Carluccio

Sabato mattina, il mio corpo non risponde ai miei comandi, le lenzuola mi tengono prigioniera da un capo all’altro, sono costretta (come se mi dispiacesse), a rimanere a letto.
Lo sguardo a contare le stelle fluo del soffitto, poi il lieve movimento delle tende, che spinte da una leggera brezza, danzano avanti e indietro con intervalli non stabiliti. La luce fioca del sole, a fatica, si inserisce nelle fessure delle serrande, poi nei ricami delle tende proiettandosi direttamente sugli ampi spazi bianchi degli armadi, disegnando piccole forme astratte che si inseguono tra loro.
Mi piace a volte provare ad immaginare che quelle piccole forme astratte siano amiche e che si stiano organizzando per partire insieme, per una nuova avventura, lungo quella bianca e immacolata strada; percorso arduo fatto di maniglie e materiali scivolosi, ma giungere all’obiettivo ripagherà sempre dalle fatiche e ….
poi, una voce che dalla strada raggiunge il mio orecchio, distogliendomi dalle mie fantasie, ecco “L’Arrotino” simpatica storica figura romana tutto fare, che annuncia il suo arrivo ed i suoi servigi con un megafono.
Non so perché ma poi, pensando “all’arrotino”, un’immagine archiviata da tempo, ritorna nella mia mente, mi fa sorridere, mi riporta a quella che è stata una figura storica stabiese.
Una figura esile, andatura claudicante, due ceste una per ogni braccio, un cappello di paglia ricoperto di foglie… era il vecchietto più simpatico del mondo “Carllucciell ‘de ricuttell” (Carlo delle ricottine).

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Carlo Donnarumma, in arte “Carlucciell”, un anziano gentiluomo di campagna, carattere forte, temprato dal lavoro e dai sacrifici, furbetto ma non cattivo, affabile e sempre disponibile a regalare delle perle di saggezza di quelli che furono i “suoi tempi”. Sagace, arguto aveva sempre la battuta pronta e mai volgare.
Operativo  tutte le mattine all’alba, preparava meticolosamente i suoi formaggi freschi, tra cui le buonissime ricottine.
Ricordo che era impossibile non accorgersi della sua presenza.
Poggiato sul capo, un cappello di paglia ricoperto da grandi foglie di alloro, dalle quali penzoloni sbucavano piccolissimi cestini di paglia.
Giacca e maglione in inverno, camicia più leggera in estate, pantaloni larghi e scarpe che sembravano essere di qualche misura più grande.
Due grandi ceste di paglia, una per braccio, dalle quali fuoriuscivano lembi di foglie di fico.
Le ceste contenevano i suoi formaggi e le ricottine che erano adagiate sulle foglie di fico.
Girava in lungo e in largo la città, era instancabile, a vederlo sembrava primavera tutto l’anno.
Se qualche volta lo stupido ragazzetto di turno gli gridava:” Carlucciell tien e corn!”, (Carluccio hai le corna) lui prontamente rispondeva:” Buon teng coc cos e chiu” (bene ho qualche cosa in piu’).
” Signori’ la volete la ricottina?, fatevi la merenna con la ricottina nel panino”…
Mitico Carluccio.

Allungo la mano per recuperare il cellulare posto sul comodino, richiamata automatica e:“Ohi Papi buongiorno, ma ti ricordi di Carluccio delle ricottine?”

