Ottobre 2009

Venerdì 27 gennaio, ore 18.25 finalmente anche questo w.end sta per iniziare, ed un altro giorno  lavorativo si è concluso.

Non mi va di tornare a casa, ho bisogno di tempo per me, di fermarmi dal trambusto di slide per riunioni, richieste da soddisfare, sorrisi da elargire, ancora riunioni, appuntamenti da fissare, telefonate da fare, budget, numeri, pianificazioni annuali…

Stop!
Decido di non tornare a casa, non mi va, ho bisogno di me.

Respiro, sorseggio uno spritz e mi godo il mio tempo, in un bar vicino all’ ufficio. Pieno di gente. Sembra strano ma anche se è relativamente presto per un aperitivo, i tavoli sono tutti pieni. Scelgo una postazione lontana dall’ingresso, l’unico angolo più tranquillo.
Se alzo gli occhi dal mio quaderno ho tutto sotto controllo. Ho una prospettiva completa di ciò che succede.
Alla mia sinistra, tre persone chiacchierano di una start – up e l’uomo che mi siede accanto continua a gesticolare per dare forza al suo pensiero, non si contiene, il mio spritz potrebbe morire sul pavimento.
Alla mia destra l’intero bancone del bar è in movimento, ragazzi che servono bevande, cocktails ed i classici stuzzichini chiamati ”finger food”, che fa tanto internazionale.
In centro un gruppo di adolescenti con gli occhi puntati in un’unica direzione, smartphone.
Un gruppo di adulti seduti in fondo, proprio in direzione del mio sguardo. Anche loro sono appena usciti dall’ufficio. Te ne accorgi subito, dalla cravatta allentata e dal fatto che non indossano più la giacca, ma che invece è poggiata sulla sedia…
Il popolo del venerdì che cerca il proprio spazio, il proprio tempo.

Per fortuna la musica del mio ipod mi isola dalla confusione e dalle chiacchiere. Mi perdo nei miei pensieri, nei ricordi di quando tutto è cominciato. Non so perché… o forse si lo so.
– Ottobre 2009 impaurita suonai alla porta del mio futuro, via Orazio 10. Ad aprirmi una donna molto elegante. Un tailleur con pantalone e giacca dorata. Capelli corti biondi, occhiali, ed un sorriso pieno di energia.  Mi fece accomodare su di un salottino, in attesa di effettuare il colloquio di lavoro, che in ogni caso avrebbe inciso sulla mia vita.

Quel sorriso mi accolse tutte le volte successive, per 7 anni.
Così iniziammo un lungo percorso. La signora bionda mi accompagnò per mano verso il mio futuro.
Avrei dovuto prendere il suo posto, perché era prossima alla tanta attesa pensione. L’impiegata, lasciò ben presto posto alla persona e a quell’anima pura che ho imparato a conoscere. Sei diventata la mia Patty.

Ed ora scrivo di te.

Immagino il tuo viso in questo momento, emozionato e curioso. Tranquilla non dovrai vergognarti di me.
Sei la mia Patty.
Qualche giorno fa mi hai detto: “Raf, anche io voglio la dedica sulla nuova agenda”, sorridendoti ti ho risposto che ci avrei pensato.
Ed eccomi qua.

Non riuscivo a pensare ad un modo migliore per esprimere la gratitudine e la stima e l’affetto profondo che ho per te.

Mi hai accompagnata su una strada a me sconosciuta, insegnandomi tutto il tuo sapere.

Non mi hai mai mollata. La tua pazienza immane, nei confronti di una trentenne timida, inesperta.

Mi hai aperto le tue braccia per sostenermi nei momenti incasinati della mia vita.

Il tuo sguardo dolce, comprensivo, proprio come quello di una madre, mi ha sostenuto in tutte le piccole cose.

Sei sempre stata pronta ad ascoltarmi, hai sempre avuto il consiglio giusto al momento giusto ed hai anche saputo riprendermi quando, inevitabilmente ero pronta a fare qualche cavolata.

Sei sempre stata mia complice discreta, asciugando le mie lacrime.

Voglio dirti grazie, te lo dico così, come il cuore mi suggerisce.

Per avermi fatto sentire a casa nonostante tutto, per aver incentivato ogni mia idea stramba, per la tua amicizia. Per questo blog, che è nato anche grazie a te che mi hai detto:”Raf prova che hai da perdere, se ti piace”.

