Letto per Voi – LA FIGLIA SBAGLIATA DI RAFFAELLA ROMAGNOLO


Le ultime notizie di cronaca, mi hanno portato a decidere di condividere un libro letto un po’ di tempo fa: ” La figlia sbagliata” di Raffaella Romagnolo. È un libro duro da leggere. Un pugno sferrato nello stomaco, scritto con la maestria di un giallista e l’acume di uno psicologo.

La penna della Romagnolo, a tratti ironica, riesce ad entrare nei meandri più profondi delle relazioni familiari.

Famiglie dall’apparente normalità. Perfettamente e tristemente calate nelle loro pose plastificate, pur di mostrare alla società il loro attimo di felicità e perfezione: come fosse un trofeo.

Talvolta accade però che a dipanare i segreti, e a tirare fuori gli scheletri dall’armadio, intervenga un evento drammatico, con tutto il suo dolore e cinismo.
Ma gli scheletri nell’armadio della famiglia Polizzi non riguardano: amanti, vite sballate o doppie vite.

Lo scheletro che esce dall’armadio dei protagonisti si chiama: “normalità apparente”. Una normalità che potrebbe essere privata del suo aggettivo se gli insuccessi, i treni passati e non presi, i sogni non realizzati fossero visti e vissuti semplicemente come occasioni mancate e non come ” vergognosi tabù” da nascondere.
Invece, scorrendo le pagine del libro, ci si rende conto di quanto sia comune a molte famiglie. La scrittrice riesce a scostare le tendine pulite e inamidate delle nostre case e a lasciarti ( lasciarmi) con il dubbio agghiacciante e grottesco che forse il vero nome della nota famiglia televisiva Mulino Bianco fosse un altro. Polizzi?!

 

Tiziana

La Sommelier consiglia…FEMMENA

La primavera è finalmente arrivata. Iniziamo ad uscire di più con i nostri amici, con le nostre famiglie, alla ricerca di posti all’aperto dove poter mangiare e soprattutto bere del buon vino. Per non sbagliare e per non tornare a casa con il mal di testa, cercherò di donarVi dei piccoli consigli per bere un buon vino.

Venite con me nel magico mondo dei vini.

Antonella

 

 

 

Oggi Vi propongo una Falanghina dell’azienda agricola Telaro, che nasce all’interno del Parco naturale di Roccamonfina in piena terra di lavoro.

FEMMENA

Nasce alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina.  È composto dall ‘85/100% di uva Falanghina. Femmena è un vino con una gradazione alcolica al 13% vol. Ha un colore paglierino. Viene fermentato in serbatoi di acciaio inox.

Al gusto è un vino fruttato morbido e fresco.

Se scegliamo di pranzare al mare Femmena è ottimo abbinato con un menù di pesce.

Femmena può accompagnare delicatamente le carni bianche, se decidiamo di scegliere un agriturismo in campagna.

Ma Femmena si adatta benissimo anche con una rosetta e della mozzarella di bufala campana, per chi sceglie un pranzo veloce.

Bere un buon vino fa bene alla salute.

Cheers

Antonella

 

 

 

Visto per Voi – Short Lab

Giunto alla seconda edizione, Short Lab  è, (ideato da Massimiliano Bruno, insieme a Gianni Corsi, Daniele Coscarella e Susan El Sawi), la rassegna teatrale che ha messo in scena, dal 14 Marzo, ogni sera 7 spettacoli diversi acquistando un unico biglietto, al Cometa Off, tempio del teatro off romano.Sono stati proposti oltre 60 spettacoli di compagnie provenienti da tutta Italia, giovani talenti appassionati, pronti a sfidarsi a suon di battute, espressioni ed emozioni. Una vetrina prestigiosa per attori o aspiranti tali.