Uh certo, diceva sempre: “Signori’ la volete la ricottina?”. Quando ero piccolo lui annunciava il suo arrivo e tutti noi ragazzini andavamo a comprare con 5 lire la ricottina. Con tanta cura la prendeva dalla cesta avvolta nella foglia di fico, (che profumo che emanava), la porgeva nelle nostre mani, sorrideva e ringraziava.
Altre signore invece, chiamavano Carluccio dal balcone, calavano il paniere con all’interno le monete e Carluccio riponeva  i formaggi richiesti e salutava:” Bona jurnata Signo'”.
 ” Raf come mai, mi hai chiesto di Carlucciell?”
” A C.mare non l’ho più visto in giro e ci stavo pensando.Che bellino che era, ok babbuccio ci aggiorniamo più tardi”.
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La tecnologia mi permette di rimanere ancora a letto e curiosare e cercare notizie più approfondite in merito a Carluccio, qualora ce ne fossero state.
Con mio stupore, noto che ci sono vari link dedicati a ” Carlucciell de’ ricuttell”;
“StabiaChannel – Libero ricercatore.it – un video su youtube, a lui dedicata anche una pagina di Facebook – Gli Amici di Carluccio de’ ricuttell.
Inizio  a documentarmi su quella figura che tanto mi ha incuriosito.
Cascate di belle parole e aneddoti raccontati, da chi aveva vissuto tutta la vita apprezzando la cortesia di quell’umile uomo, immortalate nell’etere Il profumo ed il sapore delle sue ricottine, indelebile nei ricordi di chi le aveva comprate e mangiate. L’estrosità di Carluccio, il suo cappello, erano ancora negli occhi di molti stabiesi.
Primo attore protagonista su di un palco quotidiano in una città che al tempo, aveva l’animo pulito.
Continuo a leggere:” 11 agosto  anno 2000 Carlo Donnarumma Muore!”
Porca miseria 16 anni ed io non ne sapevo nulla!
” Carluccio aveva 97 anni, dei teppisti lo avevano deriso e aggredito facendolo cadere, procurandogli la rottura del femore. Dopo due mesi in ospedale  Carluccio è morto,
un pezzo di storia di Castellammare è muore con lui.”

I miei occhi di nuovo al soffitto, un sospiro ed un pensiero; possibile che l’ignoranza della gente arrivi a tanto? Che il rispetto sia cosi’ lontano dalla mentalità di molte persone? Possibile che una persona che ha sempre vissuto la sua vita con tanti sacrifici e onestamente, debba subire la rabbia e la prepotenza di alcuni personaggi che non conoscono la gioia nel loro cuore?
Nessuna giusta risposta alle mie domande.
Lancio il telefono dall’altra parte del letto, occhi sulle forme astratte che giocano sul mio armadio….  immagino …

Raf
Don’t forget to smile

Semplicemente Carluccio

Buon viaggio!

Il mio viaggio alla scoperta della terra degli angeli stava volgendo al termine. Mi svegliai quella mattina, del mio ultimo giorno, con la voglia di assaporare tutto, ma proprio tutto.

Tipica colazione americana: Apple pie, pan cake, french toast.
Quelle pietanze avevano la capacità di svegliare tutti i sensi, per i profumi, i sapori, i colori, insomma pura gioia culinaria.

Il mio saluto a quella città non poteva essere migliore.

Ancora un ultimo sguardo alla “Walk of Fame”, che fino a qualche giorno prima brulicava di operai e gente che correva a destra e a manca, chi per un motivo chi per un altro, ora Hollywood era diventato un tranquillo quartiere turistico.
Differentemente dagli altri, ebbi la sensazione che quel giorno stesse passando troppo in fretta. Salutati gli amici mi ritrovai con l’Avvocato, nella sala d’attesa dell’aeroporto di Los Angeles, a chiacchierare “del mondo e dei massimi sistemi”.

Salutai Los Angeles con un sorriso.

Ora chiudendo gli occhi, sparisce il rumore, il frastuono della vita reale e mi ritrovo ancora lì, immersa in quel trambusto per l’organizzazione degli Oscar, con lo sguardo sul marciapiede a cercare la Stella di questo o di quell’attore, i parchi, la cortesia delle persone, l’oceano, il mio lungo ed intenso compleanno, la libertà, le spiagge bianche, gli Universal Studios, gli artisti di strada e loro, che hanno dato a tutto la gioia: Gigi, Eugenio, Giuseppe, Francesco, i loro sorrisi, la loro follia…la mia energia.

