IL SINDACO NERONE 2
“Un cucciolo di cane abbandonato cresce nelle strade di Castellammare di Stabia. Si ciba dei resti di un cassonetto, la sua dimora una panchina, la morbida sabbia, o un vicolo. Il piccolo cucciolo cresce con la consapevolezza di essere parte integrante di una cittadina tranquilla, per cui si dimostra sempre buono con i bambini, si sottopone a qualsiasi “tortura” per ottenere un sorriso e una coccola.
Ama girovagare per la città.
“Papi in che senso presenzialista?”.
“Lui è presente a qualsiasi manifestazione, che sia un matrimonio, una comunione, uno sciopero, un comizio, una processione per il patrono, è sempre una presenza costante. Nerone, è un pastore belga, lo hanno chiamato così perché il suo pelo è scuro, è diventato ormai la nostra mascotte. Come se avesse una devozione nei confronti di questa città. Io non conoscevo bene la storia allora un giorno per appagare la mia curiosità,(ecco il gene curioso da chi mi è stato trasmesso, pensai), ho chiesto un po’ in giro e ho scoperto che Nerone è stato adottato da Angelo, proprietario di un negozio che vende kebab.
Un cane fuori dal comune che, come ti dicevo, è sempre in prima fila quando si va in processione per S. Catello (santo patrono di Castellammare di Stabia), lo trovi nel cortile di una chiesa, se si è accorto che all’interno si sta celebrando un matrimonio. Pensa, che durante i giorni che precedono la nostra tradizione di onorare la Madonna Immacolata, Nerone guidava il corteo dei devoti alle 5 del mattino.
Raffa è un cane normalissimo a vedersi, ma quando Angelo mi ha raccontato questo aneddoto, proprio non volevo crederci. Ho pensato che fosse una reincarnazione di…che ne so un santo, qualcuno che ha vissuto nella nostra città secoli fa…”
Mio padre è così entusiasta di ciò che sta per dirmi, la sua voce è squillante ed incredula, sento che mentre racconta il suo viso sorride e mi trasmette vibrazioni positive. Stupefacente, quanto questa storia lo coinvolga emotivamente e coinvolge anche me.
“A maggio, come sai, è il mese dedicato alla Madonna, persone devote sono solite andare a piedi a Pompei per chiedere la grazia. Nerone effettua tutto il percorso con il gruppo di fedeli, incredibile, segue il gruppo fino a Pompei. Arrivati, dopo qualche ora di cammino, a destinazione, Nerone accompagna il gruppo di fedeli fino al santuario, poi attende Angelo, sul bordo della strada che passi in macchina per portarlo a casa.”
Papi ma Angelo era nel gruppo di fedeli?
“No, Angelo ha saputo che Nerone andava a Pompei, solo quando una persona che faceva parte del gruppo lo aveva avvertito, per cui ora ha imparato; calcola i tempi del percorso, chiude il negozio e passa prendere il suo amico peloso.”
Wow a volte si vedono queste cose solo in altri paesi, non pensi mai che possano capitare sotto i tuoi occhi.
“Ma non è finita qui. Purtroppo Nerone una volta è scomparso”.
“Si ho letto anche l’articolo su un quotidiano della città, in cui veniva spiegato che Nerone era stato ritrovato sul Monte Faito e che è stato riportato a casa da una coppia di giovani che lo avevano riconosciuto”.
“Esatto, ed è stato bello sentire che un’intera cittadina si era mobilizzata per cercarlo. Perlustrati vicoli, le spiagge, tutti i posti che abitualmente amava frequentare, le chiese, ma di lui nessuna traccia. Neanche gli annunci tramite internet erano serviti a ritrovarlo. Per fortuna il lieto fine.
Questo cane ha segnato il cuore di molte persone. Tutti uniti per un unico scopo.
Il sindaco di Castellammare ha riconosciuto la potenza emotiva di questo che ormai è diventato il simbolo della nostra città e ha voluto onorare la sua devozione nominandolo Sindaco Onorario di Castellammare di Stabia.
