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The wish bracelet – Ultima parte

“Ti voglio bene”.

Le tre parole piu’ dolci di sempre, ma chi era l’autore. Ero anche in imbarazzo perché Lui non sapeva di questi bigliettini furtivi che mi arrivavano di tanto intanto, e mi sentivo come se in qualche modo lo stessi tradendo, anche se non era così. In fondo noi eravamo solo amici.

Quel giorno le maestre ci congedarono augurandoci Buona Pasqua, ed io Lui e Anto ci trattenemmo un po’ di più all’uscita di scuola. La giornata era meravigliosa, il tepore primaverile ci permise di stare senza giacche. Dopo qualche chiacchiera veloce, Anto ci salutò lasciandoci soli.

 

Un pallone raggiunse la mia schiena, dandomi uno scossone, mi voltai restituì il pallone, mi appoggiai nuovamente sul lato sinistro, poggiando la mano sotto la guancia a mo’ di cuscino…ed il mio film riprese….

 

Non era mai capitato che fossimo rimasti proprio soli soli, o c’era Antonella, o altri bambini intorno a fare confusione. Ma quella volta eravamo proprio soli soli, forse erano passate le 13.3o. Eravamo noi due ed il sole e di salutarci proprio non ne avevamo voglia. Stavamo lì sul muretto dell’ingresso della scuola a chiacchierare e a fermare il tempo, fino a quando Lui mise una mano in tasca e di getto mi diede una busta contenente una lettera ed un oggetto. Arrosiì e chiesi cosa fosse, ma non mi rispose, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse:

“Apri”.

Porca miseria era emozionatissima. Una lettera…riconoscevo quella scrittura…lo sapevo me lo sentivo che lo sconosciuto dei bigliettini era proprio lui….Insieme alla lettera c’era un oggetto. Era una spilla con la forma di un cuore con le ali dei colori dell’arcobaleno. Gli sorrisi e lessi la lettera:

“Mi piaci tanto, ti voglio bene, scusa se mi sono sempre nascosto, questo cuore con le ali è quello che sento  per te”

Lessi non una volta quelle parole scritte con la penna blu, fuori dalle righe del foglio strappato di un quadernone.

Allora lo feci, indossai quella spilla sul grembiule dalla parte del cuore e conservai la lettera mettendola nel diario. Gli chiesi di strappare il braccialetto che avevo sul polso, che di rompersi non ne aveva intenzione, ma con uno strappo netto venne via. “Tienilo tu” gli dissi. Lui sorrise e con lo sguardo basso, e intimidito mi disse:

“Ma quindi ora stiamo insieme? senza pensarci risposi : “Che ne so, bho tu che dici?” e presi totalmente dall’imbarazzo iniziammo a ridere, felici.

“Bimbi che fate ancora qui, forza andate a casa che si è fatto tardi”, la voce del bidello Ciro interruppe il nostro idillio.

Allora Luigi mi disse: “Dai ti accompagno fino alle strisce pedonali”  e mi prese la mano. Ero felice, il braccialetto aveva funzionato, e lungo il tragitto Lui mi disse: “Grazie per il braccialetto, devi farmene un altro ho altri desideri da esprimere”. 

“Quindi qualcuno lo hai realizzato? Chiesi incuriosita.

“Si uno lo tengo per mano” ero la bambina più felice del mondo…attraversai la strada ci salutammo, e lungo il marciapiede mi voltai per guardarlo e mi accorsi che Lui mi guardava…sollevai la mano per salutarlo ancora e gli urlai:

“Ci vediamo domani ai giardini della chiesa” e lui urlando allo stesso modo mi rispose di si.

Ero felicemente, incondizionatamente persa per quel bambino dal sorriso meraviglioso….

Il sole aveva cambiato colore, il suoi raggi avevano iniziato a raffreddarsi, l’aria diventava frizzantina. Aperti gli occhi, sollevai la schiena, restando seduta, ripensai a quel periodo e a cosa stesse facendo Luigi in quel momento…e come si fosse evoluta la sua vita…pensai a quel sorriso….

Lasciato il parco con una breve passeggiata mi diressi a casa di Simona per una cena con gli amici del gruppo “No +1″…Dopo sorrisi e svariate chiacchiere ed i commenti sul fantastico cibo preparato da Simo, successe qualcosa che mi lasciò senza parole.

Alessandra con il suo sorriso contagioso mi disse:

“Raffa finalmente ho ripreso a leggerti e questo è per te”,

mi legò al polso il braccialetto dell’amicizia, non era quello di cotone, ma fatto con le perline… anche lei sapeva del braccialetto, anche lei come me probabilmente aveva una storia da raccontare grazie a quell’oggetto, chissà da chi lo aveva ricevuto, o se lo aveva comprato, o se l’aveva trovato in qualche scatola  dei ricordi…. sarebbe stato interessante scoprirlo,

 

ad ogni modo quel gesto mi riempì il cuore di gioia e mi catapultò nuovamente in quella vita passata e a quel sorriso del mio Lui, che mi aveva messo le ali al cuore.

 

Don’t forget to smile 

Raf

 

Regina – On the road

Quel giorno di febbraio, Regina è avvolta nel bianco caldo piumone di una stanza dell’ Hotel Europa, una raggio di sole fa capolino, infiltrandosi attraverso le serrande, Regina apre gli occhi a fatica, guarda il soffitto, respira e sorride. Vuole ancora godersi quel momento della giornata, in cui tutto tace, il mondo sembra ancora dormire, quella città ancora non è in piena attività..tutto scorre lento…

Ripensa a tutto quello che è successo il giorno prima, ancora fa fatica a credere.. sembra come in un film con il lieto fine…felice che quel film sia il suo.

Continua a sorridere. Presa da una sprizzata di energia tira via le coperte, accende la tv su un canale musicale e inizia a ballare sul letto, scatenata come morsa da una tarantola, emettendo suoni come ” Yuppy Yhea” a squarciagola, e poi si rituffa sul letto affannata.  Si rigira nel letto, si allunga fino al comodino posto di fianco, apre il cassetto e prende l’assegno che aveva riposto li la sera prima…. Sorride e decide di riporlo nella cassetta di sicurezza.

Doccia, vestiti e via..pronta in orario per il giro turistico.

Alle 10 puntuale Alberto è all’ingresso che l’attende. Questa volta è vestito in maniera informale Jeans maglioncino azzurro e un cappottino grigio, occhiali da sole rayban. Sembra quasi carino, pensa Regina.

“Buongiorno campionessa, pronta per lanciarti alla scoperta di questa città sconosciuta”, dice Alberto con fare solenne.

Regina risponde: “Sono nata pronta!”.

Il sole accompagna i due giovani lungo le strade di questa accogliente città. Entrano in vicoletti, acquistano gadgets, mangiano dolci caratteristici, chiacchierano, ridono. Una sosta è obbligatoria su lungo mare, dove Regina sembra quasi incantata.

“Ti piace proprio il mare vero?” Chiede Alberto.

“Eh Già!”.