Immagini che hanno lasciato il segno nei miei occhi e rimarranno indelebili nel tempo.
Il respiro di quella terra è entrato a fondo nelle mie vene. Ogni piccola cellula del mio corpo vive anche di quel respiro. Mi basta poco per tornare lì. Sensazioni che la mia pelle ha imparato ad apprezzare ed amare, ed ora riconosce come proprie. Uno strano meccanismo però, che a volte comporta momenti di nostalgia, come se venisse a mancare quell’ossigeno che nutre le cellule, il mio cuore ne avverte la mancanza. Quella fantastica terra che mi ha permesso di sognare da bambina e di sognarla e di viverla in pieno da adulta, è diventata la mia.

La mia anima, incisa da questa esperienza ora vive nell’attesa di nuove altre emozioni. Vive in attesa di quei piccoli miracoli, quegli attimi, piccoli istanti, che probabilmente non torneranno più, ma che puoi però, scegliere di cavalcare come la “Teahupoo” l’onda perfetta, l’onda che tutti i surfisti attendono, perché arriva una volta sola, perché è UNICA.

In attesa di un’altra “Tahupoo” continuo il mio viaggio e come dice Cesare Cremonini in una sua canzone:

” Buon viaggio che sia un’andata o un ritorno che sia una vita o solo giorno, che sia per sempre o un secondo, l’incanto sarà godersi la strada…

BUON VIAGGIO! E per quanta strada ancora c’è da fare amerai il finale.”

Allora Buon Viaggio!

Raf
Dont’ forget to smile

Universal (volevano stupirmi con effetti speciali…ci sono riusciti)

Qualche tempo fa quando mi chiesero:” Raf come mai hai deciso di intraprendere un percorso così arduo e complicato, fare l’attrice non è semplice”;
avevo solo 20  anni e la mia risposta fu:” perché voglio emozionare, come il cinema mi emoziona, voglio regalare un sorriso, una sensazione nuova, voglio regalare la mia anima ecco il perché”.
Ma avevano ragione non era facile bisognava aver talento nel donare emozioni e probabilmente quel talento non mi apparteneva, ma ho continuato a portare con me quella immensa passione.
Ora mi trovavo nel posto in cui tutto era cominciato.
I film che avevano fatto la storia del cinema internazionale, i grandi attori, avevano mosso i primi passi proprio in quei luoghi.
Gli Universal Studios.

Fondati il 30 aprile del 1912, da Carl Laemmle, immigrato ebreo tedesco, inizialmente proprietario di un negozio di stoffe. Gli Universal Studios, sono gli studi più antichi ancora in uso.
In quegli studi, in cui stavo per entrare, erano stati prodotti i capisaldi della storia del cinema come : Apollo 13, Jurassic Park,  E.T., Blues Brothers,  La Stangata, Lo Squalo e tanti altri.

Da buona turista cercai di immortalare ogni momento, anche il mio ingresso. Non ero più nella pelle.
Ero emozionatissima, eccitatissima, come i miei nipoti quando scartano i regali sotto l’albero a Natale.
Percorsi il tappeto rosso che mi guidò all’ingresso, dove fui accolta da delle simpatiche Hostess che mi consegnarono la piantina degli Studios.
Con la mia Crew i commenti si sprecavano, eravamo tutti molto presi da quello che appariva ai nostri occhi, un mondo nel mondo. Non so spiegare esattamente cosa stava scatenando in me quel posto, ma ero felice, estasiata.
Erano così tante le cose da vedere, non volevo perdermene nessuna.
Il mio viaggio in quel mondo incantato iniziò con la visione di uno spettacolo dell’orco buono, Shrek.
Prima di entrare nel teatro, bisognava attraversare piccoli vialetti con le case tipiche della palude dell’orco e ad indicarci l’ingresso c’erano dei folletti.
Non sapevo che cosa aspettarmi da quello spettacolo, ma poi mi accorsi che eravamo parte integrante dello Show, infatti eravamo in carrozza con gli orchi, volavamo con il drago, ci bagnavamo con gli sputi di ciuchino e ci riscaldavamo con le fiamme che fuoriuscivano dalla bocca del drago.
Esperienza in 4 D molto divertente.
“Un ottimo inizio” pensai, “chissà il resto”.
Il nostro tour continuò tenendo sempre d’occhio gli orari degli altri spettacoli. Intanto girovagavamo da un quartiere all’altro, da quello spagnolo a quello francese, dove i miei amici speravano di incontrare le ballerine di Can Can, ma rimasero delusi, a quello di Chicago anni 30′.