Wow, perché ho letto articoli di amici animali eletti presidenti, sindaci, candidati alla Casa Bianca, ma tutti “eletti” dai cittadini, per denigrare il proprio gruppo politico, perché scontenti di come il loro paese non riuscisse a rialzarsi da disastri assicurati, provocati da cattivi governanti e per questo preferivano un mulo, un gatto e persino un rinoceronte che potesse affrontare i problemi di petto. Ma un cane sindaco, perché fa sentire la sua presenza, è di compagnia e supporto, perché fa sorridere le persone, perché i bambini si sentono al sicuro se incrociano il suo sguardo, perché ha la capacità di tenere uniti cittadini, che ha le qualità che un sindaco umano dovrebbe avere….wow, non lo avrei mai pensato.
Mi accorgo di aver lasciato mio padre in attesa al telefono e commento con lui il cuore immenso di un cane “randagio”, cresciuto a wurstel e sorrisi del sole.
“Non c’è fedeltà più fedele di quella di un cane”, dice mio padre.
È tempo di andare a conoscere questo meraviglioso sindaco.
Raf
Don’t forget to smile
Sott ‘o mur
Dopo un lungo pomeriggio trascorso a vestire, svestire, pettinare e truccare le barbie per 5 sfilate evento, nella cameretta con invitati vip, tra cui peluches come Cucciolo, Dondolo, una signora Bratz, una dolly, orsetto di peluche, tutta la famiglia di ” My little pony”, Mister “T Rex” versione gigante, dopo aver fatto svariati servizi fotografici e video con lo smartphone, lo show finisce. Gli ospiti riprendono il loro posto, chi su letto, chi sullo scaffale, altri nel box dei giocattoli.
Proprio dal box , posto su una macchina lego, sporge un album di figurine…
“All’ingresso dell’edicola avevo 500 lire nella mano destra, quelle che ero riuscita a trovare nel salvadanaio, speravo che la fortuna fosse dalla mia parte.
Antimo il mio amico giornalaio, mi invita ad entrare, mi conosce bene lui.
“Antimo mi dai per favore quelle di Creamy?” con il dito indico il box all’interno del quale sono posti i pacchetti di figurine dell’ “Incantevole Creamy”.
Il cartone animato più famoso in quel periodo.
Antimo mi consegna il pacchetto ed io le 500 lire, ringrazio e vado via.
A passo svelto mi dirigo verso casa, dove appena arrivata, prendo l’album, sfoglio le pagine e conto le figurine mancanti. Impazzivo all’idea di poter completare l’album, soprattutto odiavo vedere il viso di Creamy senza il nasino, perché era nella figurina mancante.
Quindi apro il pacchetto appena acquistato strappando la parte superiore e poi quella laterale. L’odore di carta e colla era la peculiarità delle figurine, impossibile dividerle senza prima aver tribolato.
Dieci figurine, inizio a controllare guardando prima i numeri, sfogliando nuovamente le pagine dell’album.
“Eccola”.
Strappo via la carta che copre la parte adesiva, con estrema attenzione, evitando che la figurina si pieghi o faccia bolle d’aria, incollo con cautela restituendo il nasino a Creamy, facendolo coincidere perfettamente con l’altra parte della figurina. Continuo questo rito per un paio di volte, poi 3 doppioni, cioè 3 figurine già presenti nell’album.
Un lungo sospiro, riguardo le figurine mancanti e ripongo i doppioni all’interno di un sacchetto insieme agli altri.
Bisogna completare l’album.
Armata di sacchetto di doppioni e di foglio precompilato con i numeri delle figurine mancati, durante l’intervallo a scuola iniziano le contrattazioni.
“Mi serve la numero 40 io ti do la 10”.
“Perfetto, ne hai altre controlliamo”.
I 15 minuti dell’intervallo volavano tra una figurina e l’altra.