Camminando, camminando arrivano in una piccola piazzetta..e Regina non crede ai suoi occhi ed esclama: “Non ci posso credere finalmente ci sono!”

Alberto osserva Regina senza capire bene cosa stia succedendo. Lui aveva visto tante volte quella piazzetta e quello che vi era nei dintorni, per cui proprio non capiva.

“Regina ti piace?”

Alberto non può capire, Regina si trova davanti ad uno spettacolo che fino a quel momento aveva solo sognato con sua nonna, che aveva solo visto in tv, ed ora le riempiva gli occhi.

Regina si trova nel luogo in cui ha sognato di essere, il luogo che è stato protagonista delle sue messe in scena teatrali durante il Festival, con scopa plaid a mò di mantello, i sorrisi della nonna e la promessa: “Però quando vai a nonna voglio venire pure io”..

Regina stringe forte il suo ciondolo come se volesse chiamare sua nonna ed estasiata corre a vedere il teatro piu’ da vicino. Alberto la segue. Davanti al Teatro Ariston, Regina prova a spiegare ad Alberto quanta emozione prova a stare li, e della promessa  fatta a sua nonna, i giochi che facevano insieme durante il Festival….Alberto sorride.

Purtroppo il Teatro Ariston è chiuso al pubblico in quei giorni perché è iniziata la preparazione del nuovo Festival della canzone italiana. Regina è come una ragazzina che scarta i regali a Natale, non le importa se il teatro è chiuso, lei è li in quel momento e proprio mentre si prepara il Festival non puo’ chiedere di meglio.

Un altro sguardo, un altro respiro e si riprende a girovagare.

“Regina ma dimmi una cosa, quindi non hai mai visto il Festival dal vivo, solo in tv giusto?”

“Giusto Alberto, io e mia nonna siamo appassionate del festival, non abbiamo mai perso un’edizione, e guai a chi interrompe il rito. Ora mia nonna guarda il Festival da un’altra parte dell’universo, e vedere il Teatro Ariston, wow…nonna ne sarebbe felicissima”.

“Regina ti devo dire una cosa importante”, Alberto si fa serio, il suo tono di voce è cambiato e Regina è quasi impaurita da quella espressione.

“Senti Alberto, non mi dire che sei un pazzo maniaco schizzato, guarda che mi metto ad urlare qua in mezzo e chiamo i carabinieri”, Regina ha un tono concitato e respiro teso.

Uno sguardo di Alberto e Regina fa un passo indietro.

Una risata fragorosa rompe il silenzio.

“Me che dici ahahahah, ma no, ti voglio solo dire che posso realizzare in parte il tuo sogno e quello di tua nonna….”

Regina riprende a respirare ma è incuriosita da ciò che sta per dirle Alberto, quindi gli presta molta attenzione. 

Vedi regina oltre ad essere un giocatore di poker, ho un lavoro molto interessante, sono autore Rai”.

“Scusa non capisco cosa vuol dire?”, chiede Regina incuriosita.

Vuol dire che conosco bene questa città non solo per i tornei organizzati al casinò, ma anche perché lavoro al Festival della canzone italiana”.

Regina ancora non riesce a comprendere cosa sta succedendo, e dal suo viso traspaiono le sue perplessità.

“Oh insomma, ti posso portare a vedere il Festival, sono uno degli autori, come te lo devo dire in napoletano?”

Regina rimane interdetta, non comprende o forse si, ma no riesce a realizzare, guarda Alberto e guarda il teatro in maniera cosi’ veloce che sembra presa da un raptus di follia e respira veloce e vuole dire qualcosa ma balbetta.

“Insomma ti va di andarci o no a questo Festival?” 

“Non mi prendi in giro vero?, non è che pensi che sono napoletana ingenua e quindi hai altri scopi e premi sul mio punto debole?

“Accipicchia Regina quanti pregiudizi, non voglio nulla da te e non voglio raggirarti, solo fare un gesto carino non mi costa nulla, ma devi dirmelo, perché i posti degli invitati rai finiscono presto per cui devo farti mettere il lista il prima possibile, mancano 20 giorni”..

Il film di Regina continua e non sa rispondere in altri modi che con un semplice:“Siiiiiiiiiiiiiiiii per favore”.

Alberto sorride con soddisfazione e fa subito una telefonata. Regina è in estasi, un sogno che si realizza, stringe forte tra le sue mani il suo prezioso ciondolo:

“Nonna hai visto ti porto al Festival”.

to be continued

Raf

Don’t Forget To Smile

 

 

Regina di cuori – Reloaded

Regina era li’, ferma immobile, con il sorriso stampato sul viso era radiosa, incredula e stringeva tra le mani ancora il suo orologio da taschino. 

Intorno a lei ancora tanta gente che commentava l’accaduto. Un uomo le si avvicina, le poggia una mano sulla spalla destra per attirare la sua attenzione, era uno dei giocatori che aveva appena battuto, il giovane timorato di Dio, dal viso pulito e dice:

Complimenti Regina, giusto?, una bella partita degna di una finale…io sono Alberto de Santis, lieto di fare la tua conoscenza” e avanza la mano destra per stringerla. Regina vede il gesto, e ancora frastornata, come in automatico stringe la mano dell’uomo :”Piacere Regina, ma questo lo sai già”.

risponde lui: “Ormai qui conoscono tutti il tuo nome” lei sorride, e i segni del suo imbarazzo si fanno vivi sulle gote rosse. 

“Posso avere l’onore di offrire un caffè alla vincitrice del campionato nazionale di PlayPoker?”

Mentre la sala si svuota, e gli addetti ai lavori raccolgono le ultime fiche sul tavolo, Regina risponde: “Perché no”, anche se sa che i no sarebbero potuti essere tanti, un uomo che non conosceva, in una città che non conosceva, una ragazza che ha appena vinto una cospicua somma di denaro…ma qualcosa l’ha spinta ad accettare quel caffè e la compagnia di quell’uomo sconosciuto.

I due si dirigono verso l’uscita, ed un altro uomo blocca Regina dicendole: “Signora si ricordi di ritirare la sua vincita, nella Hall dell’albergo

Si grazie mille“, risponde Regina con fare gentile. 

Una sala piena di lampadari composti da tanti piccoli cristalli, che illuminati dal sole, che penetra attraverso le finestre, crea dei giochi di luce sulle pareti, e sui tavoli del bar. 

“Allora dove ti vuoi accomodare?” chiede Alberto, e Regina prima si guarda intorno e poi decide : “Li’ vicino alla finestra una bella posizione si vede il mare”.

I due si accomodano ed ordinano il caffè.

Regina è affascinata da quello che vede fuori da quella finestra, il mare i gabbiani, si rilassa,  respira finalmente e grazie a quel mare un po’ si sente a casa.

“Ti piace?” chiede Alberto.

“Si, sai io sono napoletana il mare è il mio elemento naturale” dice Regina arrossendo.