Mi hai dedicato il tuo tempo nei miei primi racconti, sei tra le mie più forti sostenitrici e lettrici.

Sei semplicemente tu, senza inganno, pulita, sincera, la tua saggezza, la tua esperienza mi hanno indicato il sentiero.

Sei la mia amica, mamma romana.

Grazie Pattina.

Ps: ora stampa tutto e incolla nella nuova agenda, lo so un po’ scomodo però è divertente, come sarà divertente vedere il tuo sorriso lunedì.

Grazie
Raf
Dont’ forget to smile

Bianco respiro

La notte la sentii arrivare.

Il tepore delle coperte, il calore del camino non riuscirono a camuffare il suo arrivo.

Un grosso respiro, lungo intenso.
Annusai l’aria. Ancora un respiro profondo. Lo capì, lo capì dall’aria che stava arrivando.
Ero in un residence di montagna, non avevo ancora compiuti forse i 7 anni.
Era notte fonda, nell’appartamento regnava il silenzio, ed in silenzio scivolai fuori dal letto e quasi trattenendo il respiro, mi avvicinai alla finestra che dava sul balcone. Non volevo svegliare gli altri, mia madre non mi avrebbe permesso di uscire fuori con quelle temperature. Passo dopo passo, con fare furtivo, arrivai alla maniglia, ora avrei dovuto aprire la finestra…
La mia mano fredda, si piegò afferrando la maniglia, che fissai disperata pensando: “ti prego apriti senza fare rumore”, intanto il cuore pompava sangue aumentando il suo battito.

In apnea, a labbra strette, iniziai a fare una leggera pressione verso il basso, fu inevitabile un leggero tonfo e allora diedi uno strappo veloce, il cigolio, come nella casa degli orrori (che trovi al Luna Park), non tardò ad arrivare.

Accovacciata, guardai prima in basso, ma avevo l’orecchio teso verso le altre stanze, il mio viso contrito in una smorfia, in attesa che mia madre o mio padre iniziassero ad urlare, poi con calma, come in slowmotion ruotai il viso, alzai lo sguardo e nulla…

Ripresi a respirare.

Rilassai il volto.

Sgattaiolai fuori come un gatto, chiudendo la finestra alle mie spalle con cautela.Una valanga di emozioni mi sorprese quando un’ondata di aria fresca penetrò nelle mie narici, quella sensazione di libertà, di infinito. Ancor di più percepì la sua presenza, ma non era ancora lì.Rimasi con il naso in su, il mio sguardo puntato verso il cielo blu cobalto, a scrutare cosa stesse succedendo tra quelle stelle così luminose quella notte.

Un brivido mi sorprese sulle braccia scoperte. Ero in attesa.

Poi qualcosa si mosse.

Sul mio viso si poggiò un chicco, che si sciolse quasi subito al contatto con la mia pelle, era sfuggito al mio sguardo attento… poi ancora un altro sul mio naso ed un altro, un altro…Granello dopo granello, fiocco dopo fiocco, migliaia, milioni di chicchi magici, che accompagnati dalla leggerezza del vento iniziarono ad appoggiarsi sulla terra intorno a me.

Il cielo ora era in festa.

Finalmente era arrivata. Il mondo, pensai, ora cambierà colore.

Fiocchi, vortici, turbini di cristallo in qualsiasi forma arrivasse mi andava bene.

Ero sua amica.

Avrebbe accompagnato i miei giochi, pensai  alla slitta, il pattinaggio, i miei scivoloni lungo la collina con le buste nere, quelle per raccogliere i rifiuti, le palle, i pupazzi di neve a cui avrei mangiato il naso.

Così delicata eppure così forte da piegare i rami di grossi alberi sotto il suo peso.

Eri arrivata.

Il mio sorriso silenzioso ti accolse, il mio cuore ingenuo gioì.

Anche quella volta non mi ero sbagliata.

Avevi annunciato il tuo arrivo.

Mi distesi, supina sulla poltroncina che era lì, ti guardai danzare tutta la notte e mi addormentai coccolata dal tuo abbraccio.

L’indomani il mondo aveva cambiato il suo colore. Quello che vidi al mio risveglio, oltre allo sguardo inferocito di mia madre, fu pura e strepitosa meraviglia…

I miei occhi pieni di stupore e gratitudine.