Il pubblico è giudice diretto, insieme alla giuria “ tecnica” formata dai professionisti del settore, lo scorso anno, per la prima edizione, in giuria erano presenti nomi come Genovese, Cortellesi, Papaleo…

The Sun’s Smile ha chiesto al “papà” di questa manifestazione Massimiliano Bruno come è nata  questa idea:

“L’idea nasce dai miei laboratori teatrali che faccio dal 2000. Sentivo l’esigenza di creare qualcosa con i ragazzi che negli anni erano diventati sempre di più. Avevo utilizzato molti di loro al teatro e in molti ruoli al cinema e adesso volevamo sperimentare mettendo in scena i lavori pensati all’interno del laboratorio. Così due anni fa abbiamo fatto una rassegna che si intitolava ET – esperimenti teatrali dove abbiamo proposto molti spettacoli già finiti. L’anno scorso poi è venuta l’idea di proporre monologhi brevi e corti teatrali che potessero coinvolgere solo e soltando coloro che avessero partecipato negli anni scorsi ai miei laboratori. E’ stato un grande successo. Giuseppe Ragone vinse la sezione monologhi ed io l’ho poi scelto per interpretare un co-protagonista nel mio ultimo film Beata Ignoranza. Nella sezione corti vinsero Micol Pavoncello e Sahar Guandalini con un pezzo molto divertente. Quest’anno ho sentito l’esigenza di allargare l’esperienza a tutte le compagnie italiane per far confrontare i ragazzi tra di loro e farli mescolare con professionisti già affermati nel settore. Qualitativamente la rassegna è decollata e ha proposte forme diverse di teatro. E’ stato bellissimo. Questo progetto è basato sulle nostre forze, senza l’aiuto di nessuno. Produciamo tutto da soli e diamo un premio in denaro ai vincitori, per amore di dare una possibilità agli artisti di talento e ce ne sono a bizzeffe. Spero di poter continuare questa rassegna per sempre”.

Anche gli amanti del teatro come me, si augurano che questa manifestazione duri e cresca nel tempo, poiché, assistendo agli spettacoli in gara, si respira tutta la passione dei protagonisti in scena e non solo, anche tra il pubblico si avvertono delle vibrazioni positive e tanto entusiasmo, e ad onore del vero quelle sensazioni, tutte, valgono il prezzo del biglietto.

 

Il 6 Aprile si sono tenute le semifinali, ed ecco i finalisti:

” Specifiche Competenze” – un progetto di Adriano Bennicelli con Giancarlo Porcari.

“Risonanze magnetiche” un progetto di e con Cristina Chinaglia.

a pari merito

” Barelle” un progetto di e con Vittoria Faro e “Harriet” un progetto di e con Erika Grillo.

 Al vincitore della categoria ” Monologo” andrà un premio in denaro di 500 euro.

Al vincitore della categoria “Corto” andrà un premio in denaro di euro 2000

Le finali dello Short Lab si terranno nei giorni 8 e 9 aprile al Teatro Cometa off.

E allora in bocca al lupo ai finalisti o meglio “ Merda merda merda”!

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

Visto per Voi – La parrucchiera

Stefano Incerti si trova alla regia del suo ottavo lungometraggio. La parrucchiera è un racconto molto semplice, che prende spunto da una storia vera.

Rosa è una parrucchiera che lavora da anni nel negozio di Patrizia e Lello. Quest’ultimo mostra un attaccamento morboso alla donna e tenta di farle violenza. Rosa esasperata, decide di lasciare il lavoro.

Rosa, ragazza madre, con il sostegno delle sue amiche e della sua “fiamma” Salvatore, decide di aprire         un’ attività tutta sua. Osteggiata dalla sua vecchia amica e dal suo pupillo Kevin, un’ex bambino prodigio, indebitata con un’usuraia e senza speranza, decide di offrire alle sue clienti il taglio di capelli gratis contro la crisi. Questa operazione attirerà l’interesse di una televisione locale. Proprio quando le cose sembrano andare per il meglio…tutto cambia.

Incerti si trova alla regia del suo ottavo lungometraggio.

In primo piano il film racconta la forza delle donne e la loro tenacia nel rialzarsi e combattere, innanzi alle problematiche di una città che sembra essere ancor di più, in questo film, quella cantata da Pino Daniele, la Napoli dai mille colori e dalle mille paure.

Tre donne, una transessuale, dal carattere molto diverso, pronte a rimboccarsi le maniche e a riprendere in mano la propria vita.

Un film ricco di colori, di musica, di folclore tipico napoletano e sfugge ad ogni incasellamento di genere.

All’uscita della sala un punto su cui riflettere: in un mondo pieno di contraddizioni e difficoltà, l’unica chiave per dare colore alla vita, è la collaborazione, l’accoglienza, un sorriso come quello di Rosa, provando così a cambiare lo stato delle cose.