Iniziammo poi il vero tour, quello all’interno dei set cinematografici.
Un trenino semi aperto blu, una voce stridula che parlava in spagnolo, (avevamo sbagliato fila, ma Eugenio fu contento di ascoltare la guida in Spagnolo invece che in inglese) e partimmo  per il viaggio nella storia del cinema.

Lungo il percorso, erano esposte tutte le locandine originali dei film girati negli Studios. Entrammo all’interno di alcuni set dove stavano lavorando. Gli “addetti ai lavori” abituati a quell’ andirivieni ci salutarono carinamente. Visitammo i set dei film Western, quello della “Guerra dei Mondi” con Tom Cruise, “Il Grinch” con Jim Carrey, le case con giardino di “Disperate Housewife”, assistemmo anche ad una bellissima reinterpretazione del film di Hitchcock ” Psyco”, l’attore inseguì il trenino armato di coltello… veramente inquietante.

Il viaggio in quel mondo surreale continuò con la visita al set dello ” Squalo”, poi con la piena di un fiume, sembrava che l’acqua dalla cascata ci arrivasse direttamente addosso e poi ci ritrovammo immersi all’interno del film ” King Kong”. Il grande gorilla era alle prese con un T-rex, per difendere la sua donna e saltava da un lato all’altro del trenino, che sobbalzava come se il gorillone lo urtasse realmente.
  Ci ritrovammo poi, all’interno del garage di  Dominic Torretto, quando spari e sirene ci colsero di sorpresa e iniziammo a scappare più veloci che potevamo, con noi lo stesso Torretto, Letty e il mitico The Rock. Wow! Partecipammo ad ogni cambio di marcia,  ad ogni sterzata, ad ogni scontro. Spettacolare!

Il mio cuore esplodeva di gioia, di meraviglia, ecco, in realtà era alle prese con tante emozioni.
Finito il tour ebbi la fortuna di incontrare la donna più sensuale e triste del mondo la grande Marylin, che si concedeva ai suoi fan con sorrisi ed autografi.

Mi ritrovai immersa nell’antico regno egizio dove Faraoni e Mummie erano veramente impressionanti.
Entrai nel magico mondo di Harry Potter, il maghetto che aveva riscosso tanto successo con la sua saga. Grazie ad una scopa volante, mi condusse su laghi, all’interno di castelli, all’inseguimento di Draghi, per conseguire il mio brevetto da apprendista mago. Mi appassionai a quel mondo e vi rientrai anche una seconda volta. Mi diede una sensazione di libertà, non avevo  freni, ebbi proprio la sensazione di volare con Harry…che meraviglia!

Le emozioni si susseguirono senza sosta. Ebbi la fortuna di assistere all’addestramento di uno dei dinosauri di Jurassic World, ebbi l’onore di conoscere e fotografare Optimum Prime.

 Catapultati da un mondo fantastico ad un altro, ci ritrovammo poi nel mondo acquatico di ” Water World”, lo show pazzesco e divertente. Stuntman che saltavano da una piattaforma all’altra con estrema disinvoltura. Colpi di pistola e di cannone. Tuffi da altezze impressionanti…acrobazie con moto d’acqua pazzesche, che creavano piccole onde, che spesso finivano per bagnare le prime file degli spettatori ignari.

Lo spettacolo mi lasciò senza fiato. La mia ammirazione verso quegli artisti era immensa, totale. Ad essere sincera una riflessione rapida andò anche ad alcuni dei ” pseudo artisti italiani”….ma come ho detto fu rapida.