“Devo dire che hai anche il fuoco del Vesuvio che ti scorre nelle vene visto la partita appena vinta”.. i due sorridono e arrivano i due caffè.

Regina inizia  a rilassarsi e a chiacchierare di Napoli del suo lavoro e di come è finita ai campionati nazionali di PlayPoker.

“Quindi mi stai dicendo che per te è la prima volta, accipicchia la classica fortuna del principiante, che brava”.

“Tu invece, cosa mi racconti”, chiede Regina.

“Io ho questa passione da tanto e non è il primo campionato a cui partecipo, qualcuno l’ho vinto altri no, ma oggi è stato davvero emozionante, vedere la faccia di quell’omone quando hai scoperto la Regina di cuori, credevo che stesse per morire”.

I due ridono insieme.

Il sole non tarda a calare e quello che vede Regina, le riempie il cuore di gioia. Il sole rosso fuoco che bacia il mare. Il cielo limpido, le nuvole sono rosa come dipinte nell’aria. 

“Pazzesco”! esclama Regina sospirando. 

“Regina, tu conosci la città?, Perché pensavo, visto che tu sei da sola ed io pure potrei farti da Cicerone e mostrarti un po’ di luoghi, conosco questa città come le mie tasche ormai, se ti va ne sarei lieto”.

Dapprima Regina rimane interdetta per una proposta del genere, pensa che gli uomini in fondo sono tutti uguali non perdono mai l’occasione di fare i cascamorti, ma poi riflettendo pensa che in fondo un giro per la città sarebbe carino, e poi ha un posto in cui desidera tanto andare…

“Ok , per me va bene”, dice soddisfatta.

“Perfetto, allora dove vuoi che ci incontriamo?”

“Io sono all’Hotel Europa, praticamente a due passi da qui”.

” Bene, allora il nostro tour inizierà domani alle 10 per te va bene? dice Alberto.

” Direi che è perfetto”.

I due si salutano, Alberto paga i due caffè e si allontana. Regina resta. Incantata da quel panorama. Ora il sole è scomparso, ma ha lasciato i suoi colori sparsi quà e là nel cielo e sul mare.

Il ciondolo risbuca dalla camicia come per farsi vedere, lo stringe tra le mani e sorride, la sua mente piena di pensieri. Con gli occhi puntati ancora fuori dalla finestra si alza e si dirige verso la hall dell’albergo, chiede dove poter riscuotere la sua vincita e una donna molto carina e gentile l’accompagna nell’ufficio preposto. Li presenta il suo documento di riconoscimento, firma una documento per ricevuta e ritira un assegno…

Sapeva l’importo della vincita, ma ora avere tra le mani quell’assegno rendeva la cosa reale, e quegli zeri non riusciva nemmeno a contarli.

Ringrazia, esce dalla stanza, da buona napoletana ripiega l’assegno in piccole parti e lo ficca nel reggiseno dalla parte del cuore. Un sospiro e si dirige verso il suo hotel.

Arriva in camera e si lancia sul letto. Fin a quel momento non si è accorta di quanto potesse essere stanca. La morbidezza e il profumo di pulito dei cuscini la coccolano, e mentre ha il viso immerso tra i due guanciali : ” Cacchio il telefono”…esclama come presa dal panico. Cerca il telefono nella borsa, controlla che sia ancora carico e poi compone un numero di telefono.

“Regina sei tu e allora a mamma che hai fatto racconta non ci fa stare in pensiero, stiamo tutti quanti qua aspettando la tua telefonata, c’è pure Don Gennarino, che sta fumando come un pazzo per il nervoso, allora dicci tutt a mamma ja”.

“Ho vinto”.

“Scus a mamma n’agg capit buon, che cosa hai detto, qua la linea è disturbata, ti devi comprare un telefonino nuovo a mamma quando ti pagano gli straordinari”.

“Mamma ho vinto, sono campionessa nazionale”, ripete Regina ad alta voce e con tutto il suo entusiasmo.

 Un tonfo e poi silenzio.

Regina è curiosa di sapere cosa è successo, inizia a preoccuparsi, chiama la madre, ma nessuno risponde, cerca di concentrarsi per cercare di carpire qualcosa , ma solo frusciiii dallìaltra parte del ricevitore.

“Pronto, pronto Regina, ahahaha mamma è caduta ( ride) ha buttato il telefono a terra, ora sta piangendo non riesce a parlare” risponde la sorellina più piccola.

“Tesoro passami Don Gennarino o è infartato anche lui? dice Regina sorridendo.

“Uè piccire’ che gioia, che gioia mi stai dando, ma allora è vero, hai vinto? Eh ma io me lo sentivo, me lo sentivo, quella è la buon anima di tua nonna”.

Regina tiene stretto il suo  orologio e dice : “Don Gennari se non era per Voi io non stavo qua, grazie abbiamo vinto, dovevate vedere la faccia dei giocatori, quando mi è salita la regina di cuori, io stavo morendo non riuscivo piu’ a respirare, il cuore voleva esplodere…mamma mia…”

Don Gennarino difficilmente trattiene le lacrime e con voce rotta dall’emozione dice:

“Piccirè te lo meriti, mo basta perché devo salvare la vita ai tuoi genitori che piangono e ridono nello stesso tempo e mi sto un po’ preoccupando “ e ride. Regina saluta Don Gennarino, dice: “Grazie ancora, dite a mamma e a papà che ora mi riposo li chiamo domani con calma vabbuo'”.

Click.

To Be continued…

Don’t forget to smile

Raf

 

 

 

Regina di cuori – Il poker Ultima parte

La sera del giorno seguente Regina è puntuale con la pizza margherita bollente, bussa alla porta di Don Gennarino, che apre con la solita sigaretta tra le labbra. “Uè tras” (entra).

Dopo aver mangiato un pezzo di pizza e aver ricordato insieme la nonna di Regina, Don Gennaro si dirige nel saloncino e fa cenno a Regina di seguirlo.

Don Gennaro si china, apre degli scaffali sotto la cristalliera, prende una scatola marrone con sopra i simboli delle carte, cuori quadri fiori picche, poggiandola poi sul tavolo. Solleva i ganci che tengono la scatola chiusa e scopre il contenuto. Regina rimane estasiata. La scatola contiene non solo le carte ma anche delle fiches colorate lucide…Regina è totalmente in trance.

Don Gennaro: “Reginella mia chiudi la bocca che entrano le mosche” e sorride.

Prima cosa devi imparare tutte le carte, i simboli, i valori, poi piano piano con l’esercizio ti insegno i vari punteggi… colore, tris, scala, scala bilaterale, reale, insomma…tutt sta robb…sei pronta?

“Si si” risponde lei timidamente.

Don Gennaro:”Lo faccio per tua nonna, promettimi una cosa che questo gioco per te resterà sempre e solo un gioco, non mi far pentire…. e poi mi devi dire perché e pijat sta capat?” (perché ti sei incaponita per questo gioco?).

Reginella lo guarda negli occhi spiegandogli dell’orologio della nonna e del disegno inciso sul retro : “Vedete ho una sensazione, non vi so spiegare, come se questo fosse il mio cammino, una strada tracciata per me da qualcuno”.