Un cast ricco quello della parrucchiera:

Pina Turco, Cristina Donadio, Lucianna Falco, Stefania Zambrano, Massimiliano Gallo, Tony Tammaro.

Costumi e fotografia degne di nota.

La parrucchiera dal 6 Aprile al cinema.

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

 

Visto per Voi – L’isola degli schiavi”

Ferdinando Ceriani porta in scena al teatro Piccolo Eliseo “L’isola degli schiavi“, una commedia scritta nel 1725 da Pierre de Marivaux.

Ificrate ed il suo servo, Eufrosine e la sua serva, naufragano su un’isola in cui i servi vivono liberi e scambiano il loro posto con quello dei padroni ed i padroni sperimentano quali mali si soffrono in schiavitù.Il Governatore dell’isola, Trivellino, guida i quattro superstiti all’esplorazione del loro animo, dei loro sentimenti. Fino a quando i quattro non arrivano, alla piena consapevolezza dei loro errori.

Stefano Fresi è il conte Ificrate , con Giovanni Anzaldo,  suo servo (Arlecchino) recentemente apprezzato nel film di Veronesi “Non è un paese per giovani”, Ippolita Baldini (Eufrosine) Carla Ferraro (serva Cleante) e Carlo Ragone ( Governatore – Trivellino).

Ificrate è un uomo pomposo, egocentrico, impiega il suo tempo a corteggiare le nobili donne e a trattare malissimo il suo servitore Papele. Ma a causa degli eventi si trova a dover ascoltare per la prima volta il suo schiavo, grazie al quale comprenderà i suoi errori, ne apprezzerà la bontà d’animo, riscoprendo una vera amicizia.

Una commedia che potrebbe essere ambientata ai giorni nostri, nei rapporti tra datore di lavoro ed operario, Manager ed impiegato. Lo scambio di ruoli, renderebbe palesi gli errori, il confronto porterebbe ad un miglioramento.

Stefano Fresi, oltre ad essere attore è anche autore delle musiche dello spettacolo.

La regia di Ceriani  risulta godibile e piacevole, supportata dalla padronanza scenica di un cast notevole.

 

L’Isola degli Schiavi

in scena al teatro Piccolo Eliseo fino al 9 aprile.

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

Visto per Voi – Vieni a vivere a Napoli

In “ Vieni a vivere a Napoli” si ritorna alla piacevole forme del cortometraggio, in cui si hanno tre visioni diverse della Napoli contemporanea raccontata dai protagonisti. Tre episodi raccontati dall’occhio di tre giovani registi: Guido Lombardi, Francesco Prisco, Edoardo De Angelis

Il primo episodio, Nino e Yoyo. Nino, un portiere scansafatiche interpretato da Gianfelice Imparato, si prende cura del piccolo Chang (da lui ribattezzato Yoyo) insegnandogli i trucchi del suo mestiere e la sua filosofia di vita. Una maniera inedita di raccontare, un netto capovolgimento di ruoli.

Nel secondo episodio, Luba, si racconta la storia di una badante ucraina (Valentina Lapushova) che ha cura di un moribondo Antonio Casagrande. Luba oppressa dai comportamenti del vecchio, rimpiange la vita che conduceva un tempo, sotto i riflettori alla quale era abituata nel suo paese. La donna licenziata a causa di un errore nel fornire le medicine al vecchio, si ritroverà a vagare per Napoli in una notte piena d’incontri e di pericoli e di nuove scoperte, per poi trovare cio’ di cui aveva nostalgia, le luci della ribalta.

Magnifico Shock è l’ultimo episodio, ci racconta il mondo dei neomelodici napoletani, rappresentato da Miriam (Miriam Candurro), star della canzone partenopea alle prese con la sua carriera tra matrimoni, comunioni e interviste in radio. L’incontro con il giovane garzone del bar Caruso, un ragazzo cingalese, porterà un po’ di dolcezza nella sua vita.

Filo conduttore dei tre episodi, oltre alla presenza del bravissimo Giovanni Esposito, volto amato della commedia italiana, è ovviamente il racconto dell’integrazione di tre differenti popolazioni giunte a Napoli.

Napoli si presta ad essere città dell’accoglienza e della convivenza tra più popoli, viene raccontata con i clichè adatti alla commedia e caratterizzanti della napoletanità.

