Eroe
Nel voltarmi per andare a stendermi sul divano, sono attirata dai miei diari posti in un angolo della libreria, decido di prenderne uno e di iniziare a sfogliarlo.
Su ogni pagina un disegno, il mio nome in grassetto, o una di quelle frasi, a mo’ di filastrocca tipo: ”C’è chi scende e c’è chi sale ma tu che sei il mio amore puoi prendere l’ascensore”, oppure “Conosco un ragazzo di nome non lo so ma quando mi bacia mi mette K.O.” e frasi di canzoni di artisti ormai sconosciuti.
Leggendo quelle pagine, immagini si sovrappongono nella mia mente, immagini chiare.
Un pensiero: “Accipicchia, ma quanto scrivevo!”.
Poi la mia attenzione ricade su pagine e pagine di inchiostro. Non c’è data. Inizio a leggere.
Michy ed io eravamo in riva al mare, dopo essere state in ammollo in acqua per molto tempo, stavamo giocando con la sabbia, facendo scritte o disegni e sfidandoci a “Tris”, quel gioco in cui bisogna mettere tre “0” o tre “X” in fila per poter vincere. Le nostre risate rombavano nell’aria trasportate sulla spiaggia dal vento, fino ad arrivare alle orecchie vigili di papi, che da lontano ci osservava sorridendo.
Papi aveva appena finito di pescare, era rimasto ore in acqua con la sua fantastica muta che lo copre tutto, sembra un omino di gomma. Tutte le volte Michy ed io lo aiutiamo a vestirsi e a svestirsi, gli prendiamo il fucile, le pinne e il bottino della giornata, polpi, cozze, pesci vari, e con aria beffarda ai ragazzini, che sono incuriositi dai tentacoli dei polpi, ho detto: “Non toccare questi li ha presi mio padre”. Eh si, non devono toccare, è una cosa veramente fastidiosa.
Comunque poi finiamo sempre per prenderlo in giro perché anche se papi toglie la maschera, dopo due ore ancora ne porta i segni e allora: “papi ti sei dimenticato di togliere la maschera, guarda che sulla spiaggia non serve!”
Che domanda è? Ovvio, pensai. Mio padre come sai lavora alla Fincantieri e lui le fa le navi.Papi ci chiede di raccogliere la sabbia umida tutta in un lato, per fare una sorta di montagna. Con le ginocchia ficcate nella sabbia, ha iniziato a stendere il mucchio di sabbia dandogli una forma di gianduiotto. Ci ha chiesto poi di lisciare prima un lato e poi un altro e ci ha indicato come fare.Fantastico, in poco tempo la forma era chiara. Non è stata una costruzione di quelle che fanno gli altri ragazzini, era grande, maestosa e proprio per questo gli altri ragazzini si sono avvicinati per capire di cosa si trattasse.
Michy ed io siamo state entusiaste. I nostri occhi hanno brillato per la felicità. Orgogliosi di papi e di poter dire a quei ragazzini impudenti:“Questa l’ha fatta il mio papà”.
Caro diario
Papi è un tipo veramente tosto, penso che lo sposerò quando diventerò grande. Eh si è proprio il mio eroe, Michy ed io lo amiamo tanto, spero che non lo voglia sposare pure lei però, altrimenti come si fa, mah.
Va bene ora ti lascio, qui iniziano a svegliarsi tutti.
ti scrivo presto.
Ciao
Raffa”.
Un sorriso sul mio viso, la mia dolce ingenuità, e l’amore colto in quelle righe, mi hanno convogliato alla mente una serie di ricordi. Mio padre.
Mi rendo conto che tutto ciò avviene quando domenica è il giorno 19 marzo, la festa del Papà.
Continuo a sorridere perché la vita è fatta anche di questo, di fantastiche coincidenze, o casi.
Allora uso questa coincidenza per fare qualcosa che Michy ed io non abbiamo mai fatto o almeno non abbastanza spesso.
Il nostro papà.
L’ uomo che cucinava per noi dei meravigliosi calzoni ripieni di mozzarella e pomodoro. Quel profumo invadeva casa. L’uomo dalle mille risorse. Non c’era cosa che tu non sapessi aggiustare o fare.
L’ uomo del segno del capricorno, testardo, sindacalista in cerca di giustizia e di verità, non hai mai pensato alle conseguenze, hai sempre lottato per ciò in cui credevi, ci hai insegnato a non arrenderci, mai.
L’uomo rappresentante di classe, che coordinava e proponeva le nostre gite fuori porta, il nostro orgoglio.
Abbiamo attraversato momenti duri, in cui non abbiamo saputo distinguere la rabbia dall’amore, abbiamo riso, gioito insieme. Abbiamo visto la fierezza nei tuoi occhi quando abbiamo superato delle tappe importanti della nostra vita.
Abbiamo visto i tuoi occhi illuminarsi alla nascita dei tuoi nipoti, e la tua incredulità nel vedere tua figlia maggiore con in braccio un frugoletto.
Abbiamo visto le tue lacrime, che non avremmo mai voluto vedere, e la tua fragilità.
Abbiamo visto la tua disperazione, la tua ira contro la vita che non stava andando nella direzione che volevi.
Abbiamo visto la tua gioia per una nostra vittoria.
L’uomo dallo sguardo ipnotico. Eh già, ti bastava solo uno sguardo, in cui arricciavi le sopracciglia, e una serie di rughette in mezzo alla fronte, ci intimavano di fermarci.
Ti abbiamo visto non mollare nell’insegnarci a nuotare e applaudirci quando restavamo a galla da sole.
Ci hai insegnato ad andare in bicicletta, e hai soffiato sui graffi alle ginocchia provocati dalle svariate cadute. “Dai, non è nulla ora si asciuga”.
La tua gelosia di padre, per i nostri primi innamoramenti, non tutti ti sono piaciuti e spesso ti abbiamo anche deluso per le nostre scelte.
Abbiamo visto la tua commozione, quando hai dovuto lasciare tua figlia maggiore nelle mani di un altro uomo.
Abbiamo avvertito anche la tua paura.
Il nostro legame è per sempre, non ci saranno liti, non ci saranno persone, non ci saranno eventi, malelingue che ci potranno dividere.
Le nostre vite sono indissolubili. Anche se siamo distanti noi saremo sempre insieme.
Troppo spesso ci manchi.
Auguri Papi
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