Sogno di una notte d’estate

Dove  lo sguardo si ferma, la mente si spinge oltre, dove è impensabile arrivare, lì dove tutto muore per rinascere.

Respiro a pieni polmoni l’aria piena di vita. Affondo i miei passi nell’impalpabile e tiepida sabbia.

Lascio un segno del mio passaggio breve e profondo, cancellato dal mare per riordinare lo stato delle cose. La brezza mi sfiora la pelle, il viso e mi assale immediato quel senso di libertà assoluta, pura, vera che ti riempie l’anima, il cuore.
Nei miei occhi il riflesso del sole. La sua vastità incomprensibile per un essere umano.
Si appoggia maestoso sulle calme acque, lento, pacato, i suoi tiepidi raggi, diamanti sulla pelle…
Si congeda dai miei occhi lasciando dietro di sé una scia di colori, che facendo invidia al più bello degli arcobaleni, si dirama all’orizzonte, sfuggendo ad ogni sguardo.
Ed è quiete.

Il mare accompagna con la sua danza il lento imbrunire.
Itinerante alla scoperta di giovani emozioni, sul mio cammino anime frizzanti intorno ad un caldo falò…un leggero brusio, un romantico vigoroso fuoco, una chitarra, una birra ghiacciata, dei mignoli che si cercano e si sfiorano tra i granelli di sabbia, respiri affannati, sale tra i capelli, baci rubati e sorrisi che il cielo ricambia, illuminandosi con punte di cristallo, lasciando le menti sognare, fantasticare nella speranza che un sogno diventi reale.
Pensieri liberi, come il mio corpo, leggero, vivo.
E lei è lì, in questi attimi intensi di felicità pura.Sento la presenza, impercettibile.
Ogni piccola particella del mio corpo l’avverte.

La sua magia è la mia energia, che mi accompagnerà in notti calde ed intense, in cui Morfeo non avrà alcun potere. Sarà presente nei miei ricordi, nei miei profumi, sulla mia pelle, nei miei occhi, nelle mie emozioni, nei miei sguardi malinconici, nelle mie follie.

Tutto rinasce.
La luna ritira il suo riflesso dalle profonde acque blu. Il cielo si separa dal mare.
All’orizzonte le prime fioche luci del nuovo giorno. Il sole mostra il suo vigore, la sua brillante luce…
Lei è qui, la mia estate.

E la chiamano Estate

Raf
Dont’ forget to smile

Permanenti attimi di gioia

Attimi di gioia intensa, quel 15 giugno…

La mia giornata andava come doveva andare, trascorsa tra telefonate, organizzazione di due eventi, di uno shooting personale, insomma tanta carne sul fuoco da dover gestire, ma tutto nella norma.
Mi piace essere impegnata ed arrivare la sera stanca ma soddisfatta, consapevole di aver fatto un buon lavoro.
Tra le telefonate di quel giorno, una in particolare ricordo:
“Ami passi un attimo a casa?”
“Ami non posso sono ancora in ufficio e poi devo passare a prendere mia madre in aeroporto stasera, ti richiamo tra 10 minuti”.
“ok ciao”.
La mia amica ed io abbiamo l’abitudine di chiamarci AMI, che sta per Amica, è un modo tenero per “riconoscerci”.
Quel giorno avevo avuto una considerazione del tempo un po’ più ampia del solito. Quei 10 minuti erano diventati due ore. Nell’attesa di recuperare mia madre all’aeroporto, mi ricordai che avrei dovuto fare una telefonata… così la feci:
“Ami perdonami spero di non disturbare”,
“Ma no, devo dirti una cosa”.
Non ebbe modo di parlare, ebbi una sorta di sesto senso, le parole presero forma:
” Sei incinta!” urlai.
Una risata quasi nervosa, poco fiato nel rispondere in maniera positiva alla mia asserzione.
Aveva semplicemente fatto il test.
L’innocenza e l’ingenuità, l’insicurezza nei confronti di una nuova realtà,
traspariva dalle sue parole. Mi chiedeva conferma su qualcosa di perfettamente evidente, la foto che mi aveva inviato del test di gravidanza, era palese. Le linee rosa predominavano su di una base rettangolare bianca.