La commedia invita lo spettatore a riflettere, su quanto il mondo stia cambiando, e quanto l’integrazione di coloro i quali umilmente si spostano dal loro paese per sopravvivere a Napoli, sia fondamentale. Oserei dire che “Vieni a vivere a Napoli”, sembra essere anche una risposta ilare a chi invece vuole alzare muri e delineare confini.

Mondi diversi coesistono in questo racconto, delicato ed intelligente e leggero come l’animo all’uscita della sala dopo la visione.

Vieni a vivere a Napoli dal 23 Marzo al Cinema.

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

 

 

Letto per Voi – LA GUERRA DEI SEI GIORNI DI MICHAEL B.OREN

Parto dalla fine:

Risoluzione 242: eredità e realtà

[…] Si prometteva pace al Medio Oriente e integrità territoriale e sicurezza a tutti gli Stati della regione senza fare riferimento a Israele o al suo riconoscimento. Fu trovato persino uno sponsor non americano per la risoluzione, la Gran Bretagna. A questo punto rimaneva un solo grande ostacolo: la misura del ritiro israeliano. Doveva essere un ritiro da “territori occupati nel recente conflitto” o dai “territori occupati nel recente conflitto”?
Infine, grazie all’instancabile impegno di Goldberg e Caradon, gli egiziani si persuasero che “territori” significava tutti i territori – nelle versioni francese e araba del testo figurava l’articolo determinativo – mente gli israeliani si accontentarono del fatto che la versione ufficiale inglese rimanesse vaga. Così, il 22 novembre (1967), il Consiglio di sicurezza adottò all’unanimità la risoluzione 242 “concernente i principi per una giusta e durevole pace in Medio Oriente”.

Inserendo una piccola nota, non priva di “bonaria ironia” (come nel testo), su Moshe Dayan:

[…] Come osservò un alto funzionario della Difesa, non senza bonaria ironia, parlando con un diplomatico americano: “Il generale Dayan chiuderà un occhio su ogni tentativo di interrompere il corso degli eventi”.

Ho trovato il libro, come documento storico, estremamente interessante. Me lo sono fatto prestare da una cara amica, poiché sono sempre stato affascinato dalla figura di Moshe Dayan. All’epoca dei fatti (nascevo un paio di anni dopo) ha rappresentato, nella mia adolescenza, l’archetipo del guerriero moderno. Per via della benda all’occhio, un “corsaro” dei tempi moderni, un uomo tutto d’un pezzo, privo di paura.
Leggendo il libro, ne viene fuori, prima di tutto una versione assolutamente più ampia e esaustiva di tutto il contesto e del periodo storico; inoltre altre figure importanti, emergono con la stessa potenza di Dayan e non meno significative per l’esito di quello che è stato definito un conflitto epocale.
Se si è interessati alla Storia contemporanea e a comprendere le basi dell’attuale situazione in Medio Oriente, è un libro che suggerisco assolutamente. Scritto molto bene, si fa leggere come un thriller di attualità. Inizialmente lento per via delle spiegazioni generali del contesto storico per poi accelerare in una maniera incredibile durante l’arco di tutto il conflitto. Tanto che verso la fine ho dovuto rallentare perché inevitabilmente stava terminando. Mi accade sempre così con un bel libro.

Cesare

 

Visto per Voi – Il Permesso – 48 ore fuori

Quattro detenuti del carcere di Civitavecchia, ottengono un permesso di 48 ore, tempo breve per chi fuori deve sistemare una vita di errori. Le 48 ore sono dense di avvenimenti e pericoli, durante le quali si consumano, vendette, si fanno bilanci, si cerca il riscatto, si cercano i sogni perduti, si insegue una speranza.

Il permesso – 48 ore fuori, film scritto con Giancarlo De Cataldo anche autore del soggetto, e Roberto Jannone, diretto ed interpretato da Claudio Amendola.

Le quattro vite dei personaggi sono diverse per età, estrazione sociale,  e per il loro passato.

Donato, Luca Argentero, un pugile sconfitto dalla vita, carattere oscuro e violento. Dedica le sue 48 ore alla ricerca della moglie, costretta a prostituirsi, da uomini che facevano parte del suo giro prima che lui finisse in galera, ma si troverà a doverla vendicare.

Claudio Amendola è Luigi, un uomo stanco, provato, che vorrebbe godersi il suo permesso di due giorni come un pensionato qualunque, ma si trova costretto a tirare fuori dai guai il figlio ventenne (Simone Liberati).

