Eroe

Ore 4.18 del mattino.
I miei occhi improvvisamente si aprono come se la notte fosse finita.Un sorso d’acqua, poi la pipì di rito, un’occhiata al telefono e mi rimetto a letto tentando di sfruttare le ultime ore di buio per rilassare il mio corpo. Ma nulla, Morfeo decide di abbandonare i miei occhi. Mi rimetto sul divano, mi gioco l’opzione tv, le televendite che solitamente giocano un ruolo fondamentale nella ripresa della mia sessione di riposo, questa volta non mi aiutano, non hanno l’effetto soporifero desiderato.“La musica, la musica è quello che ci vuole”. Allora premo “on” del mio nuovo giradischi, sistemo con cura il disco di Sting, posiziono la puntina ed ecco le prime note arrivare alle mie orecchie ed al mio cuore.

Nel voltarmi per andare a stendermi sul divano, sono attirata dai miei diari posti in un angolo della libreria, decido di prenderne uno e di iniziare a sfogliarlo.
Su ogni pagina un disegno, il mio nome in grassetto, o una di quelle frasi, a mo’ di filastrocca tipo: ”C’è chi scende e c’è chi sale ma tu che sei il mio amore puoi prendere l’ascensore”, oppure “Conosco un ragazzo di nome non lo so ma quando mi bacia mi mette K.O.” e frasi di canzoni di artisti ormai sconosciuti.
Leggendo quelle pagine, immagini si sovrappongono nella mia mente, immagini chiare.
Un pensiero: “Accipicchia, ma quanto scrivevo!”.
Poi la mia attenzione ricade su pagine e pagine di inchiostro. Non c’è data. Inizio a leggere.

“Caro diario, siamo in vacanza finalmente, siamo arrivati qualche giorno fa in campeggio in un posto bellissimo. La scuola è lontana e mi godo questi giorni di vacanza allontanando dai miei pensieri i compiti, e la maestra. Sono in roulotte ora, tutti fanno il riposino pomeridiano, ma io sono troppo agitata per farlo, poi la nonna ha iniziato a respirare in modo pesante. Come sai io e lei condividiamo il letto.
Approfitto della calma e ti scrivo.
Oggi ho trascorso una bellissima giornata e sono felice.Il sole di agosto è caldo caldo, il cielo è limpido e sembra unirsi al mare se provi ad allontanare lo sguardo.Questa mattina in spiaggia il mio cuore si è riempito di gioia.

Michy ed io eravamo in riva al mare, dopo essere state in ammollo in acqua per molto tempo, stavamo giocando con la sabbia, facendo scritte o disegni e sfidandoci a “Tris”, quel gioco in cui bisogna mettere tre “0” o tre “X” in fila per poter vincere. Le nostre risate rombavano nell’aria trasportate sulla spiaggia dal vento, fino ad arrivare alle orecchie vigili di papi, che da lontano ci osservava sorridendo.
Papi aveva appena finito di pescare, era rimasto ore in acqua con la sua fantastica muta che lo copre tutto, sembra un omino di gomma. Tutte le volte Michy ed io lo aiutiamo a vestirsi e a svestirsi, gli prendiamo il fucile, le pinne e il bottino della giornata, polpi, cozze, pesci vari, e con aria beffarda ai ragazzini, che sono incuriositi dai tentacoli dei polpi, ho detto: “Non toccare questi li ha presi mio padre”. Eh si, non devono toccare, è una cosa veramente fastidiosa.
Comunque poi finiamo sempre per prenderlo in giro perché anche se papi toglie la maschera, dopo due ore ancora ne porta i segni e allora: “papi ti sei dimenticato di togliere la maschera, guarda che sulla spiaggia non serve!”

E’ sempre così, poi ridiamo.
Abbiamo continuato a giocare sul bagno asciuga,facendo cose con la sabbia, polpette, torte. Papi attirato dal nostro impegno ci ha raggiunte e ci ha proposto: “Vi va di fare una nave?”.

Che domanda è? Ovvio, pensai. Mio padre come sai lavora alla Fincantieri e lui le fa le navi.Papi ci chiede di raccogliere la sabbia umida tutta in un lato, per fare una sorta di montagna. Con le ginocchia ficcate nella sabbia, ha iniziato a stendere il mucchio di sabbia dandogli una forma di gianduiotto. Ci ha chiesto poi di lisciare prima un lato e poi un altro e ci ha indicato come fare.Fantastico, in poco tempo la forma era chiara. Non è stata una costruzione di quelle che fanno gli altri ragazzini, era grande, maestosa e proprio per questo gli altri ragazzini si sono avvicinati per capire di cosa si trattasse.

Noi tre abbiamo continuato a lavorare. Gli altri bimbi ci guardavano e noi gongolavamo. Mia sorella ed io abbiamo seguito alla lettera le indicazioni e dopo un po’ di tempo eccola, LA NAVE.
La nave di sabbia più bella che ho mai visto. Abbiamo fatto le finestre rotonde, aiutandoci con i polpastrelli, abbiamo messo anche la bandiera fatta con un bastoncino ed un pezzetto di fazzoletto di carta rubato alla nonna.
Bellissima, talmente tanto che intorno il numero dei ragazzini è cresciuto, gelosi, volevano subito distruggerla, allora papi con voce impositiva ha detto: “Uè ja dopo, ora giocate tutti insieme”.
Come da tradizione la nave va battezzata e papi con fare solenne, dopo aver riempito uno dei nostri secchielli di acqua, ne lancia un po’ con una mano sulla nave e dice: “Ecco e pure il varo è stato fatto, ora può navigare”.