Don Gennaro: “Piccirè dimmi una cosa, ma tu ti droghi, ti pigli quelle pasticche che vendono questi scimmanati qui fuori, ti fumi qualcosa, no perché sta robb t fa mal…se ne parte il cervello”.

Regina: “Don Gennarì ma che dite, sono strana ma non sono scema!”.

Don Gennaro: “Meglio cosi’ cominciamo”.

I due iniziano la lezione, Don Gennaro non sa che Regina ha studiato tanto su quel gioco, quindi apprende subito le figure, i colori , i punteggi. i giorni passano, cartoni di pizza si accumulano, posacenere pieni di sigarette, e Regina acquisisce tutte le informazioni di cui ha bisogno per iniziare finalmente a giocare.

Trascorrono settimane.

Regina:Don Gennarino stasera vi ho portato la pizza fritta con salsiccia e friarielli per cambiare”.

Don Gennaro:”Bella Reginella mia, e oggi ti faccio giocare sei contenta?”.

L’anziano signore ha organizzato una partita di poker con altri 3 anziani amici, conosciuti anche da Regina, che la salutano dal tavolo.

Per l’occasione Don Gennaro ha tirato fuori il vecchio copritavolo verde.

 Sul tavolo le carte, i posacenere, ma niente soldi, solo lenticchie fagioli e ceci, ad ognuno un valore economico differente.

Regina è emozionata, non vede l’ora di iniziare. Don Gennaro le fa da tutor.

Regina non riesce a piazzare un punto, i suoi avversari sono dei vecchi astuti. Perde per tre mani consecutive, ma impara….impara…, a ricordare le carte, e osserva, i gesti, i tic, ascolta i respiri, i silenzi… 

Don Gennaro chiama l’ultima mano è ormai passata mezzanotte… le carte scivolano sul tappeto verde… il primo “cip” segue un “vedo” il piatto si riempie di legumi…due passano, rimangono in gara Regina e Pasqualino (uno dei tre amici anziani)

“Ja piccire shij sti cart” (dai piccola scopri queste carte) dice Pasqualino con aria beffarda. Don Gennaro intano rientra dal bagno, e assiste alla scena senza proferire parola.

“Scala” dice fiera Regina. Pasqualino rimane a bocca aperta il suo punto anche se buono è nullo a confronto.

“Don Gennaro, è salita la Regina di cuori…”

Lui sorride compiaciuto.

Seguono altre gare, altri tornei amichevoli, passano notti, e feste natalizie, regina seduta a quel tavolo verde. Regina vuole allenarsi, il gioco è diventato la sua passione più grande… Durante il lavoro tra una lettura e l’altra, gioca e si tiene in allenamento con un’applicazione scaricata sul telefonino.

E’ di nuovo febbraio, il Festival di Sanremo la distoglie dalle sue carte. Si siede sul divano in compagnia della famiglia, un nuovo presentatore due nuove vallette scendono quelle scale di plexiglass, trasparenti, con abiti da principesse. Sono eleganti, delicate, di classe. Allora Regina come era solita fare con la nonna si alza prende la scopa, sulle spalle il plaid blu di pail..

Imita la voce del presentatore: “Per questa nuova edizione del festival mi affiancherà una dolce presenza napoletana, ecco a voi Regina Esposito”….

 Sottovoce… applausi applausi pubblico in delirio..

Regina con fare maestoso muove il plaid e finge di scendere le scale, volgendo lo sguardo a destra e a sinistra come aveva visto fare da altre, poi finge di dare la mano al presentatore e dice:”Buonasera, grazie a tutti per l’accoglienza per me è un onore essere qui su questo palco al tuo fianco, quest’anno avete scelto un’altra straniera”.

imita di nuovo la voce del presentatore: “Ma no Regina, tu non sei straniera cosa dici!”.

“Caro, come no, sono di Napoli, qui in Italia come va tutto bene?”.

La famiglia ride a crepapelle e la sorellina più piccola applaude… e poi silenzio per l’inizio della canzone e l’avvio della consueta registrazione.Tutto scorre… qualcuno ha detto:

“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

To Be continued

Don’t forget to smile

Raf

 

 

 

Regina di cuori – Il poker parte seconda

Napoli è la città dai mille colori, dalle mille sfaccettature e ti concede tante possibilità. I quartieri sono pieni di vita, di gente che si arrangia ..chi tir a campa’… e di chi si reinventa ogni giorno.

La gente di Napoli è disponibile, è buona, ci si aiuta sempre, e Regina sa che può contare sulla sua città. Nei vicoli di Napoli spesso trovi dei simpatici vecchietti che con le loro seggiole di legno e i loro tavolini, trascorrono il tempo fumando una sigaretta, discutendo del Napoli Calcio o giocando a carte.

Regina conosce bene quei vicoli e quei vecchietti, diciamo anche che sono i suoi angeli custodi.

“Uè buongiorno Don Gennarino come andiamo? Mannaggia a voi ma quante sigarette avete fumato, il posacenere è pieno”.

Don Gennaro: “Eh Reginè, quello è il Napoli, me fa asci pazz…je m n cazz e fumm” (Reginella il Napoli mi fa arrabbiare e io fumo)

Regina:”E ma tanto voi vi incazzate e quelli guadagnano i milioni e che ci volete fare..Don Gennarino sentite io vi debbo chiedere un favore enorme”.

Don Gennaro:”Dimmi Reginè che è successo? Che è, mamma non sta bene? Eh dici ja non mi far preoccupare, non mi chiedi mai niente, stu fatt è stran.”

Regina:”Eh lo so, perché non ho mai avuto bisogno di niente, ringraziando il cielo, pero’ mo mi dovete aiutare, mi dovete insegnare a giocare a carte.”

L’espressione di Don Gennaro è tutto un programma, prima pensieroso, poi sollevato e poi : “Uh mamma mia e questo è m è fatt pija na paur! Ma come tu pazziav semp cu tua nonn o ver?”( mi hai fatto prendere uno spavento, ma tu giocavi sempre con tua nonna è vero).

Regina: “Si Don Gennarino la nonna mi ha insegnato con le carte napoletane, io voglio imparare le francesi, voglio imparare il poker”.!

Don Gennaro è sbigottito, il suoi occhi persi nel vuoto, il suo sguardo fisso su immagini che Regina non può vedere, immagini del passato. (Don Gennaro è stato un giocatore di poker accanito, nella Napoli dei quartieri lo conoscevano tutti come il più bravo in assoluto, lo chiamavano a “Cap e quadr” ( la testa di quadri simbolo delle carte francesi) ma i suoi successi diventarono azzardo e malattia, e perdita di averi. Ora un simpatico vecchietto dei vicoli.).

Gli occhi di Don Gennaro riprendono vita, quando Regina :”Don Genna’ allora, solo Voi mi potete aiutare”.