La gioia prese il sopravvento. Sentire la sua emozione mi catapultò in un mondo passato, già vissuto. Appena ventenni quando tutto iniziò con una stretta di mano, un sorriso, il primo abbraccio, un letto con il soppalco preso all’ Ikea, chiacchiere diventate confidenze, i cereali alle 4 del mattino, un materasso come divano in una cucina che la casa dei puffi era più spaziosa, i riassunti per un’esame incomprensibile, le lacrime versate, tante, per tutti i sacrifici, le delusioni, la laurea, le risate a crepapelle senza un reale motivo, la spensieratezza, la certezza che i nostri sogni prima o poi si sarebbero realizzati. Poi le decisioni e le scelte costrette, la lontananza fisica…il susseguirsi di eventi….e di nuovo noi..
Ascoltavo la sua voce vibrante, incerta, incredula e la vedo su quel letto a soppalco con un libro aperto che tormenta il suo ombelico.
La sua felicità era la mia.
Mentre ascoltavo la sua gioia, non espressa del tutto, per paura di un’illusione che avrebbe potuto ferirla profondamente, una lacrima di gioia spontaneamente decise di poggiarsi sulla mia guancia, necessitava di esprimersi, di essere presente in questo momento prezioso, non feci nulla per trattenerla, la nascosi, ma lei era li.
” Bene domani vengo con te a fare gli esami”.
Riagganciai ed ero felice, lo ero davvero. Rientrata a casa sorridevo, inebetita dalla notizia.
“Cazzo diventerà mamma”.
Ore 6.15 la musichetta odiosa del mio Samsung s sei edge mi comunicò che era ora di alzarsi.
In testa con ciò che era accaduto il giorno precedente…fui pronta in un baleno.
Un abbraccio, quando la vidi, espresse tutto ciò che non avrei saputo dirle.
Ero lì per lei, con lei in questa nuova avventura.
L’esito degli esami tardava ad arrivare e lo stomaco non era felice di questo. Sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio, ma come da tradizione per tutte le cose importanti che sono successe nella mia vita..l’attesa sembrava lunghissima ed estenuante e la mente ebbe troppo tempo e troppo spazio per creare e disfare cose…
Ore 14.00  finalmente l’esito degli esami.
Una telefonata ed un’esplosione di gioia, confermano che un’altra vita è  pronta per saltare giù in questo matto mondo.
Il mio cuore era impazzito, il mio viso parlava senza emettere un suono, le mie colleghe percepirono la mia felicità.
Il pomeriggio un lungo sospiro e la serenità non tardò ad arrivare, nei miei occhi tanti ricordi  WOW!…Ricordi sparsi nella mia mente.
Un messaggio inatteso mi rese la persona più importante del mondo:
Grazie Amica sei sempre con me nei momenti importanti”.
Per questo non smetterò mai di sorridere.

