INTERVISTANDO – IRON MAN 2
” Mio padre era una persona straordinaria, come tutti i figli , avevo per lui una sorta di venerazione. Sono cresciuto con il suo esempio, e da lui ho ereditato la passione per la caccia. Proprio grazie a questa passione eravamo spesso insieme ed un giorno però accadde l’impossibile. Quel giorno la mia vita cambiò totalmente.
Ero ad Anguillara, avevo 35 anni mio padre ed io avevamo organizzato una battuta di caccia. Era il nostro giorno ” Padre – Figlio”. Sistemate le nostre attrezzature, fucile, cintura con i proiettili, entrammo nella selva. Ci separammo dandoci appuntamento come di consueto per il rientro. Mi immersi nel verde, alla ricerca di prede da colpire, di solito uccelli. Il tempo trascorse inesorabile, fino a quando sentì dei rumori che si avvicinavano nella mia direzione, armai il fucile e lo puntai, … era un uomo.. Riposi il fucile e l’uomo pronunciò parole incomprensibili al momento, mi fece cenno di seguirlo, come un’ automa lo feci, ma nulla mi era chiaro. Il nonno, mio padre si era accasciato dopo aver sparato un colpo, l’ultimo uscito dal suo fucile. Un infarto lo aveva stroncato, lì, probabilmente la gioia per un grosso bottino, almeno così ci piace pensare oggi.”
Per Luigi inizia una nuova vita, nuove responsabilità, che nessuno gli aveva imposto, ma di cui si sente sommerso. Il rapporto con sua madre diventa più intenso e vivono quasi in simbiosi, si sostengono per non mollare mai.
La vita inizia a cambiare totalmente. A causa di incomprensioni il suo matrimonio finisce con un divorzio. Luigi non dismette mai le sue responsabilità di padre ma inizia a vivere una vita diversa. Lavora tanto, vive da uomo libero, riprende in mano la sua “gioventù” vissuta poco. Donne, viaggi e tanto divertimento.
“Ma un uomo come me non poteva rimanere solo per lungo tempo, e il caso me lo ha dimostrato. Un giorno ero in barca, un motoscafo Fiart con un motore da 35 cavalli carniti, ora non esiste più, ma era un bel motore ai miei tempi, ero con un mio amico e decidiamo di sostare nei pressi dello stabilimento balneare ” Famous Beach”. Lì incontrai la mia ” straniera”. Ovviamente stavo vivendo la mia vita da single, non avevo nessuna intenzione di avere relazioni stabili, ma come si dice “al cuor non si comanda”.
Luigi riapre di nuovo il suo cuore alla vita, Gerardina , Miss Primavera, nativa di Angri ma domiciliata a Como, che gli ridona il sorriso.
“Io non lo volevo, avevo capito che era un “fringuellone”, insomma un uomo che saltava di fiore in fiore, e l’ ho sempre rifiutato. La sua costanza, i suoi modi gentili, il suo garbo nel porsi nei miei confronti mi ha fatto cedere e ci siamo sposati, il 7 Agosto del 1979 e ora sono anni che lo sopporto, ma nonostante tutto gli voglio bene.
” Sono io che sopporto te”.
Una nuova rinascita quindi per Luigi. Ora possiamo chiamarlo anche Gino, è così che lo chiamano in famiglia. Gino si è preso cura della sua famiglia, sempre.
Un occhio di riguardo per Antonella, ultima sorella. Aveva solo 15 anni quando perse il padre e Gino doveva supplire a quella mancanza. Non gli ha mai fatto mancare nulla, Antonella divenne la sua priorità. Orgoglioso di accompagnarla all’altare quel giorno di Aprile…
“Organizzammo il matrimonio nei minimi particolari dal vestito alla cerimonia, alla festa. Chiesi anche al mio amico e collega Gargiulo di prestarmi il suo Mercedez, era l’auto del momento, solo i signori potevano permettersela. Mia sorella doveva avere il meglio.
Giuseppe Suo padre , sarebbe stato orgoglioso di lui.
“Antonella non era una ragazzina facile, quando ero fuori per lavoro mi rubava la macchina senza avere patente e se ne andava in giro, ti confesso che non mi sono mai accorto di nulla, queste cose le ho sapute da qualche anno…capisci…non potevo mai mollare la presa… ahahah che tempi.
Oggi ad 81 anni nonno arzillo, operato di appendicite, angioplastica, impiantato pacemaker, principi di infarti vari, diabete… combatte come quando ne aveva 16, è stanco certo, il suo volto porta il peso di anni di sacrifici, di dolori. i suoi occhi hanno visto e hanno vissuto più di ogni altro supereroe, ed è qui forte a raccontarmi come si vive, come si vive veramente.. combattendo. I suoi occhi brillano durante i racconti della sua vita , soprattutto quando parla di suo padre.
” Zio non ti commuovere altrimenti fai piangere anche me”
Allora respira e si ricompone. ma i suoi occhi non hanno bisogno di altre parole.
Gino è Iron Man.
Ho imparato l’amore per la scoperta grazie a lui, mia sorella ed io siamo come figlie per lui. Attaccate alle sue caviglie quando si trattava di viaggiare. Il nostro primo campeggio senza mamma e papà, la nostra prima caprese pomodoro e mozzarella, l’ abbiamo vissuta con Gino e Gerardina.
Uomo ricco di esperienza da condividere, di voglia di raccontare. I suoi sorrisi, per le sue marachelle da giovane, i suoi scontri con sua moglie, in merito ai dettagli del loro incontro, valgono mille parole, mille racconti.
Ecco lui è Iron Man. L’uomo d’acciaio, l’uomo che chiude le cerimonie di famiglia con una sua canzone, l’uomo temprato dalla vita e comunemente speciale nella sua normalità. Sono questi gli eroi di cui dovremmo raccontare più spesso.
Raf
Don’t forget to smile