Valentina Bellè è Rossana, ragazza dell’alta borghesia finita in prigione dopo essere stata trovata in possesso di dieci chili di cocaina, viziata, fragile e ribelle, ha un rapporto conflittuale con la madre. Con la sua storia si intreccia quella di Angelo,

Giacomo Ferrara, giovane arrestato dopo una rapina ad un benzinaio. In prigione si sta specializzando in “giardinaggio” e, scontata la pena, vorrebbe aprire una cooperativa, con i suoi amici, i quali invece gli propongono una nuova rapina. L’incontro fra Rossana e Angelo, sarà risolutivo per entrambi.

Claudio Amendola per la seconda volta dietro la macchina da presa, racconta le vite dei quattro personaggi che seppur molto diverse tra loro, sono unite da un unico filo conduttore: L’amore.

Bellè e Ferrara, ci regalano la freschezza della loro giovane età, e la consapevolezza di poter ancora amare, anche se la loro estrazione sociale è differente.

Amendola è sempre una sicurezza sullo schermo, la sua professionalità è quella che siamo abituati a vedere da sempre ed è quella che apprezziamo e ci aspettiamo. Luca Argentero in questo film non ha molte battute, ma ciò che parla di lui e della sua storia è il suo corpo pieno di cicatrici,  i suoi muscoli tesi, il suo sguardo, triste, malinconico. In questo ruolo Argentero è una sorprendente scoperta, si allontana totalmente dall’ Argentero che siamo abituati a vedere, sorridente, pulito, e porta sullo schermo un uomo incazzato ed innamorato della propria donna con la quale ha vissuto l’unico momento di felicità.

Un film fatto con passione, con dedizione, con lealtà. Un film per il quale ci piace andare al cinema.

Il Permesso   – 48 ore fuori dal 30 Marzo al cinema.

The Sun’s Smile

Raffaela Anastasio

 

 

SPRING DREAMS – THE END

Facendo capolino da un albero, un uomo forse quarantenne, scuro, occhi meravigliosamente luminosi, mi fa cenno di seguirlo.

Senza esitare lo seguo. Mi sono detta “Raffa tu sei matta, ma ti pare normale che un tizio qualsiasi, in un posto qualsiasi, in mezzo al niente ti fa un cenno e tu gli vai dietro? Ti rendi conto che non va bene?”.

Ma in fondo cosa c’era di normale?

Mentre l’uomo mi guida chissà dove, lo studio attentamente.

E’ alto, ha delle spalle vigorose, indossa dei pantaloni scuri, una camicia bianca che gli copre i fianchi, non indossa scarpe. Mi soffermo sulle sue mani, affusolate, come di un pianista. Sono curiosa di vedere il suo volto ma non si volta.

Camminiamo a lungo.

Quel posto sembrava il paradiso.

Magari sono morta con infarto sul divano di Anto ed ora questo tizio mi condurrà da qualche parte per espiare i miei peccati, potrebbe un tizio tipo Caronte o essere un angelo”.

Nel mentre un ramo mi si conficca nel piede, un urlo di dolore inevitabile.

Quel grido di dolore distrae l’uomo che si ferma senza voltarsi per qualche secondo,  poi corre verso di me.

Il suo sguardo accigliato, è bellissimo, ma sono spaventata.

Si avvicina, mi indica con dei cenni di togliere le mani dal piede, non emette un fiato. Scruta con occhio attento la pianta del mio piede, estrae la scheggia e poi porta il piede alla bocca aspirando con le labbra e poi voltandosi sputa le schegge più piccole.

Il mio viso in fiamme, ma non mi oppongo a nulla, non ne ho la forza. Riesco solo a stare immobile e ad osservare i gesti di quell’uomo sconosciuto, che con un sorriso, che mi arriva nello stomaco, mi fa cenno di proseguire tendendomi la mano.

Inebetita, il mio cuore a mille.

“Allora sono morta, forse questo è il mio paradiso e lui è il mio premio per aver saputo attendere”..

Penso a tante stupidaggini che inevitabilmente, nasce un sorriso.

L’uomo continua a tenermi la mano. Ora sembra di conoscerlo da sempre.

Lì intorno la vegetazione è straordinaria, gli alberi sono così imponenti, la natura dimostra in pieno la sua maestosità. Tutto questo è appagante. Un percorso fatto da una piccola stradina in salita conduce ad un altare fatto di legno.