Raf
Dont’ forget to smile

Social NO + 1

Tutto molto semplice…
In un passato remoto, quando credevo che fosse impossibile fare nuove amicizie, la tecnologia mi dava supporto. Facebook mi diceva ogni giorno che Tizio ed io eravamo amici “Scrivi qualcosa sulla bacheca di Tizio” e che Caio mi stava seguendo.Twitter mi consigliava una nuova persona da seguire. Instagram  mi avvisava che qualcuno aveva messo un cuoricino al mio egocentrico primo piano.
I social mi  hanno tenuto compagnia, per un po’, ma avevo bisogno di confronti diversi. Non potevo farmi bastare messaggi di saluto senza poter guardare negli occhi una persona, senza sentirne la voce, insomma era davvero deprimente. Un giorno durante l’ora di pranzo, comunicai alle mie colleghe quanto fosse difficile oggi fare nuove amicizie, tutto era cambiato da quando, in un bar, un tipo qualsiasi si avvicinava e con garbo mi offriva da bere, iniziando una normale conversazione, una conoscenza.
E’ diventato praticamente impossibile, nessuno si guarda più, tutti presi dai loro telefoni”
” Scarica Tinder”! disse la mia collega.
(Tinder è un’applicazione che ti permette di interagire con un ‘altra che ti piace tramite un match.)
“Come si dice , fatto 30 facciamo 31, visto che il mondo va in questa direzione mi adeguerò.”
Detto, fatto, in un attimo avevo scaricato un nuovo social. Il meccanismo era semplice.
Tanti profili e foto da scorrere sulle quali potevo cliccare un cuore, per le foto che mi piacevano, oppure una X per quelle che invece non avevano attirato la mia attenzione. Il gioco però non era finito li’, non potevo comunicare con nessuna delle persone cliccate se loro non avessero fatto lo stesso con le mie foto, ed ecco il “Match”.
Il riscontro era abbastanza buono.
Iniziai a chiacchierare con un po’ di persone, tramite chat ovviamente, fino ad organizzare il primo incontro.
Non sapevo cosa aspettarmi, per cui dettai io le regole:” Ci vediamo al pub vicino al mio ufficio”, così se mi fossi accorta di aver a che fare con un maniaco o un personaggio strano, ero in zona protetta.
Vidi il mio “Tinder” da lontano, ovviamente diverso dalle foto:” Che mi importa, anche io non sono uguale alle foto, sarà una persona interessante”, pensai.
Giovane avvocato depresso. Un bradipo nell’esporre argomentazioni. Aveva già avuto appuntamento tramite questa chat, ma aveva trovato una ragazzina che gli aveva richiesto 5 euro di ricarica, questa cosa, dopo aver focalizzato il tipo, non so perché non mi aveva sorpreso. Non mi fece nessuna domanda. Parlava, parlava, parlava.
Cercai di essere carina e di ascoltarlo, ma la sua vita vissuta nel pessimismo cosmico era troppo diversa e distante dalla mia, dovevo andarmene assolutamente. Mi alzai, ringraziai e senza voltarmi indietro arrivai al motorino dove finalmente scrollai via la negatività di quel tizio. Non volevo abbattermi. Almeno avevo avuto l’occasione di guardare negli occhi una persona…già…
Da quel giorno incontrai altre persone, alcune totalmente vuote, altre logorroiche, alcune carine ma dopo avermi cercata spesso, sparivano. Non mi sono mai soffermata su cosa avessi fatto per farli sparire, ma su cosa NON avessi fatto e la risposta facilmente intuibile.
La ciliegina sulla torta arrivò con un fantastico irlandese, bel tipo, sveglio, con il quale avevo avuto modo di conversare al telefono, mettendo in pratica così il mio fantastico inglese. Pensai che finalmente avevo trovato una persona interessante. Ben presto però le mie convinzioni sfumarono davanti ad una foto a petto nudo ed in mutande di lana, boxer bianchi tendenti al giallastro a mezza gamba con bottoncini, il membro ben in evidenza, seguiva invito nell’albergo in cui alloggiava.
Stop, io ho provato a seguire la corrente ma in questo modo non può proprio funzionare.”
Mi rimisi in sesto dando una festa a casa mia con un po’ di vecchi amici, invitai anche una mia vecchia conoscenza Sergio Fabi, giornalista cinematografico e mio caro amico. Quella sera ci divertimmo tantissimo. Musica, cibo e gente giusta.
Qualche tempo dopo, proprio Sergio organizzò un gruppo whats app con le persone scelte direttamente da lui. Ebbi l’onore di essere inserita, in qualità di “vice direttrice”.
Ho riscoperto il piacere di usare un social. Persone che non si conoscono parlano di tutto, da argomenti delicati a quelli più frivoli e divertenti, senza cadere negli eccessi che storpiano ogni cosa.
La chat dopo qualche tempo si è evoluta.
Sergio probabilmente divertito dalla serata piacevole trascorsa a casa mia, mi spiega che sarebbe stato carino organizzare delle feste con gli amici della chat: “idea meravigliosa” gli dissi.
La macchina Fabi si mette in moto selezionando persone del gruppo e da’ vita ai Party No+ 1.