Prendendo un lungo respiro Don Gennaro: “Va bene Reginella mia, lo faccio solo per il rispetto per tua nonna e perché sei cresciuta cu me…io ti insegno…ma senza sord…vabbuo?

“Eh certo Don Gennarino, grazie assaje”, e Regina butta le braccia attorno al collo di Don Gennaro abbracciandolo con affetto, lui timidamente ricambia.

“Ne piccirè ma dimmi una cosa, ma come mai vuoi imparare il poker? E’ un gioco da maschi…?, Regina risponde sorridendo..

Mi Piace la Regina di cuori, ci vediamo domani sera quando stacco Vi porto un bella pizza Margherita.”

Regina si dirige verso casa, e Don Gennaro la segue con uno sguardo..

” Sta waglincell che ci tiene….una forza della  natura”,  spegne l’ultima sigaretta della giornata, ritira la sua sedia di legno, rientra in casa chiudendo il portone alle sua spalle.

To Be Contniued

Don’t forget To Smile

 

 

 

Regina di cuori – Chi é Regina? – Seconda parte

In attesa che la trasmissione televisiva inizi, Regina e sua nonna si intrattengono giocando a carte. La nonna è veramente brava, Regina riesce a batterla solo se la nonna glielo permette. “Scopa, rubamazzetto, asso piglia tutto e briscola” i giochi preferiti.

“Signori e Signori benvenuti, diamo inizio alla nuova edizione del Festival di Sanremo”.

Regina e sua nonna sono in prima fila davanti alla tv, in attesa della presentazione delle nuove canzoni, che avrebbero invaso le radio nei giorni successivi. Regina è addetta alla registrazione furtiva. Il mangianastri con cassetta vergine inserita e “Rec”. Non potevano comprare le cassette originali, e quindi da buone napoletane tentano di arrangiarsi.

La nonna adora Pippo Baudo, Regina è  affascinata dai vestiti e dalle vallette di turno che affiancano il presentatore.

“Nonna, guarda che bei vestiti, un giorno anche io andrò a Sanremo, scenderò quelle scale, Pippo mi attenderà alla fine porgendomi la mano per aiutarmi, ed io indosserò splendidi abiti di Valentino e di Armani, sarò bellissima.. ( imitando i personaggi in Tv, con una scopa come microfono e il plaid messo sulle spalle)..Presentano il brano “Felicità” Albano e Romina”…applausi applausi…poi guarda la nonna ed entrambe ridono..

Nonna:“Piccire non si sa mai tutto può succedere, ma voglio venire anche io”.

“E certo nonna, treno prima classe e albergo con camera gigante”.

Gli anni sono passati, i cantanti, i presentatori, ma Regina e la nonna sempre in prima fila aspettano Sanremo e le novità musicali. 

La nonna ormai anziana , si ammala per un problema al cuore e prima di lasciare la vita terrena: “Quando vai a Sanremo portami con te”, e consegna a Regina, raccontandole la storia, il suo prezioso orologio da taschino.

Regina è una donna ormai e non ha mai dimenticato la nonna e il suo desiderio. Ha sempre con se l’orologio da taschino.

To be continued

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Raf

 

 

Regina di cuori – Chi è Regina? – Parte prima

“Era un giorno di febbraio del 1945. L’inverno era freddo, il vento spaccava la faccia. Giuseppe indossava la sua divisa. La corriera sarebbe partita di li a poco. Altri erano li, l’Italia chiedeva il supporto dei propri ragazzi per riappropriarsi della libertà perduta. Regina arrivò con il fiatone, ed un fagotto di stoffa pieno di cose buone da mangiare ed un paio di camice confezionate da lei stessa, Regina era una brava sarta aveva imparato il mestiere per necessità.

Il tempo di qualche sorriso, di qualche sguardo, poi il comandante esortò tutti a salire, bisognava partire per il fronte.

Mi raccomando stai attento a piccirell ten bisogn e te“, Regina disse preoccupata.

“Stai serena, tieni, prendi questo, così saprai sempre quanto tempo passa per il mio ritorno a casa”, Giuseppe poggiò sul palmo della mano di Regina un orologio da taschino dorato.

“Tu sei la mia Regina, il mio cuore è tuo, da te devo tornare”.

Mentre Giuseppe si allontanava, le lacrime di Regina iniziarono a solcare il suo viso. Teneva stretto tra le mani quell’orologio il cui ticchettio scandiva il tempo e il battito agitato del suo cuore, nel retro di quell’orologio era incisa una figura di donna, una Regina di cuori”.

“Ma poi è tornato a casa Giuseppe?”, grida un bambino.

“Ma Giuseppe è morto?” chiede un altro.

“L’Italia era stata liberata dai cattivi, e Regina era orgogliosa di suo marito, sapeva che anche Giuseppe aveva contribuito alla grande vittoria. Purtroppo Giuseppe non tornò mai più da quel lungo viaggio, la guerra lo aveva allontanato per sempre dalla sua famiglia. Regina non lo dimenticò mai e quando qualche volta si sentiva sola, prendeva l’orologio, lo avvicinava all’ orecchio e il ticchiettio le riempiva il cuore di amore.”

“Che bella storia però è triste!”, esclamò una bimba.

“Bambini guardate qua”, e Regina mostrò loro l’orologio con l’incisione della Regina di Cuori sul retro.

“Ma è una storia vera?”.

Regina risponde con un sorriso: “Giuseppe era mio nonno e regina di cui porto il nome era la mia adorata nonna, mi ha lasciato il suo orologio e mi ha chiesto di custodirlo per sempre.”

I volti dei bambini hanno una capacità di espressione che un bravo attore avrebbe difficoltà ad imitare. Tutti sorpresi ed incuriositi dall’orologio. Una bambina lo avvicina all’orecchio per sentirne il rumore e poi con gli occhi sgranati e l’entusiasmo che solo i bambini hanno dice: “E’ vero c’è il ticchettio!”

I bambini ritornano a casa entusiasti, salutano Regina e non vedono l’ora di ritornare la settimana successiva per ascoltare una nuova storia.

Regina è una giovane donna napoletana, non ha mai finito gli studi, il sostentamento della famiglia ha sempre avuto la priorità, e fin da giovanissima ha sempre trovato lavoretti, qua e la che le facessero guadagnare qualche soldino; l’hostess per i convegni, pulizie delle scale di qualche condominio, di tanto intanto parcheggiatrice, carico e scarico merci in un grosso supermercato, fino a quando ha trovato un lavoro fisso: la commessa in un negozio di libri. Il negozio ha uno spazio dedicato ai libri per bambini, ed il sabato e la domenica 1 ora al mattino ed 1 ora il pomeriggio regina intrattiene i bimbi leggendo o raccontando storie. E’ una persona solare, gioiosa, con tante passioni e tanti sogni nel cuore da realizzare.

Da piccola condivideva la gran parte del suo tempo con la nonna. Nonna Regina era una brava sarta, che spesso tentava di insegnarle qualche trucco del mestiere, ma invano. Invece altre passioni nonna Regina le lasciò in eredità: la passione per la lettura, per le carte da gioco e per il Festival di Sanremo.