“Che cos’ è questo posto?”, ma nessuna risposta solo uno sguardo come se io potessi leggergli nel pensiero.

“Ma chi sei? Continuo a domandargli. Non mi ha mai più lasciato la mano, e la stretta è forte, sicura. Mi sento protetta.

Mi sento una stupida. Sono presa inevitabilmente, irreparabilmente da questo sconosciuto.

Tutto così assurdo. Ma mi piace.

Non so per quanto tempo ancora camminiamo, senza mai dirci una parola…

Usciamo dal bosco per ritrovarci in una cittadina, antica, non ho la più pallida idea di dove sia collocato questo posto. Attraversiamo una lunga strada fatta di mattoncini, imbocchiamo stradine, saliamo e scendiamo gradini.

Questo posto è adorabile, ma ho sete e sono stanca. Poi arriviamo in una piazza con una chiesa.

Tutto questo non ha senso, ma mi sento a casa.

L’uomo si volta verso di me, i suoi occhi sembrano vedere oltre, e questo mi imbarazza, poi con un gesto della mano mi mostra dove guardare.

E i miei occhi vedono l’infinito.

Mi soffermo per qualche istante, l’uomo allenta la presa della mia mano, ma non lo lascio andare, stringo più forte e lui desiste.

Gli dico: “Grazie”. Lui mi risponde con uno dei suoi sorrisi diretti allo stomaco.

Il mio viso si ritrova tra le sue mani. Con una carezza sposta i miei capelli dal viso.

Il mio cuore sta per uscire dal petto. E’ assurdo lo so, ma meraviglioso. Sento anche il suo cuore attraverso le sue mani sulle mie guancia.

Una voce in lontananza…. “Raffa, il bagno è libero”!

Non capisco.

“Raffa dai altrimenti facciamo tardi per la cena”!

Il mio principe si dissolve nel sole, il suo sorriso è l’ultimo ad andare via..

“Allora ci sei?”

Apro gli occhi e Anto è lì, ad attendere il mio risveglio.

“Ohi ma che hai nei capelli? Sei stata in giardino?

Metto la mano nei capelli e ritrovo qualche ciuffo di erba, allora il mio sguardo va sui piedi, non indosso le scarpe.

Anto mi guarda incuriosita: “Sembra che hai visto un fantasma?”

No, solo lui”.

“Eh?”

“Nulla”!

Iniziamo a ridere come sempre e mi distrae la mia valigia aperta…..il vestito di cenerentola è lì.

Raf

Don’t forget to smile

 

 

Visto per Voi – La mia famiglia a Soqquadro

 

La pellicola racconta la storia di Martino (Gabriele Caprio) che arrivato alle scuole medie private  si sente non accettato e  un pesce fuor d’acqua. Il motivo? Presto detto!

I suoi compagni di scuola hanno tutti i genitori separati, questo permette loro di ricevere regali, attenzioni e fare dei bei viaggi.

La famiglia di Martino invece è una famiglia “comune” composta dalla madre Anna (Bianca Nappi) insegnante al conservatorio, papà Carlo (Marco Cocci) consulente finanziario in banca.

Martino dunque, per essere accettato nella nuova scuola e  “godere” dei benefit della separazione cerca in tutti i modi di dividere i suoi genitori.

A contribuire, involontariamente, alla riuscita del suo piano è Paola, (Elisabetta Pellini) una vecchia amica di scuola di papà Carlo, un tempo invaghita dell’uomo. Paola è una donna ricca ma con un passato tormentato e nasconde dietro le sue crisi di pianto improvvise, un grande dolore di madre.

In un susseguirsi di equivoci, e rocambolesche situazioni la commedia volge alla scoperta del finale lieto.

Una commedia indipendente, secondo lungometraggio di Max Nardari.

La pellicola sfiora importanti ed attuali temi, dalla diversità al bullismo, all’accettazione, alle problematiche di due genitori che si separano e le conseguenze che ne derivano. I toni sono delicati e mai volgari.

Max Nardari mette tutto il suo impegno in questo lavoro, anche partecipando come attore, con un piccolo ruolo.

Una commedia volitiva delicata ed onesta, al cinema dal 30 Marzo.

The sun’s smile

Raffaela Anastasio

 

Anteprima ” La mia famiglia a Soqquadro”

Antonio Flamini e il gruppo No +1