Party ai quali possono partecipare solo gli effettivi invitati senza accompagnatore, amica o altro. Iniziativa che mi ha permesso di superare un po’ di timidezza e conoscere tantissime persone, senza il fardello di un accompagnatore/trice che al momento meno opportuno decide di voler abbandonare la festa o con la quale sei costretta a parlare tutta la sera senza riuscire ad inserirti nel mood del Party.

Ormai è una macchina ben oleata. Tutte le feste sono a tema con sorteggio di gadgets curiosi in ricordo della serata, giochi e tanto divertimento.

Ho la possibilità di confrontarmi con persone sane che non mi giudicano solo dalla foto di un profilo, posso sorridere con loro. Finalmente posso guardare le persone negli occhi, nessuna di loro ha la testa china su di un cellulare a controllare le notifiche.

Ho riscoperto quel piacere… il piacere di condividere, di sperimentare, di giocare, senza nessuna maschera, senza nessun social dietro il quale nascondermi. Queste feste sono un toccasana in un’epoca in cui tutto è virtuale.
Dove le persone non sono più tali ma semplici profili o status. Si può interagire, senza dover usare i tasti di una fredda tastiera di un computer o quella di un cellulare super intelligente. Si puo’ essere in contatto senza essere on-line, si può emozionarsi senza usare delle emoticon che lo fanno per te. Adoro i social sono il futuro, ma preferisco il contatto reale.
Siamo al Party No + 1 numero 14, ormai sono diventati un “Must”, lo dicono anche Laura e Silvia Squizzato nel loro Blog ” Doppia vita”, ed io ne faccio felicemente parte.
Raf
Dont’ forget to smile

Wana Wana

Una splendida giornata di sole a C.mare di Stabia.
Mi piace tornare a casa ed essere accolta dai monti, che con la loro maestosità mi salutano con un inchino in città. Il vento ed il mare complici al mio arrivo. Il vento smuove le acque che emanano quel profumo, che si muove tra i palazzi, nelle strade, il profumo che ti inebria e ti fa sentire viva.
Intorno gente che corre a destra e a manca, impegnata a fare questa o quella commissione. Al bar un gruppo di vecchietti discute animatamente, politica? calcio? non saprei ma è un argomento che sta loro a cuore, tra un ” E Capit e chist è o fatt” e ” Chill ten e corn” passa sempre un tiro di sigaretta accompagnato da un caffè bollente.
I mercatini gremiti di persone a cercare  l’occasione del giorno, il pesce fresco. La frutta per la nonna si compra da Armando, ci pensa lui, tutto ad 1 euro. Chiedi un kg di mele e vai via  anche con limoni, insalata e banane, da Armando la generosità e la qualità sono di casa, la gente apprezza la sua gentilezza e se non si ha necessità di comprare nulla, non importa:”Buongiorno Armando ci vediamo domani agg ia pija a scarol” ( Buongiorno Armando ci vediamo domani, devo prendere la scarola).
La maestosa struttura che mi aveva accompagnata per 5 anni, nel percorso più importante della mia vita, ora è diventata, ai miei occhi, un semplice palazzo ” Liceo classico Plinio Seniore”. Un gruppetto di ragazzi sosta all’ingresso con quel vocabolario che ha messo a dura prova la muscolatura della mia schiena, “IL” vocabolario da cui mi aspettavo di trovare suggerimenti o pezzi di versione tradotti, visto il prezzo ed il peso, si limitava a darmi singoli significati, l’ho odiato, ma ora non era più affar mio…mi ritrovavo però negli occhi di quelle giovani ragazze che con lo sguardo smarrito chiedevano conforto ed un confronto con il secchione di turno, che sebbene avesse finito con 15 minuti di anticipo sulle due ore  stabilite, non aveva avuto il tempo di passare la versione, perché… perché… non l’ ho mai capito.
Le strade intorno al liceo erano state consumate dalle suole delle mie scarpe ogni giorno per 5 anni, anche quando non era giorno di scuola, con gli amici l’appuntamento era ” NCopp o liceo” (davanti al Liceo).
Il traffico in questa zona è sempre presente, i motorini contribuiscono al caos, inserendosi da ogni lato della strada, fermandosi poi dal tabaccaio.” Eugenio” che una volta era un semplice tabacchi adibito alla vendita di sigarette e qualche caramella, ora è diventato anche un centro scommesse, che governa su Piazza Spartaco.
In questa piazza cuore della città ho visto cambiamenti continui. La ” Standa” diventata prima un “Pam” ed ora un immenso negozio acquistato da cinesi. I semplici bar diventati sale da the. Tonino “O pescator” e Nando “re frutti e mar” sono ancora da anni un punto di riferimento per acquistare il pesce fresco a buon prezzo, ma qualcosa qui è cambiato…
manca proprio un pezzo.
Anche l’odore nell’aria è diverso…
Quell’angolo  è vuoto!
Il carretto di WANA WANA non c’è più.