To Be continued

Don’t forget to Smile

Raf

 

 

 

Regina di cuori

L’atmosfera è quella di un thriller…Il lampadario penzola al centro del tavolo, la luce fioca, illumina a mala pena la stanza, troppo grande.

Si gioca l’ultima mano, mentre il mazziere mescola continuamente le carte, i respiri si fanno più intensi, i battiti del cuore scandiscono il tempo. I piedi nascosti sotto il tavolo si muovono come se seguissero una musica.

Le carte intanto scivolano sul tappeto verde, prima una, poi l’altra e ancora e ancora e l’ultima.

La finale di un importante torneo di poker sta per avere inizio.

Quattro i giocatori. Il primo molto robusto, diciamo che non gli è mai mancato da mangiare, una giacca grigia una camicia azzurra, cravatta blu che nasconde i bottoni nella parte dello sterno, bottoni, che non sostengono il respiro dell’uomo, lasciando intravedere piccole parti di pelle. Nella mano destra una sigaretta spenta, Marlboro rossa, la sinistra appoggiata sul pacchetto riposto sul tavolo, un Rolex in evidenza sul polso.

Davanti a lui tante fiches. Continua a leggere

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio – The end

“Todo Cambia”, recita una canzone meravigliosa di Mercedez Sosa, donna dalla grande tenacia. Il mio amico C. mi ha fatto conoscere questa immensa donna, l’ho amata, apprezzata e comprato la sua biografia che ho divorato in pochi giorni….

Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente
Lo que cambió ayer
tendrá que cambiar mañana
así como cambio yo
en esta tierra lejana
Cambia todo cambia
cambia todo cambia

Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.
E ciò che è cambiato ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.
Cambia, tutto cambia…”.

Adoro questo testo. Il contesto storico molto diverso da quello attuale, e di amore si parla, ma un’amore totale per la vita, per la propria terra, per il proprio popolo.

L’ho fatto, ho usato inadeguatamente questa canzone per i miei scopi. Qualcuno ha detto ” non importa il mezzo, importa raggiungere l’obiettivo” o qualcosa del genere.

Ale attraversa un periodo di totale isolamento. Inizio a sentirla di rado, come se volesse tenermi lontana. Non mi piace, non è da lei. Mi domando perché un uomo debba trattare una persona che ritiene amica in questo modo, purtroppo non ho risposta.

Un venerdì sera invito Ale per una birra, ho dovuto convincerla per farle muovere  quel culo pesante dalla poltrona di casa, mai avrei dovuto insistere così tanto prima… Andiamo nel nostro posto preferito “Open Balladin”, il regno delle birre artigianali, (in realtà è il mio posto preferito). Ho bisogno di capire cosa frulla in quel meraviglioso cervello, che mi è stato spesso d’aiuto, e di cui avrei avuto ancora bisogno.

Io: “Mi dici esattamente, cosa ti aspettavi? C’ é qualcosa che vuoi dirmi che non so? Hai omesso qualche particolare? Come sta il tuo cuore?.

Ale mi guarda con un’ espressione da punto interrogativo e dice: “Raffaela perché tutte queste domande?”.

Qui le cose si mettono male. Capisco subito che qualcosa non va, che qualche domanda le ha dato fastidio, mi ha chiamato Raffaela, lo fa soltanto quando qualcosa non le piace, allora indago con cautela e tergiverso.

Io:“Oggi inizio con quella alle castagne, tu quale vuoi? , io prenderei anche delle patatine da dividere che dici?”

Ale :” Si, per me una ai cereali”, risponde distante.

Sembriamo due estranee e questa cosa non mi piace per nulla, non riesco a capire, ed è una cosa che odio. Mi gioco Mercedez.

Io : “Ale oggi ho sentito mia nipote, che tipo.. mi ha detto : ” Zia quando vieni facciamo un video che devo metterlo su youtube”, caspita, ormai non si pensa che ai social…. Tutto cambia.

Ale: ” In effetti, tutto corre molto veloce e non capiamo esattamente a che punto ci troviamo della nostra vita”.

Qualcosa si sta muovendo, il suo sguardo è triste, come se ci fosse rammarico, quegli occhi felici che ho visto qualche tempo fa sono spariti.

Io: “Tutto cambia, ricordi quella canzone di Mercedez Sosa che ti ho fatto ascoltare?” mi fa cenno di si ” non pensi che sia attualissima? La trovo meravigliosa…tutto cambia, il mondo, l’aria che respiriamo, i nostri obiettivi, noi, ma non l’amore…”.

Ale: “E’ vero l’amore non cambia mai”… Lo sguardo di Ale perso nel bicchiere di birra appena consegnato, gli occhi seguono una goccia di schiuma che scivola fino alla base del bicchiere per poi scivolare sul tavolo.

Ale: “Ho visto Christian”, lo dice come se avesse dovuto richiamare tutte le sue energie, ” ne avevo necessità alla mia età non riesco ad avere cose in sospeso”.

Io: “Perché non me ne hai parlato?”.

Ale: “Sto ancora cercando di metabolizzare e come dici sempre tu, M’aggia riacchiappa’, non sono più io”.

L’ascolto, non emetto un fiato.

Ale: “Qualcosa è cambiato, questa amicizia ci ha un po’presi e si stava trasformando, avevo bisogno di chiarirlo a me e di capire esattamente lui cosa volesse. Dopo svariati messaggi, che mi hanno anche infastidito, perché spesso ha cambiato gli orari, mi ha trattato con superficialità, avrei dovuto mandarlo a quel paese solo per questo, ma siamo giunti ad un accordo per vederci in un pub in centro, ad un’ora decisa da lui.”

Continuo ad ascoltare, osservo le sue mani che si tengono come in una preghiera, poi si distendono a mò di farfalla, poi si stringono, i pollici direzionati sotto al mento e poi le mani ritornano, ad avvolgere il bicchiere di birra.

Ale: “Sono stata diretta, schietta, non potevo lasciare cose in sospeso, gli ho chiesto esattamente cosa volesse da me, perché eravamo arrivati a quel punto. Christian, aveva gli occhi bassi poi mi dice :

“Sono stato uno stronzo, ti ho allontanato, perché sono stato travolto da un sacco di eventi. Ho pensato al mio nuovo ingaggio e mi sono spaventato. Eri il mio unico pensiero…Tu mi distraevi.

Mi piaci, mi sei sempre piaciuta, ho preferito averti come amica che perderti totalmente…poi mi sono innamorato della mia ex, sono sparito,  sono ricomparso…avrei dovuto dirtelo forse in puglia, sono convinto che forse se avessi provato a baciarti sotto quel cielo stellato, le cose sarebbero cambiate, o forse mi avresti tirato uno schiaffo, ora non possiamo saperlo, ma ho rispettato te e la tua storia.

