NELLA TASCA DEI SUOI JEANS
Nell’aria danza, come guidata da una musica a me sconosciuta, ogni istante una forma diversa dall’istante prima, si trasforma. Proprio come nella vita, come negli amori, nelle amicizie, osservi, attendi che cambi qualcosa, che si trasformi. Resto a fissarla, inebetita da quella nuvola di fumo, non riesco a distogliere lo sguardo. Si dissolve…
Una impercettibile fiamma brucia un angolino di carta in maniera difforme… sei alla tua terza sigaretta, in questa sera di fine luglio.
Roma pullula di gente, che vaga senza meta nelle strade. Noi siamo parte di quella gente e siamo intenti a chiacchierare dei massimi sistemi.
Nico ti prende in giro per la tua polo a righe dice che ” allarga”, in effetti sembra lo schermo di un vecchio televisore senza antenna. Quel tintinnio del ghiaccio nel tuo bicchiere mi distrae. Hai questa smania di raccontare, e sembra che le parole debbano uscire dalla tua mano, che però in questo momento regge un bicchiere di spritz, che continui ad agitare per dare forza al tuo discorso.
Una bella atmosfera intorno, una bella energia. L’estate ha i suoi vantaggi. Continuiamo a chiacchierare, il tempo si è fermato, i nostri sorrisi riempiono lo spazio, i nostri occhi di tanto in tanto si cercano, con discrezione.
Continuiamo a dare forma alle parole, poi mi soffermo su di te…giovane uomo, sui tuoi occhi, sul tuo sorriso, sei al tuo ultimo tiro di sigaretta.
“Principessa, tu che dici”…
“Nulla da dichiarare Vostro onore” , silenzio e poi esplodiamo in una risata intensa…e la mia mano nella tasca posteriore dei tuoi Levi’s 501.Resto lì per qualche minuto, intanto colgo un tuo sguardo furtivo sulla mia mano, come se fossi sorpreso…ma resto lì. Credo di aver bisogno di un contatto, di fidarmi finalmente, quella mano ti sta chiedendo supporto, ti sento vicino, ti sono vicina. Io continuo a chiacchierare e tu sei li , forse imbarazzato, non capisco. Per me è tutto così naturalmente ovvio…
Per qualche minuto ti sento sospeso. Ritraggo la mano.
“Che si fa? Prendiamo un altro drink o facciamo un giro?”
“Bhe direi facciamo un giro, abbiamo consumato la ringhiera”.
Due matti, pieni di vita, prendiamo i nostri motorini, iniziamo a girovagare come molti senza meta.
Roma è così bella la notte. Noi lo siamo ancor di più.
Non siamo vittime del tempo, possiamo sentirlo e gestirlo come vogliamo e allora :
“Principessa che dici vogliamo bere un limoncello da me?
” Ok , fammi strada”.
Senza esitare seguo la tua scia, in ogni curva, il vento sul viso mi regala un soffio di vita in più e sorrido, scorgendo che mi stai osservando dallo specchietto retrovisore, attendendo che il semaforo diventi verde.
Adoro Roma la notte.
Siamo a casa. Sembra quella di uno studente, anche se da tempo non lo sei più. Uno stendino nel corridoio, ingombra il passaggio.
“Non badare al disordine, il mio coinquilino è fuori e ha lasciato tutto in giro”.
Ti sorrido, ma che mi frega del disordine, penso immediatamente.
Ti seguo nella tua cameretta da uomo single. Libri, stereo letto singolo e cianfrusaglie su un mobile a destra.
“Questo è”!
Ti sorrido poso la mia borsa a terra in un angolo. Sono contenta di essere qui e di scoprire qualcosa di te.
“Mi lavo i piedi e torno, non sopporto più le scarpe”.
“Anche io ho questa abitudine, tranquillo ti aspetto in balcone.”
Totalmente a mio agio ti aspetto. Il silenzio della notte è nostro complice. Resto a fissare le stelle, in questa zona di Roma è più semplice vederle. E’ tutto così’ meravigliosamente semplice.
Rientri in camera con due bicchierini pieni di limoncello ghiacciato, a piedi nudi, brindiamo e tu accendi una sigaretta. Ho perso il conto ormai.
I nostri respiri nel silenzio fanno rumore.
Il limoncello ghiacciato entra in circolo e rinfresca.
” Questo è, se qualcuno dovesse togliermi questo…potrei morire”.
“Cosa?”
“Questo, lo senti, questo silenzio, queste stelle, questa serata pazzesca, questa pace, questo limoncello, questa sigaretta”, e intanto una nuvola di fumo avvolge il tuo sguardo.
“Si lo capisco, a volte basta veramente poco”.
Non abbiamo bisogno di parlare, ci piace così, per noi parlano i nostri occhi questo silenzio ancor di più. Non abbiamo bisogno di nulla, ci godiamo questa pace, e scorgo il tuo viso sereno, rilassato.
L’aria inizia a farsi frizzantina, mi regala quei brividi che mi fanno sentire viva. Che strana sensazione, dopo tanto tempo il mio animo è in pace. Sono serena, la mente sgombra.
Rientriamo in stanza, è tempo che io vada, ma mi chiedi di abbracciarti.
Il panico mi assale, perché? Perché deve rovinare tutto in questo modo, perchè appena inizio a fidarmi qualcosa viene rovinato.La pace viene interrotta da una tempesta. per la prima volta quella sera sono imbarazzata e non più a mio agio.
Ti sei accorto dei miei pensieri, purtroppo gioco a carte scoperte:
“Hey che succede, ho solo bisogno di un abbraccio, mica altro, cazzo principessa fidati”.
Allora mi sento una stupida ragazzina, il sorriso esploso dopo quelle parole nuovamente mi tranquillizza.
Tutto così meravigliosamente strano.
Un vortice di emozioni, sensazioni incomprensibili e pazzesche. Sento il tuo cuore battere forte. I nostri respiri viaggiano all’unisono. Pochi attimi per sentire il tuo calore. Forse anche io ho bisogno di questo abbraccio, ho bisogno di sentirmi parte di qualcosa, di qualcuno, in questo momento particolare della mia vita. Poi presa come da un raptus decido che è ora di andare.
“Dai fumiamoci un’altra sigaretta e poi vai”.
“Accendo io”.
Porto la sigaretta alla bocca, e do fuoco. Non dedita al fumo, al primo tiro un feroce colpo ti tosse mi blocca il respiro, inizio a ridere come una matta in libertà. La mia risata salta da un palazzo ad un altro come una eco impazzita. Scorgo i tuoi occhi ridere con me.
Il secondo, il terzo tiro, poi condivido con te quel gesto. Una nuova nuvola di fumo, questa volta è complice, questa volta è diversa… dietro di lei…l’alba di un nuovo giorno…
Raf
Don’t forget to smile