Sono passati 30 anni da quel giorno e ancora ti sento arrivare, ancora mi emoziona la tua danza, il tuo tempo.

Siamo ancora amiche.
Sei  ancora il mio bianco respiro.
Raf
Dont’ forget to smile

A 21

Avevo solo 15 anni quando il destino mi portò sulla strada di tre strani individui, più grandi di me di qualche anno, grandi abbastanza per avere la patente e per gestire in maniera egregia un’agenzia di spettacolo. Quei tempi lavoravo come modella.

Diffidente come sempre, mi approcciai in punta di piedi a quegli individui, dei quali poi, non seppi più fare a meno.

Miss Tirreno il concorso che ci portò in giro dal nord a sud Italia, in camper, in furgoncini o in semplici auto cariche di costumi, intimo e abiti casual, forniti dagli sponsor, da indossare durante le varie tappe del concorso, che potevano essere in piazza, in stabilimenti balneari o in locali.

Ogni giorno di lavoro era un’avventura diversa da vivere al massimo. Tra sorrisi, aneddoti, panini e la colonna sonora di Ligabue.

A parte qualche screzio, naturale per chi vive e lavora 24 ore su 24 insieme, nulla mai ci ha più diviso.

Sono passati anni, forse 21 e niente è cambiato.
Il giorno 1 gennaio 2017, complici le vacanze natalizie, siamo riusciti a vederci. Forse una  “Carrambata”, qualcuno direbbe… ma finalmente dopo anni di contatti telefonici o tramite “faccia libro”, ho rivisto quei sorrisi, rivissuto la spensieratezza di quegli anni.

Fisico diverso, età diversa, una nuova storia, ma sempre le stesse teste matte che avevo lasciato tempo prima.

“È con immenso piacere che mi ritrovo a scrivere queste due righe, per esternare, condividere, qualcosa di meraviglioso accaduto proprio il primo giorno di questo nuovo anno. Dopo tantissimi anni, ho rivisto degli amici con i quali ho condiviso meravigliose esperienze lavorative. L’emozione, il piacere, la gioia sono state le sensazioni che mi hanno accompagnato prima durante e dopo averli visti. Abbiamo trascorso poche ore a parlare, ricordare e raccontare un pò di noi e come le nostre rispettive vite siano cambiate. La semplicità e la naturalezza con le quali abbiamo condiviso le nostre esperienze hanno dato la meravigliosa sensazione di non esserci mai persi di vista e di ritornare indietro nel tempo. Grazie ragazzi, semplicemente fantastico un abbraccio lungo 20 anni.”

Antony

Questo è Antonio, detto Antony, non so perché si facesse chiamare così ma per me è rimasto Antony , il più giovane dei tre ragazzi, lo stesso sorriso, una maturità differente, gli occhi illuminati dalla parola “ papà” ed un velo di tristezza nascosto dietro ad un meraviglioso sorriso.

“Il termine amicizia identifica un legame fra due persone ma non ne specifica la qualità, l’importanza, il tempo…il legame che c’è fra noi è fratellanza, persone che hanno condiviso il loro tempo quasi 24/24 ore ridendo, scherzando, confidandosi gioie e dolori, lacrime e sudore, intuendo un problema anche senza il bisogno di pronunciare una sillaba.

Mimmo, Antonio, Raffa sono miei fratelli, potrei mettere la mia vita nelle loro mani sapendo che mi proteggerebbero sempre, il nostro legame era forte 20 anni fa, lo é ora e lo sarà per sempre, perché siamo così, siamo noi, in un legame indissolubile ed eterno.

Siamo e saremo 4 coglioni che si vogliono un bene dell’anima.

Eravamo giovani, ci sentivamo padroni del mondo e abbiamo goduto di ciò che la vita ci proponeva in quel momento, così doveva essere, era nel nostro destino sostenerci l’un l’altro e nonostante piccole discussioni, ci siamo detti e perdonati ogni cosa.

Nel mio percorso di vita, loro sono il mio bene, l’ancora a cui so di potermi aggrappare. I nostri ricordi mi terranno sempre compagnia.

Sarebbe meraviglioso poter rivivere le giornate spensierate di allora, nel nostro futuro…per sentirci nuovamente invincibili.

I miei fratelli, nonostante il tempo, nonostante la distanza, nonostante tutto…sempre e per sempre!”