Michy ed io siamo state entusiaste. I nostri occhi hanno brillato per la felicità. Orgogliosi di papi e di poter dire a quei ragazzini impudenti:“Questa l’ha fatta il mio papà”.

Dopo un po’ la nave è stata distrutta da quei ragazzini antipatici e scostumati, appena ci siamo allontanatati. Mi sono arrabbiata, cacchio: “Papi la nave, uffa”.
“Eh dai non fa nulla, stanotte il mare l’avrebbe comunque portata via, domani ne facciamo un’altra più grande”.

Caro diario
Papi è un tipo veramente tosto, penso che lo sposerò quando diventerò grande. Eh si è proprio il mio eroe, Michy ed io lo amiamo tanto, spero che non lo voglia sposare pure lei però, altrimenti come si fa, mah.
Va bene ora ti lascio, qui iniziano a svegliarsi tutti.
ti scrivo presto.
Ciao
Raffa”.

Un sorriso sul mio viso, la mia dolce ingenuità, e l’amore colto in quelle righe, mi hanno convogliato alla mente una serie di ricordi. Mio padre.

Le nostre partite di calcetto, la collaborazione nello smontare casa per fare i lavori, le rosette con il prosciutto cotto mangiate insieme, i massaggi sulla schiena della domenica mattina, fatti con i piedi durante i quali non riuscivo a tenere l’equilibrio, la compilazione delle schedine del totocalcio il sabato, un rito in casa Anastasio, e poi l’orto, Teresinella la nostra gallina…wow una vita di immagini…una vita.

Mi rendo conto che tutto ciò avviene quando domenica è il giorno 19 marzo, la festa del Papà.
Continuo a sorridere perché la vita è fatta anche di questo, di fantastiche coincidenze, o casi.
Allora uso questa coincidenza per fare qualcosa che Michy ed io non abbiamo mai fatto o almeno non abbastanza spesso.



“Caro papi,
dopo anni ancora ti chiamiamo come quando eravamo ragazzine.
Per tutto il tempo della nostra vita sei stato il nostro fidanzato ideale, la nostra colonna portante, la nostra forza. La vita ci ha riservato belle e brutte sorprese, magari molte cose non sono andate come avremmo voluto, ma siamo rimasti sempre noi, padre e figlie, nonostante tutto.

Il nostro papà.
L’ uomo che cucinava per noi dei meravigliosi calzoni ripieni di mozzarella e pomodoro. Quel profumo invadeva casa. L’uomo dalle mille risorse. Non c’era cosa che tu non sapessi aggiustare o fare.
L’ uomo del segno del capricorno, testardo, sindacalista in cerca di giustizia e di verità, non hai mai pensato alle conseguenze, hai sempre lottato per ciò in cui credevi, ci hai insegnato a non arrenderci, mai.
L’uomo rappresentante di classe, che coordinava e proponeva le nostre gite fuori porta, il nostro orgoglio.
Abbiamo attraversato momenti duri, in cui non abbiamo saputo distinguere la rabbia dall’amore, abbiamo riso, gioito insieme. Abbiamo visto la fierezza nei tuoi occhi quando abbiamo superato delle tappe importanti della nostra vita.
Abbiamo visto i tuoi occhi illuminarsi alla nascita dei tuoi nipoti, e la tua incredulità nel vedere tua figlia maggiore con in braccio un frugoletto.
Abbiamo visto le tue lacrime, che non avremmo mai voluto vedere, e la tua fragilità.
Abbiamo visto la tua disperazione, la tua ira contro la vita che non stava andando nella direzione che volevi.
Abbiamo visto la tua gioia per una nostra vittoria.
L’uomo dallo sguardo ipnotico. Eh già, ti bastava solo uno sguardo, in cui arricciavi le sopracciglia, e una serie di rughette in mezzo alla fronte, ci intimavano di fermarci.
Ti abbiamo visto non mollare nell’insegnarci a nuotare e applaudirci quando restavamo a galla da sole.
Ci hai insegnato ad andare in bicicletta, e hai soffiato sui graffi alle ginocchia provocati dalle svariate cadute. “Dai, non è nulla ora si asciuga”.

Abbiamo visto la tua preoccupazione per la nostra prima volta in motorino, e il tuo terrore per la nostra prima volta in macchina, con una mano agganciato al finestrino e l’altra sul freno a mano.

La tua gelosia di padre, per i nostri primi innamoramenti, non tutti ti sono piaciuti e spesso ti abbiamo anche deluso per le nostre scelte.
Abbiamo visto la tua commozione, quando hai dovuto lasciare tua figlia maggiore nelle mani di un altro uomo.
Abbiamo avvertito anche la tua paura.

Il tuo sangue scorre nelle nostre vene, il tuo dna è il nostro, fiere di portare il tuo cognome come il più importante del mondo, tutti ci conoscono perché siamo le figlie di “Angiolill Anastasio”.

Il nostro legame è per sempre, non ci saranno liti, non ci saranno persone, non ci saranno eventi, malelingue che ci potranno dividere.
Le nostre vite sono indissolubili. Anche se siamo distanti noi saremo sempre insieme.
Troppo spesso ci manchi.

Tu sei il nostro uomo, sei il nostro eroe per la vita.
Ti amiamo per questo, non dubitarne mai.

Auguri Papi

Raf e Michy
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