Poi ancora: gli effetti speciali, uomini in fiamme, uomini volanti, i mitici Simpson…
Ero senza più parole per descrivere ciò che stavo vivendo in quei momenti… probabilmente neanche esistono le giuste parole.
Non ebbi il tempo di meravigliarmi per uno spettacolo, che un altro mi impressionava ancora di più.
Quella giornata volò via come un Pteranodon nei cieli disegnati nei racconti di Michael Crichton.
Le sensazioni provate erano ” varie ed eventuali”. Il mio entusiasmo non aveva pari.
Quella giornata così intensa volse al termine troppo presto. Non ero stanca, più vedevo più avevo voglia di vedere, un po’ come i pop-corn, più ne mangi più ne vuoi non ti poni un limite…
quella giornata doveva finire così…

Con pop- corn e la follia nei miei occhi, alla ricerca di un taxi per rientrare nel mondo reale ad Hollywood.

Raf
Dont’ forget to smile

The Winner is….

Fin da bambine mia sorella ed io, incantate davanti al televisore, ammiravamo “le stars” che a testa alta, sorrisi brillanti, abiti da sogno, gioielli tutt’altro che modesti, salutavano il bagno di folla che li attendeva, mentre calpestavano il Red Carpet più ambito in assoluto per i professionisti del mondo del cinema.
Ed ora io ero lì ad un passo da quel tappeto…
Ma come nascono gli Oscar? Da dove deriva questo nome?
Da buona appassionata di cinema avevo letto notizie in merito a questo evento che tutto il mondo cinematografico e non, attende ogni anno con ansia.
L’Academy of Motion Picturte Arts and Sciences, organizzazione professionale onoraria fondata l’11 maggio 1927, istituisce gli “Academy Awards”, vero nome degli Oscar, con lo scopo di sostenere lo sviluppo dell’industria cinematografica.
Attorno al nome attribuito agli Oscar nascono varie leggende, due tra queste sono quelle più famose: la prima riferita ad una bibliotecaria dell’Accademy, Margaret Herrik, che guardando la statuetta esclamò “Assomiglia proprio a mio zio Oscar!”, la seconda riferita invece all’attrice Bette Davis che rivendicò l’attribuzione del nome, affermando di aver chiamato Oscar la statuetta in onore del suo primo marito Harmann Oscar Nelson jr.

L’ambita statuetta che premia il vincitore rappresenta un guerriero appoggiato ad uno spadone su una pellicola cinematografica. La statuetta è di metallo placcato in oro ed ha un valore reale di 295 dollari.
Ed ora era lì davanti a me quasi potevo toccarla.
Certo, era la versione gigante della statuetta, ma comunque un’emozione indescrivibile.
La mattina del 28 febbraio Hollywood era blindata, qualsiasi strada si volesse percorrere sia in auto sia a piedi era chiusa. I quartieri adiacenti al Dolby Theatre erano impraticabili e super controllati da “omaccioni” in divisa che bevevano redbull over size.
Per ovviare al problema quella mattina, decidemmo di andare in giro, fin dove era possibile, in esplorazione, in attesa di assistere agli Accademy Awards.
La prima tappa Griffith Observatory.
 
 

E’ l’ osservatorio astronomico della città, uno dei punti più panoramici di Los Angeles. Una vista mozzafiato su Hollywood, il bacino della city, la downtown e l’oceano, tutto in unico solo sguardo, tutto in un respiro che di tanto intanto esitava innanzi a così tanta immensità.
Dopo essermi piacevolmente arricchita di vecchie nozioni di scienza, il giorno e la notte, il sole e la luna, l’eclissi e l’alternarsi delle stagioni e aver ricordato il tempo in cui le avevo acquisite, lasciammo l’osservatorio astronomico per tuffarci totalmente nella natura. Il Griffth Park, è un meraviglioso parco, con piccoli sentieri sterrati, facilmente percorribili. Lungo i vari sentieri Gigi, l’Avvocato ed io eravamo ispirati, intraprendemmo discorsi sulla bellezza della vita, l’importanza di viverla profondamente e nell’intento, farsi accompagnare dalla persona giusta.
Alla fine di un sentiero, che sbucava su una piccola piazzetta all’interno del quale erano posizionate delle graziose panchine, c’era lei.