Vestito in bianco, berretto da chef, grembiule, baffetto messicano era Vincenzo Amore.
Vincenzo aveva un carretto ambulante dove friggeva pizzette, panzerotti ed i famosi sgagliozzi (pezzi di polenta fritti), il profumo delle sue fritture riempiva la piazza, ed era impossibile non rispondere a quel richiamo…
Ormai era un’istituzione a Piazza Spartaco. I suoi panzerotti, che oggi chiamiamo Street food, donavano un senso di appagamento e se avevi trascorso una brutta giornata scolastica, le pizzette di WANA WANA ti ridavano il sorriso.
Ero piccola quando lo vidi per la prima volta e assaporai le sue pizzette.
Ero incuriosita da quel personaggio dal viso dolce ma di corporatura possente e da quel carretto che magicamente sfornava del cibo delizioso, quel nome WANA WANA cosa significava? Mia madre non era solita comprarmi del cibo per strada, ma quella volta fece un’eccezione.
Questo simpatico grosso uomo alla quale mia madre chiese ” Un cuppettiello misto“, aveva una certa destrezza con la paletta.

Il profumo della frittura era fortissimo, i sensi diventavano più acuti.
Vincenzo dapprima immerse i panzerotti crudi nell’olio bollente, poi prese un foglio di carta di quelli che si usano in salumeria, donandogli una forma di cono, all’interno del quale avrebbe poi appoggiato la frittura pronta. Trascorso qualche minuto, raccolse i panzerotti dall’olio, lasciò che l’olio in eccesso scivolasse via per qualche minuto e poi ripose il tutto nel cono di carta.
” Ecco fatto Piccire’” e mi consegnò ” o cuppetiell” ripieno di cose meravigliose.
La frittura dorata, fumante, croccante.
I panzerotti con il cuore morbido ed il prezzemolo che donava all’impasto ancora più sapore.
Vincenzo però, se nei periodi freddi ci riscaldava il cuore con la sua frittura, in estate trasformava il suo carretto in punto di rinfresco con le sue granite, esclusivamente fatte con il limone fresco.
Era una costante.
Ecco cosa mancava, quella costante.
Quel carretto non c’è piu’ a Piazza Spartaco.
Quell’ angolo è rimasto vuoto. Nessun altro carretto, nessun altro negozio, nessun cinese, potrà mai riempirlo. Wana Wana ora frigge pizzette lassù…chissà…

Raf
Dont’ forget to smile