I maschietti non erano da meno.
Ovviamente per loro le figurine dei calciatori.
I maschietti non si limitavano ad un semplice scambio, ma sfruttavano i doppioni per fare svariati giochi.
Lo chiamavano ” sott o’ mur”, usavano tutte le figurine in loro possesso ed una alla volta, tenute in mano come un boomerang, venivano lanciate al muro. Colui che riusciva ad avvicinarsi di più al muro vinceva, cosa? Non l’ ho mai capito, ma durante l’organizzazione e l’impostazione delle regole erano molto accaniti e precisi.
Varie esclamazioni di esultanza, durante i lanci ed era divertente osservarli mentre verificavano quale figurina fosse più vicina al battiscopa.
L’intervallo non durava a lungo per cui scaduti i 15 minuti si ritornava tutti nei banchi, a volte purtroppo, anche senza aver definito il vincitore, questo però rimandava ad un “secondo tempo” all’uscita di scuola.
Sulle scale del cortile in attesa che i nostri genitori venissero a prenderci iniziava la “rivincita”.
Il gioco questa volta era diverso.
Un pacchetto cospicuo di figurine tutte nello stesso verso e poste sul pavimento dalla parte dell’immagine del calciatore.
Il gioco consisteva nel dare un colpo sul pacchetto di figurine cercando di farne capovolgere il più possibili. Quelle che atterravano con l’immagine del giocatore rivolta verso l’alto, diventavano il premio.
Era divertente osservare questi ragazzini che soffiavano sulla mano “per renderla magica” e poi sferrare il colpo. Il viso contratto, gli occhi puntati sulle figurine, il respiro concitato, il conto alla rovescia, la rincorsa della mano e… giu’ con tanta forza da dividere il mucchio di figurine in più parti. Alcune che dal forte impeto erano volate distanti, le si seguiva con lo sguardo pieno di speranza….per poi verificare che erano cadute dal verso sbagliato. Quanti sorrisi su quei visi…le risate rimbombano ancora nelle mie orecchie….
“ Uh zia prendi l’album delle Monster high”.
” Di chi?”
” Quello li davanti”.
Quei ricordi mi erano apparsi come se li avessi vissuti in quel momento, mi sono ritrovata ragazzina, con l’odore di quei pacchetti fruscianti, gli occhi pieni di meravigliosa curiosità, l’animo leggero e divertito. Ci divertivamo ed emozionavamo con poco…
“Dai prendi le altre che ti aiuto a completarlo”
Un sorriso sul mio viso riflesso negli occhi di una piccola me.
Raf
Dont’ forget to smile
Anatomia di un sorriso
Vi siete mai fermati a pensare a quanto possa fare bene sorridere e ridere?
Io si!.
Proprio l’altro giorno mentre mi dirigevo in ufficio, il mio sguardo si è soffermato su di una madre che attendeva l’ingresso del figlio a scuola, sorridendogli il piccolo le ha fatto una strana smorfia con la bocca, la madre ha iniziato a ridere a crepapelle. Gli occhi esprimevano gioia e serenità e mentre si allontanava dall’ingresso volgeva l’ultimo sguardo al piccolo che ancora le faceva delle smorfie troppo buffe.Vedere quella scena ha fatto sorridere anche me.
Ma invece quanto ci fa bene sorridere e ridere?
Ho chiesto a Google, volevo approfondire l’argomento ed ecco i paroloni scientifici come :
“particolari strutture come il limbo e l’ippocampo in cui si trovano i circuiti legati alle emozioni, e si attivano nuclei grigi alla base encefalitica e il corpo striato…..e va bene, basta così.
Si arriva poi ai benefici che comporta una buona sana risata:
– Il riso fa aumentare la produzione di ormoni come adrenalina e dopamina che liberano le endorfine che a loro volta provocano diminuzione del dolore e della tensione.
– Quando si ride parte della muscolatura si contrae e si rilassa e si innesca una ginnastica soprattutto nella parte dell’addome, naturale, che migliora le funzioni del fegato e dell’intestino.
