27 – 2.1
“Humaliwo” “L’onda scroscia rumorosamente” è così che veniva chiamata dai Cumash, una tribù di nativi americani.
Malibu.
Il sole continuò ad accompagnarci quel giorno. Tutti in macchina percorremmo una strada lunga, ampia. Le montagne incontravano il mare. Durante il viaggio Gigi, che ormai aveva una certa padronanza della zona, ci raccontò aneddoti sulle case dei “V.I.P.”e la possibilità di vederne qualcuno passeggiando semplicemente sulla spiaggia. Ero affascinata dalle enormi case che si presentavano davanti ai miei occhi in diverse forme e colori, poste ad un soffio dal mare e la mia immaginazione mi portò su una veranda di una di quelle meravigliose case in compagnia di una birra ghiacciata, ad ammirare il sole che lasciava il posto alla luna e le onde del mare accompagnavano il momento con la loro dolce e rilassante musica…
“Uè Questa è la casa di Paris Hilton”, la voce di Gigi mi distolse dal sognare ad occhi aperti e mi riportò in macchina.
“ Paris usa questa casa per dare tante feste, c’è sempre un sacco di gente, e noi facciamo le foto”.
Arrivati in un grande parcheggio, lasciammo la macchina e ci dirigemmo in una piccola locanda a pochi passi dal mare. Si accedeva attraverso una porta in legno che all’apertura emetteva uno strano cigolio.
Un potpourri di odori si fece spazio nelle mie narici dal pesce alle patatine fritte, il profumo di cipolla misto ad altre spezie era predominante.
Grandi lavagne indicavano le varie opzioni per sfamarsi, dal riso al pesce fritto, verdure, purè di patate e non poteva mancare la pasta.
Decidemmo di godere ancora del sole sistemandoci per il pranzo nei tavoli all’aperto.
Era il pranzo del mio compleanno.
Tutto era così perfetto il posto, la compagnia che le verdure lesse che avevo ordinato sembravano anche buone. Finita la birra era tempo di visitare il molo.
Una grande insegna ci accolse all’ ingresso.
Mi mossi in esplorazione perdendo di vista per qualche tempo i miei compagni di viaggio.
Arrivai a metà della passerella e notai piccoli negozi “bio” in cui si aveva la possibilità di acquistare deliziose piantine di erbe aromatiche e frutta e verdura: “Fantastico! “pensai.
Superati i negozi, sia a destra che a sinistra, tramite dei gradini, era possibile salire su un terrazzo meraviglioso, elegantemente arredato. Adorai le piccole luci sistemate tra una torretta ed un’altra…e poi l’infinito… innanzi a me l’oceano.
Purtroppo era tempo di andare, ci attendeva il famoso tramonto a Santa Monica.
Ripercorremmo il molo al contrario e con la gioia nel cuore lasciammo quel posto meraviglioso. Una nuova incisione nella mia anima.
Immersi nel traffico dell’orario di punta, cercai di fissare ogni immagine, ogni sensazione provata, ogni emozione, affinché potessero essere indelebili nella mia memoria.
Il mio sguardo volgeva fuori, attraverso il vetro del finestrino dell’auto, un uomo che ballava per strada, le sue movenze sembravano essere scandite da un tempo ben preciso, muoveva il capo da una parte all’altra e lasciava che i suoi arti si muovessero liberi. La musica che accompagnava la danza di quell’uomo, non era udibile dalle mie orecchie, né da quelle di qualcun altro, ma il senso di libertà quella danza emanava era quasi tangibile, potevo sentirlo come un’onda travolgente.
Raf
Dont’ forget to smile
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