 Maestosa dall’alto di quella collina, lei protagonista in migliaia di film e telefilm che avevano accompagnato la mia adolescenza. ” Hollywood sign”
Decisi di cogliere quegli attimi, immortalarli non solo nella  mia memoria, ma all’interno di una memoria digitale. Gigi si immolò per la causa e ci divertimmo a scattare foto in cui la famosa scritta fosse evidente.

La mattinata trascorse così tra foto e sorrisi. Il sole non aveva mai smesso di accompagnarci.
Ero serena.
Uno dei miei sogni era diventato reale.
Intanto l’atmosfera attorno al Dolby Theatre era divantata incandescente.
Purtroppo dopo vari tentativi falliti, di avvicinarci alle “Limo” degli artisti, prendemmo la saggia decisione di vivere gli Oscar, come avrebbe fatto un comune americano, guardandoli alla tv.
Entrati in un pub, dove il profumo di patatine fritte scatenò i miei sensi, ordinammo da mangiare e iniziò l’attesa.
Occhi fissi sugli schermi. Il Red Carpet iniziò ad affollarsi di personaggi eleganti e particolari. Con attenzione i miei occhi scrutavano ogni particolare, ogni loro gesto per carpirne le emozioni o la tensione del momento e lo stilista che aveva creato l’abito, ovviamente. Tutto si svolse al di fuori del pub in cui ero in quel momento, per me era pazzesco. Solo delle transenne e qualche “omaccione” mi divideva dall’ingresso del Teatro.
Ero lì.
Una birra dopo l’altra, trascorsero un paio d’ore all’inizio della cerimonia ufficiale. La mia attenzione era focalizzata sul Maestro, Ennio Morricone, candidato per ” Miglior colonna sonora” nel film di Quentin Tarantino. Eccolo, che in lacrime sul palco, finalmente ritirò il suo primo premio Oscar ( premio alla carriera a parte). Emozionante momento, intenso. Il nostro applauso era d’obbligo, attirammo così l’attenzione degli altri ospiti del pub, che sorridendo parteciparono alla nostra gioia.
 Il silenzio calò nel pub quando si avvicinarono le premiazioni per le candidature più importanti, una in particolare ” Miglior Attore Protagonista”.
Tra i candidati a questa categoria Eddie Redmayne, che personalmente adoro e lui …l’eroe del Titanic, l’uomo che aveva vissuto con una maschera di ferro, che aveva esplorato l’inconscio, ed era stato aviatore, agente segreto, ladro, figlio disabile, per questa candidatura Un Redivivo… Leonardo Di Caprio.
Tutti tifavamo per lui, troppi Oscar immeritatamente persi, anche se in questo film, a mio avviso non aveva dato il meglio di se, ora era arrivato il suo momento.
” The Oscar goes to…….Leonardo Di Caprio”…
 Un boato da pelle d’oca, la gente esultò come se la nazionale di calcio avesse vinto i mondiali, si abbracciarono, urlando il nome: ” Leo Leo Leo”… un applauso interminabile, e poi nuovamente silenzio per ascoltare il discorso del vincitore dell’Oscar.
Osservai con attenzione i visi delle persone, i loro occhi puntati sulle labbra dell’attore, come se quelle parole avessero qualcosa di magico, di ipnotico, spesso le loro teste accennavano un piccolo movimento di assenso, di tanto intanto partiva un applauso solitario.
Da quel momento in poi sentì la tensione diradata, quasi sparita.
Iniziai a vedere i visi più distesi, le schiene iniziarono a spostarsi sugli schienali delle poltrone, il corpo si abbandonava alle emozioni, le mani lasciavano delicatamente i bicchieri colmi di birra.
I fidanzati ripresero a parlarsi.
Una valanga di “roba” mi arrivò addosso, woow!
Avrei voluto chiamare subito mia sorella per raccontarle tutto! Che finalmente avevo partecipato a modo mio alla vera “Notte degli Oscar”, che l’atmosfera vissuta in quel pub aveva reso tutto perfetto e ancor più reale, ma pensai che magari  mia sorella nonostante tutto non avrebbe avuto piacere a ricevere una telefonata alle 4 del mattino, per cui pagato il conto, stanchi  ma eccitati decidemmo di rientrare in Motel.
Un altro giorno era trascorso nella città degli angeli, un altro giorno meraviglioso, un altro giorno pieno di vita…
Ah! Anche io avevo ricevuto il mio Oscar…

Raf
Don’t forget to smile

27 – 2.2

Giungemmo lì dove la Route 66 terminava: Santa Monica.