– La respirazione migliora grazia ad una risata, in quanto diventa più profonda.
– Migliora la circolazione sanguigna grazie ad una respirazione profonda.
– Il cuore aumenta le pulsazioni.
– Gli occhi hanno una luce più accesa grazie ad un nuovo apporto di sangue fresco alle pupille
Tutto questo si esprime attraverso una semplice smorfia del viso, una semplice contrazione facciale.
Una cosa l’avevo intuita ridere ci fa bene e non solo per
la parte tecnica sopra descritta ma perché ci distende l’animo.
Provate a pensare all’ultima cosa per la quale avete riso a crepapelle e a come vi sentivate dopo…
Lacrime agli occhi, respiro azzerato, guance doloranti, addominali contratti e….senso di infinita leggerezza.
Io l’ho fatto ho ripensato a mia nipote, di come rideva quando giocavo con lei ondeggiando il mio fondoschiena ballando la samba e le cantavo una canzoncina stupida… Lei mi guardava con quegli occhioni luccicanti e rideva, rideva, la sua risata era coinvolgente, travolgente, non si poteva resistere…ricordo che diventava rossa in viso ed io con lei….
Ecco quella sensazione di gioia, di benessere, riaffiora sulla pelle solo al ricordo di quel momento.
Credo che sorridere sia una cosa così semplice.
Qualche giorno fa ero in compagnia di persone alle quali tengo molto e tra una chiacchiera e l’altra ci siamo impelagati in discorsi senza senso…per cui ad un certo punto ci siamo guardati e siamo esplosi in una fragorosa risata…
L’addome si contrae, sembra quasi che ti manchi il respiro. Il viso si distende accompagnando le smorfie della bocca che si dilata, ed emette suoni fragorosi e distorti ad intervalli. Il viso si illumina e con esso gli occhi, tanto da arrivare a lacrimare.
Tutto quello che ne deriva è il cuore leggero, la mente distesa, gioia, non ti importa se domani dovrai iniziare a correre da una parte all’altra di nuovo, stai bene, sei serena ed è quello che conta, nulla più.
Possiamo sorridere per svariati motivi.
A volte nascondiamo dietro al sorriso imbarazzo, panico, fastidio, a volte ansia, a volte dolore.
In ogni caso il sorriso ci viene sempre a supporto.
Pensate che è gratis.
Per ridere non serve passare dal dottore, basta una buona dose di positività e si riesce a vedere la vita da un’angolazione diversa e forse migliore.
Io credo che ridere sia uno dei farmaci più efficaci in nostro possesso, allenta le tensioni di una giornata faticosa, dissolve l’ansia meglio di 10 gocce di Xanas.
La terapia del sorriso è usata negli ospedali poiché si è appurato, riduca i tempi di degenza e l’utilizzo dei farmaci.
Abbiamo bisogno di sorridere, come respirare.
Abituati ad una vita sfuggente, la nostra mente è in continuo movimento, tra lavoro, bollette da pagare, passioni, problematiche da risolvere, ecco ridere ha il compito prezioso di fare pulizia, di eliminare i residui ingombranti di una mente piena di pensieri.
La nostra natura è perfetta basta saperla usare in maniera corretta.
Allora sorridete, ridete, usate il sorriso a vostro vantaggio, ridete, liberate l’animo dalla pesantezza della negatività, questo vi renderà “invulnerabili”.
Donate il vostro sorriso ne riceverete uno per voi che vi renderà la giornata “diversa”.
“Ci vogliono 72 muscoli per fare il broncio solo 12 per sorridere provaci almeno una volta”
Cit. M. Richler
Ridiamo, ne abbiamo necessità.
Allegria, divertimento buonumore, risate pazze, anche senza un motivo ci renderanno la vita migliore…io ve lo dico in ogni mio racconto ” Don’t forget to smile”.
Raf
Dont’ forget to smile