoniano che il passato è esistito. Mentre i miei pensieri vagano, la guida ci introduce in uno studio pazzesco. Finalmente lo vedo. In questo studio hanno girato per anni Late Night con David Letterman e dal 1975 Saturday night live.
Lo studio è strutturato ad anfiteatro, cioè il pubblico viene dislocato su poltrone che partono dal palco fino a gradinate piu’ alte. Dal mio punto di vista la scrivania con la famosa tazza piena di una bevanda, si trova sulla destra, subito dopo la poltrona in cui viene accolto l’ospite e poi a seguire la piccola band che accompagna con brevi brani musicali il programma. Il soffitto è pieno di fari di ogni genere e ci sono 4 monitor dislocati in ogni angolo, ben visibili dal pubblico, in quanto sono monitor che suggeriscono gli applausi, le risate e quando fare silenzio. Veramente impressionante. Ho sempre visto David Letterman da casa con i sottotitoli, ovviamente, ed ora stare esattamente li’, mi riempie ancor più di entusiasmo. Durante il tour quasi non parlo con il mio amico americano, sono troppo presa da tutto. Purtroppo il tour giunge al termine ma le sorprese non sono finite. La guida ci conduce in un piccolo studio.
Ci sono due telecamere e due poltrone. Brendan mi spiega che adesso simuliamo una vera e propria trasmissione. Poiché non sono in grado di sostenere una conversazione, scelgo di mettermi alla gestione della telecamera, poi ci sono un inviato, due sportivi che interpretano campioni delle olimpiadi, presentatore, e due ospiti in studio. Tutto sembra molto reale. Il presentatore e gli ospiti leggono il gobbo elettronico, il classico suggeritore, le due persone invece che interpretano gli sportivi sono posizionati davanti ad uno sfondo verde ( nel linguaggio tecnico si chiama croma key) su cui viene proiettata un’immagine delle montagne innevate. Il tutto viene registrato ed inviatoci via email come ricordo di quella meravigliosa esperienza.
All’uscita sembro una ragazzina che è appena stata al parco giochi. Recupero tutto il tempo in cui non avevo emesso un suono, con commenti, osservazioni, paragoni, il mio entusiasmo travolge Brendan, che cerca di contenermi e con il suo accento : ” ok ok ho capito, stai tranquilla eh”.
Fuori dal palazzo della NBC c’ è il mondo.
Brendan già mi odia, lo costringo a camminare a piedi, per non perdere nulla, scorci, vicoletti, negozi. Lui è un po’ “culo pesante” è pigro, o semplicemente conosce la città e giustamente non ha la mia curiosità. Dopo essermi persa nella vetrina che espone dei muffin, che sembrano buonissimi, davanti a me si apre il Rock feller Center. Il sogno di ogni turista. Finalmente vedo quel luogo che mi ha fatta sognare con tanti film. Quelle bandiere che circondano la famosa pista di pattinaggio sul ghiaccio, le persone che sorridono e che si tengono per mano ed insieme cercano di sostenersi per non cadere. Un vero e proprio film. Sono estasiata.
Dopo una pausa birra, eh si gli americani non sono americani se non si fermano a prendere almeno una birra (ogni 30 minuti), mentre io italiana fremevo per andare in giro. Durante la sosta birra, la mia curiosità mi spinge a fare un po’ di domande, in merito al tipo di vita che si conduce a New York, quello che si fa nel tempo libero… Brendan mi dice che la città è molto cara per questo ha deciso di vivere ad Hoboken che dista 30 minuti dalla città ma con prezzi più accessibili. Mi dice che durante la settimana si lavora molto ed i ritmi sono molto elevati, ma dopo il lavoro, e soprattutto nel weekend dalle 5 di pomeriggio in poi si va con gli amici a prendere indovinate un po’?, una birra, cambiando però più locali….
Inizia a piovere.