Ora devo partire lascerò Roma per una nuova città, un nuovo lavoro, dovrò riorganizzare la mia vita, pensare di dover vivere questa cosa…qualsiasi cosa sia….a distanza….con la testa totalmente impegnata….non posso farcela…Ho inseguito questo lavoro da tanto, troppo tempo, questa è la mia priorità.”

Io: “Certo poteva dirtelo prima”.

Ale: “Esatto, avrei voluto essere spietata, ma sono stata solo sincera e gli ho risposto dicendogli: ” Anche tu mi piaci adesso, ho vissuto un periodo in cui mi hai fatto sentire una principessa, il mio sentimento amicale si è trasformato in infatuazione, mi hai travolto nella tua vita come un tornado e poi ti sei allontanato lasciando brandelli e pezzi dietro di te e non ti sei mai voltato, ma siamo adulti, e queste cose avremmo potuto gestirle in altro modo. Mi hai cercata perché ti faceva comodo che qualcuno applaudisse ai tuoi successi, che ti facesse sentire importante, perché il tuo ego era stato ferito da un tradimento… avevi bisogno di sentirti voluto, in qualche modo amato…avevi bisogno di sentirti di nuovo un Uomo, poi quando hai ottenuto tutto questo dalla sottoscritta hai pensato bene che la cosa si stesse facendo più importante, ma la voglia di riscatto, per una vita fatta di sacrifici, ha prevalso… e sei scappato via… “.

Io: “Porca miseria , per fortuna che non volevi essere spietata, hai analizzato ogni cosa e sparato in pieno petto, ti adoro, brava”, mi rendo conto dopo qualche istante di aver esagerato e cerco di rimediare: ” immagino che non sia stato facile per te, anche ammettere che il sentimento stava cambiando”.

Ale: “Già, poi ha continuato dicendomi, se volevo andare a trovarlo una volta stabilito, senza progetti, e che se ora dovesse pensare ad una persona al suo fianco, più di qualsiasi altra penserebbe a me. Raf, mentre lo diceva il suo sguardo era da un’altra parte, e sai quanto sono attenta al linguaggio del corpo, ai segnali…., provavo a cercare i suoi occhi ma non erano nei miei…. ho continuato:” Mi hai trattato da schifo, io nonostante tutto sono sempre stata presente, perché capivo, ho chiesto scusa anche quando non era necessario, ma tu non sei mai sceso da quel piedistallo, ora ti rifaccio la domanda cosa vuoi da me?”.

Io: “Ti ha risposto?”.

Ale: “Si, mi ha detto ..Nulla, poi per la prima volta ci siamo baciati”.

Io: “Azz, bastone e carota, ora come stai?”

Ale: “Da quella sera non l’ho più sentito, ne mi ha scritto…che cosa assurda, saranno passati 10 giorni”.

In effetti lo avevo notato , pensai.

Ale:”Due giorni fa mi arriva un suo messaggio:” Sto partendo, ho firmato, volevo salutarti”, la mia intelligenza è troppo spiccata per rispondergli  e mandarlo a quel paese come meritava, ho semplicemente scritto ” Ciao Buon Lavoro”, ora sono in quella fase che non mi spiego….ma passerà…”

Non mi era chiaro il motivo per il quale mi aveva tenuto nascosto l’ultimo incontro con Christian, le ho chiesto nuovamente di spiegarmelo, altrimenti che amica sarei stata…

Ale:”Raf sapevo che mi avresti caricata per la battaglia, e che forse non avresti approvato questo mio ” sottostare” ad un uomo che nei miei confronti aveva la carineria attivata a tempo..ahahah, insomma avevo bisogno di essere lucida e di non pensare a… “cavolo Raf me lo aveva detto”, dai è stato meglio così…”

 

Da quel messaggio Ale non ha più avuto notizie di Christian, lei non lo ha più cercato. Di rado le capita di leggere qualcosa di lui, su qualche sito internet e mi dice: ” Sono felice che abbia trovato il suo equilibrio”.

Ale ora è continuamente in viaggio per lavoro, il suo sorriso ha faticato a tornare, ma ora è sempre sul suo viso,  a meno che non scleri per qualche progetto dei suo collaboratori andato male. Credo anche che stia iniziando una nuova storia…non ho ben capito… in che modo si stia evolvendo ma lo scoprirò presto…in fondo Ale è sempre stata una tipa tosta e nonostante tutto ha ripreso a camminare su quel filo sospeso nel vuoto alla ricerca di un nuovo equilibrio…

In fondo Tutto cambia inevitabilmente… 

Funambole, Storie alla ricerca di equilibrio  The End!.

Raf 

Don’t forget to smile

 

 

 

Funambole – Storie alla ricerca di equilibrio 5

“Tutto ciò che deve accadere accadrà” ho constatato che è vero.

Ale e Christian riprendono a frequentarsi e la loro amicizia torna quella di una volta, come se gli anni non fossero mai passati, come se il tempo si fosse fermato 6 anni prima o più.

Ale mi mette al corrente di tutto, ma proprio tutto. Conosco la storia di Christian come se fosse la mia. In questi anni ha lavorato tanto, ha dovuto compiere delle scelte molto importanti per lo sviluppo della sua carriera, sottraendo forse del tempo alla sua vita privata, tanto che la sua compagna, probabilmente stanca, non ha più retto e lo ha mollato per un altro, secondo lui senza motivazione reale…. ma queste cose, lo so per esperienza, hanno sempre una motivazione. Presi da altro a volte non ce ne rendiamo conto, o non vogliamo vedere.

Come per tutti, la vita ti mette davanti a dei bivi, devi percorrere una sola strada quella che ritieni giusta per te, evidentemente il lavoro per lui è stata una priorità.

Ale è entusiasta del rapporto di amicizia che riprende vita, come quello di un tempo. Non c’è giorno che non mi chiami per raccontarmi qualcosa o di un messaggio o di una telefonata o di una condivisione con Christian.

 Non riesco a non essere felice per lei, ma  mi rendo conto che inspiegabilmente ha tirato giù le barriere, i muri che la proteggono e secondo me tutto va troppo veloce.

Cerco di essere razionale e di non farmi coinvolgere dal suo entusiasmo per l’amicizia ritrovata, perchè la manager cazzuta, all’improvviso, diventa una liceale, credo che vada contenuta.

Mi dico che è tutto così assurdo, ma da quanto non la vedevo così…viva”.

In uno dei nostri incontri abituali si chiacchiera ed una sera in un pub con una birra ghiacciata mi dice:

Ale:“Raf, mi rendo conto che è tutto così strano, non sono una stupida, è appena stato lasciato, in più per un altro, il suo ego necessita di essere salvato, io credo che abbia bisogno di qualcuno che lo sostenga”.

Le rispondo: “Perdonami, allora non capisco, perché ti vuoi immolare? Io credo che sia esattamente così, che abbia bisogno di una crocerossina che gli dica quanto è bravo e quanto è bello, perché essere lasciato per un altro non è semplice da affrontare, immagino si ponga un sacco di domande alle quali non sarà mai data una risposta almeno che non chiarisca con la sua ex.”

