Il tempo delle mele
Isolati dal resto della festa, isolati dal resto del mondo, non abbiamo bisogno di null’altro, se non di noi e di quella musica….”
Chiesi in regalo un walkman, proprio come quello che avevo visto in quel film, “bisognava dare una mano alla fortuna”, pensai, il principe azzurro aveva bisogno di aiuto.
Il tanto atteso regalo arrivò.
L’emozione mi pervase al momento di scartare il regalo. Adoravo la carta che si strappava sotto le mie mani con quel rumore unico ed inconfondibile.
Avevo la musica nelle mie mani.
Il mio mini stereo portatile era di due colori, insolito per un walkman, era giallo e lo sportellino per inserire la cassetta, verde acqua. I tasti Play , Rewind, e Forward neri. Le cuffie avevano la spugnetta arancione e l’archetto regolabile.
Non vedevo l’ora di provarlo, ma non mi fu possibile, mancavano le quattro batterie, dalle quali attingeva energia.
Il giorno seguente non stavo nella pelle, andai da Antimo, il mio giornalaio di fiducia, ed acquistai 4 batterie.
L’attesa finalmente finì.
Dopo aver impiegato circa 10 minuti per capire il verso di inserimento delle batterie, sollevai lo sportellino verde acqua inserì la cassetta con la compilation di Eros Ramazzotti, poggiai le cuffie sulle orecchie, tasto play, (adoravo quel click) e mi si aprì un mondo.
Il walkman diventò ben presto una parte di me, un prolungamento, grazie al quale potevo estendere i limiti sensoriali del mio corpo. Usavo la musica per studiare, per passeggiare, per isolarmi dal mondo quando pensavo che il mondo fosse contro di me, lo usavo per non sentire la nonna russare, per piangere a tempo di musica per un brutto voto a scuola o per placare la mia rabbia per un flirt andato male, e per sognare.
Ben presto scoprì, che nulla è per sempre. Il mio smoderato uso del walkman, comportò l’acquisto di batterie ogni 3 quattro giorni, 5 se ascoltavo i cantanti con la voce rallentata e con toni demoniaci.
Raf
Don’t forget to smile
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