Non mi importa. Ci dirigiamo alla Cattedrale di St. Patrick. Lascio Brendan fuori, impegnato in una telefonata di lavoro e mi godo quella meraviglia. Anche qui ci sono i controlli antiterrorismo dopo i quali mi immergo e mi perdo osservando quella struttura. Ma più di ogni altra cosa sono rapita da una musica che mi prende nello stomaco. L’organo della cattedrale emette delle note meravigliose, mi trascina in un’altra dimensione…sarei rimasta lì per ore, ma la voce di Brendan che mi chiama mi riporta alla realtà.
Saluto San Patrizio.
Brendan ha fame. Io no. Non so perché sarà il jet-lag, sarà l’adrenalina ma di mangiare proprio non ne ho voglia. Ma sono ospite, quindi non posso fare sempre come mi pare.
“Raf do you like Japanese food”, a questa domanda ricordo al mio amico americano che sono vegetariana e che di solito preferisco cibo semplice, ma lui non mi ascolta e vedo che ha il suo bel da fare con il cellulare.
“Come on” mi dice dopo aver sollevato gli occhi dal suo smartphone.
Non mi oppongo. Attraversiamo strade. Dai tombini fuoriesce del fumo, anche quello non è un effetto speciale che creano nei film è proprio cosi’. Questa città è pazzesca.
Nell’aria percepisco odori particolari, agrodolci, ma non mi dispiacciono. Ci sono luci ovunque, insegne luminose che attirano continuamente la mia attenzione. Fino a quando Brendan mi blocca indicandomi che siamo arrivati.
Un ingresso molto piccolo con l’insegna su cui è inciso il nome del ristorante, tre gradini che danno l’accesso ad un ‘anticamera. Siamo in fila tutto pieno. L’addetta alle prenotazioni giapponese ci consegna dei menu e ci spiega che intanto possiamo ordinare e in 10 minuti ci farà accomodare. Sono molto felice,con una grande soddisfazione mi rendo conto che per la prima volta ho capito tutto.
Ordino qualcosa con l’aiuto di Brendan, e dopo qualche minuto ci accomodiamo al bancone. Questo posto è tutto in fermento. Dietro al bancone tre persone, che passano da un pentolone all’altro. Gli odori all’interno del locale sono abbastanza forti e sono un po’ preoccupata. Versano della brodaglia in una ciotola con degli spaghettoni. Ci apparecchiano con i classici bastoncini ed un cucchiaio di ceramica. “Porca paletta ed ora come si usano questi cosi”, il mio immediato pensiero, ma da buona napoletana attendo e vedo cosa succede.
Arriva l’antipasto, composto da un panino farcito con formaggio, credo, e avogado. Devo essere sincera molto buono, ma poi arriva la ciotola con gli spaghettoni. Mi sembra di sentire la musica del film “lo squalo” in sottofondo. Osservo rapidamente bacchette, cucchiaio e ciotolona. Mi guardo intorno per copiare l’utilizzo di quegli strumenti ed inizio ad ispezionare il mio piatto. Sono alquanto intimorita ma non vedo pezzi di carne, solo pezzettoni di verdure giganti immerse nel brodo . Impugno con fare sicuro le mie bacchette e inizio a tirare su gli spaghettoni, mentre lo faccio sento una cosa raccapricciante, intendiamoci non che io sia schizzinosa ansi, ma sentire succhiare il brodo, facendo tutto quel rumore….mi ha un po’ infastidita…Credo che Brendan non può proprio mangiare non facendo quel tipo di rumore. Cerco di non pensarci e mi dedico al mio piatto. Non è difficile riesco a finire gli spaghettoni, il brodo non è male, lo raccolgo con il cucchiaio di ceramica facendo attenzione a berlo senza emettere suoni.
E’ stata la mia prima volta per il cibo Giapponese e per il Ramen.
Non voglio precludermi nulla, New York è la città delle opportunità, delle occasioni, da quel giorno in poi ho capito che ci sarebbero state tante prime volte.
Il mio viaggio continua…
To be continued
Don’t forget to smile
Raf