Fu così chiamata dagli spagnoli che visitarono l’area in cui sorge la città nel giorno dedicato a Santa Monica.
Era diversa dal mattino, quando l’avevamo visitata. Ora aveva un fascino particolare.
La luce del sole donava un particolare scintillio alle piccole onde del mare che si infrangevano sulla battigia, come se all’interno di esse ci fossero dei piccoli diamantini, dei piccoli punti luce, che venivano poi lasciati sulla sabbia e ad intermittenza brillavano.
Migliaia di persone correvano per raggiungere il punto migliore in cui poter assistere a quel miracolo quotidiano che la natura regalava.
Noi facemmo lo stesso.
Ed era lì maestoso, fiero, il sole giunto alla fine della sua giornata di lavoro. Il suoi colori brillanti, incandescenti, rapivano il cuore.

Istanti brevi, ma così intensi. Ebbi la sensazione che quel pezzo di mondo si fosse fermato.
Solo il mio respiro scandì quel tempo, fintanto che il sole non baciò il mare e scomparve.

Poi come uscita da un’ipnosi, le uniche parole a cui riuscì a dare forma furono:
“Che meraviglia”!
I commenti con la mia crew furono interminabili… uno spettacolo fantastico.
Altrettanto piacevole fu visitare e fotografare quel molo, il Santa Monica Pier.
Il cinema, la tv mi avevano inondato il cervello di quelle immagini, ed ora ero lì, i miei occhi non avevano filtri.

Ero così emozionata, che dissi all’Avvocato:
“Fra mi sto commuovendo”, lui .” Perché?”, alzai le spalle e per me la risposta fu così semplice:” Perché ho la possibilità di essere qui in questo momento, in questo preciso istante della mia vita”.
Era ancora il giorno del mio compleanno.
I miei sensi erano super attivi per cogliere suoni, voci, le persone, il mare, i profumi, il vento, i colori.

Artisti si esibivano con gioia davanti ad un piccolo gruppo di persone, attente e sorridenti.
I bambini correvano da un gioco ad un altro, di tanto in tanto chiedendo un pacchetto di popcorn facendo sentire la loro voce.
Noi eravamo immersi in tutto questo, non potevamo non immortalare la nostra felicità.

Una giornata intensa di emozioni sensazioni che ridestavano in me il senso della vita, la voglia di viverla, la curiosità di sapere, di vedere con tutte le energie possibili.
A proposito  di energie, era ormai ora di cena, la cena del mio compleanno organizzata da Gigi a Beverly Hills.
Rientrati in Motel ad Hollywood, rinfrescati, vestiti di tutto punto, andammo a cena.
Una napoletana non poteva festeggiare il suo compleanno in un posto qualsiasi…
Pasquale a Beverly Hills,  Pasquale a Beverly Hills ci aprì le porte del suo ristorante, dove accoglienza e cibo erano proprie di un napoletano doc, trapiantato da 30 anni a Los Angeles.

Quella sera mangiai divinamente, il dialetto di Pasquale musica nel mio sangue.

Quel giorno stava giungendo ormai al termine, il compleanno più lungo e più intenso che io abbia mai vissuto. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Hollywood, Santa Monica , Venice, Malibu…immagini scolpite sulla mia pelle, marchi nel mio cuore, cibo per la mia anima.
Quella notte trascorse lenta e dolce, il sorriso non lasciò mai il mio viso, un altro giorno stava per arrivare …la mia avventura nel paese a stelle e strisce aveva un sapore ancora più dolce intenso
e non era finita…

Raf
Don’t Forget to smile