 Savio

Questo è Salvatore, in famiglia chiamato Savio, forse un diversivo ad un nome che non gli apparteneva, o potrebbe derivare dal latino che vuol dire “prudente, ragionevole”.

Una persona dolcemente emotiva, super protettiva. Un’anima fragile, sensibile, alla continua ricerca di se stesso e della pace…in qualsiasi forma. Sempre pronto a sostenere l’amicizia, quella vera, quella con l’A maiuscola., sempre e per sempre la persona al quale affiderei la mia vita.

“Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta… una decisione veloce dell’ultima ora e siamo riusciti a tenere viva la nostra “Réunion abituale”, perché almeno una volta l’anno, io, Savio ed Antonio dobbiamo per forza incontrarci!
Questa volta però c’era un “pezzo” in più… al revival si è unita Raffaela!
Facebook e whatsapp hanno saputo tenere vivi i rapporti, hanno accorciato le distanze… ma in fondo dal vivo è sempre “n’ata cos” ed erano ben 21 anni che non la vedevo!
Sono passati a prendermi, ed il mio ritardo è stato il pretesto adatto per cominciare una serie di insulti tramite messaggi vocali… ed ho avuto la certezza che anche con lei non fosse cambiato niente. Il tempo per lei si è fermato… stesso fisico, stesso sorriso, stesso taglio di capelli e stesso gran bel culo!
E’ la stessa ragazzina che lavorava con noi quando aveva 15 anni!!!
Un abbraccio fortissimo, un bacio e diamo inizio alle danze. Non ci allontaniamo di molto, un bar al Vomero e dopo un po’ ancora un altro bar, ma i luoghi, i bar, le persone intorno, passano in secondo piano, le risate, le battute, i ricordi, gli sfottò, si susseguono senza sosta.

Ci sediamo o camminiamo tutti vicinissimi, per non perdere nemmeno una parola dell’altro.

 Il dialogo tra noi non diventa mai personale, se non per pochi istanti, solo per sapere qualche novità e poi si continua a parlare di noi, di cosa facevamo, di come eravamo… ricordando perfettamente tutto quello che abbiamo vissuto insieme circa 20 anni fa!

Nonostante qualcuno ne sia uscito bruciato, ustionato da quel periodo di lavoro, il saper discernere i momenti belli, ha fatto sì che non potesse mai essere dimenticato.

Non è cambiato niente… questa volta la nostra amicizia è stata più forte del tempo e di tutte le sue vicessitudini… dopo 20 anni c’è la stessa confidenza, lo stesso modo di scherzare, di parlare, di rivolgerci, di abbracciarci, di sfotterci…

Credo che questo sia il modo migliore per poter descrivere l’amicizia, che ci lega.

Siamo lontani, tra noi ci sono centinaia di chilometri, non ci si telefona spesso, ci si vede raramente, eppure… tu sai che quella persona c’è, che ci sarà, che ha la tua stessa voglia di vederti e di passare qualche ora insieme e quando finalmente la incontrerai, sarà come se l’avessi vista appena un giorno prima.

Nessuno di noi porterà novità, nessuno di noi parlerà di sè… ma insieme saremo ancora una volta sinceramente e genuinamente NOI.
Forse era solo ieri che abbiamo fatto l’ultima “serata” insieme, forse sarà appena domani che ci attende ancora una sfilata o un concerto… o forse no…  

Mimmo

Lui è semplicemente Mimmuz….

Loro sono i miei amici, quelli veri, quelli che nonostante tutto ci sono, quelli per i quali spesso diventi una priorità, quelli che non ti usano, quelli che non ne approfittano, quelli che non vogliono nulla in cambio, solo la tua felicità. Sono loro che proteggono i tuoi segreti, ti sostengono, senti la loro presenza anche nella loro assenza. Sono quelli che chiami anche a tarda notte, se hai voglia di piangere o di confrontarti, e ti rispondono sempre. Quelli a cui racconti che non hai dormito, le tue paure, le tue incertezze… Loro che mi fanno sentire sempre a casa. Che non giudicano, non emettono sentenze, semplicemente ti sorridono.

Qualcuno potrà pensare che queste parole siano banali,…può darsi…ma questa è l’amicizia come io la intendo, come Noi la sentiamo, banale?

Sono solo 21 anni che Vive!
Questi Sono Loro I miei Amici.
Raf
Dont’ forget to smile