Day off – 2

Stordita tentavo di aprire gli occhi, al mio fianco i miei amici.

Mi sollevai dallo schienale, guardai oltre il vetro del finestrino e mi resi conto di aver dormito per tutto il viaggio. Un sorriso incredulo, un respiro ed iniziò una nuova avventura proprio come allora.

Luca ci fece strada, era l’esperto di quei posti. Scaricati i bagagli ci dirigemmo verso un luogo incantato, “Le camosciare” dove si accedeva tramite un posto chiamato l’anfiteatro. Un insieme di montagne riunite a formare un anfiteatro, un luogo magico e suggestivo. Lungo il percorso nessuno aveva chiesto del cellulare. Finalmente stavamo vivendo il momento, godendo di quella meraviglia intorno a noi.

L’aria era frizzante, i colori quelli dell’inverno. Luca ci accompagnò fin su alla piccola sorgente di una cascata, dopo quasi 1 ora di cammino. Un’ora in cui imparammo a conoscerci. I nostri ricordi da bambini, le emozioni, i figli, i primi innamoramenti, ed insieme apprezzammo quello che la natura ci offriva.

Dei cellulari nemmeno il ricordo.
Unica donna in un gruppo di 4 uomini, mi adeguai al loro modo di fare, assecondando il loro linguaggio, e non meravigliandomi di storie o racconti un po’ …ecco un po’ oltre. Dovevo essere una di loro, non un elemento discordante. Riuscì ad amalgamarmi ,anche incuriosita per il loro modo di pensare talvolta molto vicino al mio.

Dopo un po’, l’appetito iniziò a farsi sentire e ci accomodammo su di un tavolo di legno, in tono con l’ambiente, mangiammo un pezzo di pizza preso al forno del paese. Non sapevamo che ore fossero, non ci importava, quel pezzo di pizza sembrava essere il più buono mangiato fino a quel momento. La condivisione di quel tempo, valeva ogni secondo.

Quella passeggiata era stata rigenerante. Aria pulita, mente sgombra, i sorrisi sui nostri volti distesi.
Nessuna traccia del cellulare.

Rientrati in paese, Luca ci guidò all’interno del borgo vecchio. In quel posto il tempo si era fermato. Tutto era come avevo sognato, come l’avevo vissuto tempo fa, la finestra sul cortile, i fiori , le decorazioni… I miei occhi lucidi di gioia.

La luce fece spazio al buio, quando stanchi rientrammo a casa.

Sul tavolo prelibatezze di ogni genere, ma non sane. Nutella, biscotti, marshmallow ed una bottiglia di spumante con cui brindammo alla nostra amicizia e a quel meraviglioso weekend senza “notifiche”.

La serata continuò, tra sguardi e risate, racconti e giochi “retrò”. Serata esilarante.

Dei cellulari nemmeno l’ombra.
Notte fonda decidemmo che forse era il caso di andare a dormire, l’indomani Luca ci avrebbe fatto visitare altri posti, avremmo vissuto altre emozioni e ci saremmo conosciuti ancor di più.
La notte trascorse serena. Dalla finestra della mia camera da letto, un paesaggio che mi tolse il fiato, dopo molto tempo riuscì a vedere di nuovo milioni di stelle brillanti. La calma, la pace cullarono la mia anima , come il cielo quelle stelle.

Il nostro esperimento funzionò. Per due giorni i cellulari rimasero fuori dalla nostra vita.

Basta così poco per rendersi conto che la vita vera non è quella che trascorri nascondendoti dietro uno schermo del telefono, dietro uno sguardo “fotoshoppato” di una foto riuscita male, dietro un messaggio scritto in codice morse. Basta poco e puoi respirare emozioni che un telefono non ti può dare. Puoi vedere gli occhi lucidi di un tuo amico che si commuove parlando dei suoi figli, le smorfie birichine di Fra, mentre ti racconta aneddoti piccanti della sua vita. Puoi sentire un abbraccio complice, aver le mani libere per sfiorarsi, per immergerle nell’acqua e bere, come facevi da ragazzina, ritrovi il piacere di parlare con le persone anche solo per chiedere un’informazione…

Basta alzare gli occhi, per vedere un mondo oltre quello schermo pieno di notifiche…un sole che sorride…

Basta solo alzare lo sguardo.
Raf
Don’t forget to smile

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