Ale:“Christian mi ha detto che comunicano tramite w.app, per le ultime cose, affitto, bollette, ma non di altro…”.

Io:“Ah certo, atteggiamento da adulti”.

Ale:“Infatti anche io lo trovo immaturo, ma ognuno si comporta come crede, io non tollero questo tipo di atteggiamento, ma se per loro è corretto nessuno può sindacarlo.”

Rifletto osservando Ale che beve il suo ultimo goccio di birra e poi mi sorride.

“Perché ridi?”, le chiedo,

 Ale con uno sguardo dolce ed ingenuo, totalmente distante dal suo modo di essere mi dice:

“Sei la mia parte razionale, ma a volte è bello lasciarsi trascinare dagli eventi per vedere dove ti conducono”.

Io:”L’importante è non farsi troppo male, o almeno essere consapevoli che lanciandosi da un burrone senza paracadute, qualche danno lo fai”.

Entrambe scoppiamo in una fragorosa risata: “Speriamo di non schiantarci”.

Ale e Christian fanno in modo che i loro incontri diventino sempre più frequenti, e  lo scambio di messaggi e comunicazioni vocali sempre si intensificano. Messaggi che mi lasciano con un punto interrogativo.

Uno in particolare che Ale mi ha inoltrato…

Christian le scrive…“Mi manchi dal tuo ultimo messaggio”.

Con questo non ho avuto più parole, mi sono sentita al centro di qualcosa di strano, un po’ ” Casa nella prateria”, ” Mulino bianco”.. un po’ “diabetico”, zuccheroso, esageratamente finto come in un film che deve coinvolgere il suo pubblico. 

Qualcosa non mi torna.

Il mio compito è quello di ascoltare, cercare di tenere Ale bloccata sulla terra, ma lei ha necessità di vivere questa amicizia come meglio ritiene, nonostante sia consapevole che non sia vita reale, soprattutto per un’età come la nostra, e soprattutto per un’amicizia.

Per un mese o più Ale vive in una vita che secondo me non le appartiene, Christian è “il principe azzurro degli amici” che probabilmente tutti cercano, tutti vorrebbero come amico, ma anche quel tipo di amico ha i suoi difetti e soprattutto non esiste.

Ma quanto sarebbe durato quello strano idillio amicale?

Detto, fatto.

Ale si lascia andare completamente, non ha freni. Vuole vivere questa amicizia, riconquistare il tempo perso.

Una sera mi dice in un messaggio vocale tramite w.app:

“Raf mi va troppo di vederlo, gli dico che passo a trovarlo, credo che lui stasera giochi a calcetto con gli amici, magari dopo al pub passo a salutarlo e poi scappo”.

Le telefono.

“Ale avrai modo di vederlo, non stargli così appiccicata, non è da te, ricorda sempre che sta uscendo da un periodo complicato della sua vita”.

Con voce un po’ stranita, come se le stessi facendo un torto mi dice:

“Ok hai ragione, ma anche lui è così, se si sente di dire o fare qualcosa la fa, senza troppe seghe mentali, ma gli invio un messaggio e vedo se per lui va bene”.

 

“Se qualcosa può andar male, andrà male” avverte il primo assioma della legge di Murphy.

Dopo qualche ora Ale mi chiama spiegandomi che le cose non erano andate come aveva pensato.

Quella sera la parte oscura di Christian viene fuori come un tornado in piena estate. 

Tutto quello che temevo si trasforma in realtà…

La risposta di Christian al messaggio di Ale è dura, secca, si è sentito come se gli mancasse l’aria come se Ale prepotentemente volesse entrare nella sua vita senza chiedere il permesso.

Tutti mi conoscono come una persona calma , pacata, ma sentendo quelle parole…

Cosa?” ma sei matta, tu che irrompi nella sua vita, ma è assurdo, ha fatto tutto lui, dove cazzo stava prima? Ale per favore non devi continuare a giustificarlo, è una testa di cazzo, non puoi permettergli di trattarti in questo modo.”

Ale:”Calmati, lo so hai ragione, ma poi mi ha spiegato, che ha avuto un attimo di sclero”.

 Io:“Ma è una vita che gli dici, che deve recuperare prima la sua vita perché dopo una storia così lunga ha bisogno del suo tempo, e ora viene a dirti che tu vuoi irrompere nella sua vita? Ma è una follia lo capisci?. L’uomo di cui mi hai parlato, questo grande amico intelligente, comprensivo, speciale, dove lo hai nascosto?”.

Ale:”Lo so, hai ragione è un pezzo di merda, ma qualcosa mi dice di stargli vicino, tu sei stata al mio fianco quando la mia storia è finita, tu sei stata li’, ed io ci sono stata per te…non so…”

Mi sono accorta di aver alzato i toni, e l’equilibrio e la consapevolezza di Ale per quello che sta succedendo mi spiazzano, allora cerco di appianare la situazione e le chiedo:

“Ma perché noi donne abbiamo questo istinto materno? Porca paletta ci porta all’autodistruzione, ma tu non sei sua madre, per favore ricordatelo. Ricorda della tua e anche della mia storia”.

 Ale:” Lo so, lo so”.

Dal quel giorno in poi Ale è sempre rientrata nei “ranghi”, ha cercato di non esporsi oltre. Si è tenuta un po’ a distanza. Ha atteso che Christian la cercasse, che fosse lui ad inviare il primo messaggio… ha cercato di non invadere i suoi spazi, ma poi le cose sono andate sempre peggio purtroppo.

Christian ottiene un incarico molto importante, se all’inizio condivide tutti i suoi movimenti con Ale, la coinvolge, la travolge, dopo un po’ sparisce.

Questo tipo di atteggiamento spiazzerebbe qualsiasi persona adulta.

Devo gestire Ale e le sue domande, alle quali purtroppo non so rispondere, vorrei dire di mollare, di lasciare perdere, ma so che non mi avrebbe ascoltata.

Lei sta li’ in attesa, nonostante tutto sta li. Per qualche cavolo di ragione che proprio non riesco a capire.

Incurante della totale assenza di Christian, quando può passa a trovarlo, un saluto ” per far sentire che ci sono” questo mi ha detto.

Non ho mai avuto l’occasione di parlare o di incontrare di persona Christian, ma probabilmente è stato meglio così. Avrei fatto sentire che c’ ero.

Ale inizia ad essere distratta, anche a lavoro. Mi chiama spesso, non sempre posso risponderle, anche io ho un lavoro. Un atteggiamento così freddo, scostante, non riesce proprio a comprenderlo. 

Il tempo inesorabile scorre come un fiume in piena, e proprio come un corso d’acqua frastagliato cambia direzione per continuare a scorrere, così Christian cambia in continuazione le carte in tavola per  continuare a sopravvivere a ciò che lo sta travolgendo e che a mio avviso non sa gestire.

Intanto Ale è ferma, cerca di respirare .

Il sorriso del sole non abbandona mai il suo viso…

To be continued

Raf

Don’t forget to smile